Confesso di aver seguito per tanti anni con ammirazione Gianpaolo Pansa che resta un geniale e brillante testimone del giornalismo italiano. In qualsiasi testata abbia lavorato non ha mai fatto sconti a nessuno e non è stato mai ossequioso con i potenti anzi nei suoi articoli di apparente bonaria li trattava nel modo peggiore utilizzando l’arguzia intelligente e la leggera ironia ed in tal modo ha colorito con straordinaria intensità non solo le situazioni che osservava ma anche l’identità e l’indole dei personaggi che raffigurava.

Definì la Dc la Balena Bianca, meravigliosa metafora che evocava Moby Dick, e rispolverò la definizione di coniglio mannaro per descrivere la personalità di Arnaldo Forlani apparentemente mite ma spietato nell’azione politica. Solo alcuni esempi che mi ritornano alla mente mentre in realtà Gianpaolo è stato un giornalista che lottava con disinvoltura “il bestiario” che ci circondava e in cui vivevamo immersi.

Ben presto divenne un grande opinionista duro, intransigente e scorbutico e nel contempo non perse mai la prerogativa di uomo laico, libero nutrito dai saggi di Norberto Bobbio. E’ stato capace di essere antifascista convinto e poi dopo anche anticomunista nel momento in parlò del “sangue dei vinti” ribaltando la vulgata storiografica che nascose per decenni le vendette e le rappresaglie contro personaggi del regime fascista. Non faceva sconti con il suo pessimismo della ragione mai volgare e banale ed era proteso sempre a dare conto dei minimi dettagli che erano contenuti nei fatti e negli eventi.

Ecco questo giornalismo che in Italia non è stato asservito ai padroni delle testate, agli editori di turno e che affascinava e seduceva il giovane avido lettore come me che si cimentava in una montagna di giornali, settimanali, riviste alla ricerca dell’obiettività e del pluralismo. Mi piaceva il suo stile elegante, raffinato, corrosivo e dissacrante che non annoiava mai e che mostrava i segni di una solida preparazione e di un’ottima cultura. Ormai sono pochi coloro che si ispirano a questi giganti della carta stampata e oggi vanno di moda strilloni di periferia che offendono e insultano e che spesso fanno pura propaganda o peggio ancora che disinformano con malafede.

Rosario Sorace.

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