Ristori? Ma quando mai! Sorbello (sindacalista, esperto di commercio): “Lo Stato appare un nemico”


Pubblicato il 13 Dicembre 2020

Se lo Stato lo si sente distante nel momento di particolar bisogno il pericolo è che vien meno il senso ed il rispetto delle Istituzioni. Ed è ciò che sta avvenendo in questi mesi in una platea sempre  più vasta.  Pericoloso!
Lo Stato sin’ora ha elargito ai suoi cittadini in condizione di bisogno men che l’elemosina. In tal senso ecco un caso reale,uno dei tanti. Un cuoco in cassa integrazione, con stipendio netto da 1800/2000 euro assegni familiari compresi,  percepisce 650 euro di cassa integrazione e paga 400 euro di affitto per la propria abitazione.  Con 240 euro al mese dovrebbe pagare le utenze e camparci dovendo mantenere anche moglie e due figli. Può riuscirci?  
Alla lunga non gli resta che andare al.monte dei pegni o dai compra oro. E poi, finite le cose da impegnare e vendere?  Non oso immaginare.  È solo uno dei tanti, .per non dire del ritardo con cui viene pagata  la CIG.  Lo sanno al governo che queste sono le condizioni più frequenti?   A fronte di questo disastro sono ancor più inaccettabili decreti governativi che rasentano il ridicolo: il 25 e 26 dicembre ed il 1 gennaio non si può uscire dal comune di residenza ma i ristoranti, a pranzo, possono restare aperti.  Domanda a questi “geni governativi”: I ristoratori di Acitrezza/AciCastello  o di Nicolosi, piuttosto che i due di Milo, tanto per fare  esempi tangibili, a quale. clientela devono fare riferimento in quei giorni?  A quelli del loro comune?  Ma vaaaa, avrebbe detto Totò. È come dire “ristoratori potete aprire ma non potete lavorare”.. 
Ed ancora: ristoranti e pizzerie, dove accessi, distanziamento e movimenti all’interno del locale sono gestiti con rigore dal personale, devono chiudere alle 18, ma un  grande magazzino con 5000 mq di superficie di vendita che  permette la permanenza a 500 clienti per volta,  piuttosto che un centro commerciale (quest’ultimi però con esclusione di  festivi e prefestivi) dove stazionano migliaia di clienti contemporaneamente, e dove i movimenti nell’ambito di reparto-corsie e nei corridoi delle gallerie commerciali non sono  gestibili e sono inevitabilmente  lasciati al caso, restano aperti fino alle 21. Ma che senso ha? Si sarebbe potuto permettere ai ristoranti e pizzerie di stare aperti sino alle 22.15, e poi il coprifuoco, per consentire loro di recuperare qualcosa, facendo lavorare  tantissimi addetti, ma senza così  incentivare la movida giovanile che inizia dopo le.23 e si sviluppa sino alle 3/4 del mattino. Ed invece ciò che decretano ha il sapore di un insulto.  Inaccettabile!  E lo Stato appare un nemico.  Pericoloso!
francesco sorbello
sindacalista ed esperto settore commercio.

 

 

 
 

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