di Pitrella & Benanti… i Marco amici di Raffaele
E Di Dio disse è l’incipit d’appello, laddove Rosario Di Dio è un esponente di “Cosa Nostra” detenuto al 41bis. Da uomo d’onore il marchio dell’infamia, quello dei pentiti, non c’ha appiccicato. Egli, infatti, non s’è né pentito e né dissociato dall’organizzazione mafiosa ma sulla vicenda Lombardo la sua “mezza parola” (dichiarazioni ndr)dice di voler dire; e fu così che nel “lombardesco” processo si istituì la figura del pentito ad persona (copyright lo “zio”).
Miracoli che suscita Raffaé questi sono che dall’agreste “Don” passa “di diritto” al divino “San”. La difesa comunque, all’udienza di stamane, non s’è opposta alla richiesta del Piemme; del resto, “non s’è mai visto un mafioso accusare un altro mafioso e già basterebbe questo a dimostrare che il governatore con la mafia non c’entra nulla”, parole di Benedetti Alessandro, legale dell’ex presidente, sono. In fondo, ci si muove nell’ambito del concorso esterno un reato che non sta né in cielo e né in terra in cui le accuse, spesso & volentieri, si “costruiscono” sul pare, si dice, si mormora che le prove stiano fra le invenzioni magistrAli o nei misteri della fede.
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