Riccardo Pellegrino, “telenovela” senza fine: da presunto vicino ad ambienti mafiosi a presunto diffamato in Tribunale. Con “avversari” di vaglia!

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di iena anti antimafiosa marco Benanti

Metti una mattina alla ex pretura di Catania e vedi in corridoio addirittura l’on. Claudio Fava. E che sarà mai? Un’altra presentazione di libro, dopo quello del 23 novembre scorso?https://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=10287

Ma no, no, non scherziamo, parliamo di cose serie: testimone di un giornalista accusato di diffamazione. Sul “ring”, pardon in aula troviamo da una parte Riccardo Pellegrino, già consigliere comunale, candidato nelle regionali del 2017, in appoggio a Nello Musumeci (candidato del centrodestra, schieramento di Pellegrino) e in Tribunale nelle vesti di parte civile, con l’avv. Luca Mirone. E dall’altra Antonio Condorelli, penna di vaglia della “giudiziaria” siciliana, imputato, difeso dai legali Nicola e Francesco Condorelli Caff, fratello e padre dello stesso. In mezzo, il solito caos della giustizia catanese, che opera sempre in condizioni precarie, a cominciare dalle sue strutture, come la ex pretura di Catania (uno dei capisaldi anni Ottanta della “Catania degli affari”, denunciata per anni dal Presidente del Tribunale dei Minorenni Giambattista Scidà), alle prese con problemi d’acqua ogni volta che piove (vedi foto scattata qualche giorno fa),

un sistema giudiziario che continua ad essere parte -e non alternativa- del “Sistema di Potere” della città.

Insomma, un contesto non proprio eroico, per una faccenda nata nel 2017 per un articolo in cui il giornalista dava conto delle vicende politico-giudiziarie di Pellegrino, non escludendo possibili misure di prevenzione per lo stesso. Per la cronaca Pellegrino può vantare tre archiviazioni per altrettanti procedimenti per presunti scambi politico-mafiosi, una avvenuta proprio in quel frangente che ha poi portato al processo di cui parliamo. Un dibattimento, davanti al giudice Davide Tedeschi della quarta sezione penale del Tribunale di Catania, nato da un’imputazione coatta decisa dal Gip del Tribunale Sebastiano Di Giacomo Barbagallo, dopo che la Procura, con il Pm Andrea Norzi, aveva chiesto l’archiviazione, non rilevando alcun reato, bensì esercizio del diritto di critica.

Dopo questo “travaglio” si è arrivati all’udienza dell’altro giorno, in cui è stato sentito Pellegrino che ha ripercorso le vicende che hanno contribuito a portare questo processo. Per anni Pellegrino è stato indicato come possibile soggetto vicino ad ambienti mafiosi a causa di un fratello, Gaetano, finito nelle maglie della giustizia in un procedimento della “famiglia” Mazzei e, a settembre scorso, condannato anche in appello. Poi, Pellegrino, fra l’altro, non ha soltanto la parlata non proprio da studente di Cambridge e il taglio dei capelli da “caruso” di quartiere (elementi perfetti per una “campagna editorial-politica antimafiosa”): ha pure la “colpa” di essere amico di Carmelo Mazzei, figlio del noto “Nuccio”, boss della “famiglia” Mazzei. Carmelo Mazzei di “professione” fa il sacerdote e di lui parla la Tv Vaticana. Insomma, “roba forte”.

Ma, dopo tutte queste “accuse”, con “prove” mirabolanti, “volate” anche in campagna elettorale (anno del Signore 2017, davvero da “Cuor di Leone”…) su Riccardo Pellegrino non è emerso nulla di concreto in termini di mafiosità. Ha un processo per corruzione elettorale Pellegrino, ma la sua vicinanza presunta ad ambienti mafiosi non ha mai trovato riscontro giudiziario.

Alla fine, comunque, per sentire Claudio Fava bisognerà attendere il 27 marzo dell’anno prossimo.

E dire che Fava è stato già citato in sede civile dallo stesso Pellegrinohttps://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=9133.

Nel frattempo, il giudice Tedeschi ha, fra l’altro, invitato le parti a trovare un accordo per chiudere la vicenda.

Nel complesso, in una città dove i tassi di criminalità vera, cioè quella dei colletti bianchi, è sempre sopra la media, ma gli uffici giudiziari sono invasi da processi per droga e piccoli reati, mentre chessò in un “pezzo” del quartiere “Angeli Custodi” la scuola la vedono col binocolo perchè la “Tempesta” da otto anni ha chiuso i battenti, ecco, allora, per quanto tempo ci dovremo “sorbire” la “telenovela” su Riccardo Pellegrino e la narrazione da best seller antimafioso che vuole la mafia come fenomeno di popolo e di “quartieri a rischio”. La mafia vera ringrazia, sentitamente.

 

 

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Benanti

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