“Caro Presidente,
la violenza degli attacchi subiti in questi giorni, con il ricorso spregiudicato alla calunnia in un crescendo irrefrenabile di aggressioni, non mi stupisce giacché so bene che combattere Cosa Nostra se mette a repentaglio la nostra vita, insieme e prima di tutto attenta alla nostra reputazione così da confondere ogni cosa; è un metodo vecchio ma sempre in uso.
Quel tipo di belva, che è il mafioso, inizia con l’adulazione dei suoi nemici ma quando si accorge di non avere presa ed allora passa ad infangare ed isolare, infine, se tutto è vano, uccide.
A questa consapevolezza si aggiunge la mia Fede, che è il Credo in Gesù, figlio di Dio nato dalla Vergine, crocifisso morto e resuscitato, cosicché l’indicibile dolore provocatomi in questi giorni è piccola croce rispetto a quella imposta al Cristo, ma completa, umilmente, quelle sofferenze sante mentre sono già beati quanti sono perseguitati a causa della fede, e quanti perseguono la giustizia.
Che tutto ciò, poi, avvenga nella settimana della Passione, è un privilegio di cui non sono degno.
È questo l’approccio che mantengo rispetto alla battaglia in corso, e che mi permette di guardare benignamente ad ogni mio nemico, tenendolo nel mio cuore in una considerazione di grande privilegio, quella dell’amore.
La croce però è un regalo che Gesù concesse a Simone di Cirene ed il cirenaico se ne fece carico da solo; non la volle, non la chiese, ma ricevutala non la passò ad altri.
Allo stesso modo e per questa ragione, caro Presidente, non posso accogliere il tuo invito affettuoso ad accettare il prestigioso incarico di assessore.
L’attacco alla mia persona servirebbe in quel caso a colpire il governo, a cogliere ogni occasione per indebolire l’azione di profondo cambiamento da te avviato.
Non posso, pertanto, assecondare la tua generosità volendo anche restare libero di portare avanti il mio impegno per la giustizia e la legge, senza doverlo contemperare con le esigenze di temperanza che si impongono a chi governa.
Credo, anzi, di poterti essere assai più utile continuando a sostenerti come cittadino intransigente, come avvocato orgoglioso di garantire lo stato di diritto a Caino, come docente universitario impegnato a spiegare agli studenti quanto vale il loro impegno, come editore difendendo un’informazione libera ed indipendente che il mio ruolo di governo inevitabilmente potrebbe condizionare.
Ti chiedo, quindi, di andare avanti, di non cedere di un passo, di rendere anzi ancor più radicale l’azione del cambiamento, di mantenere il piglio ed i modi della rivoluzione.
Per la mia terra e per i miei valori sono pronto a dare la vita, e per farlo sarà più bello non stare comodamente seduto in eccellenti poltrone di governo bensì mantenendomi tra la povera gente, dove risiede il giusto, piccolo tra la folla, dove vigono sentimenti veri, umile tra i piccoli, dove nessuno ti ossequia per accoltellarti.
Con te, ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto e che mi hanno chiesto di non mollare, amici parlamentari, uomini e donne delle istituzioni, semplici cittadini.
Ma, io non mollo, bensì agisco da uomo libero.
Sempre grato dell’onore ricevuto, ti rinnovo il mio affetto.
Sei nelle mie preghiere
In Maria nostra Madre, 15 aprile 2014, Martedì Santo”.