“Roma ladrona” espelle la Rosy Mauro e Francesco Belsito. Roberto Maroni avrebbe posto l’aut aut: “la Mauro o io”

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di Fabio Cantarella, iena antileghista

Per anni ci hanno fracassato il cervello con slogan del tipoRoma ladrona“, “Sud palla al piede dell’Italia“, “Vogliamo il federalismo fiscale perchè solo così si evita il passaggio di denaro nelle casse di Roma ladrona”, “No agli insegnanti meridionali al Nord” e altri similari, come le infelici esternazioni sul Tricolore e l’Inno di Mameli, che non stiamo qui a ricordare per evitare che ci venga il vomito già nella prima parte della mattinata.

E così, come nelle migliori storie all’italiana, coloro che pretendevano di fare la morale agli altri forse facevano meglio a farla prima a se stessi. E non si può, peraltro, sottacere come la Lega abbia sino ad oggi disatteso tutti i bei propositi che i suoi fondatori avevano posto alla base della nascita del movimento. E diteci voi, dopo tanti anni di governo, che differenza passa tra un leghista e l’esponente di un qualunque altro partito. Nessuna! Sia sotto il profilo politico che umano, alla fine sono tutti della stessa pasta. Vicende giudiziarie incluse, visto che non mancano indagati e arrestati per reati contro la pubblica amministrazione anche tra gli amministratori della Lega Nord (giusto di stamani è la notizia dell’arresto da parte dei carabinieri di Piacenza, per corruzione e concussione, dell’ex assessore provinciale leghista, Davide Allegri). Con l’aggravante che la Lega, tra l’altro, era nata proprio per combattere questi fenomeni.

L’unico che pare avere le idee chiare in tutta questa storiaccia è Roberto Maroni che da tempo manifesta disagio e malessere, sentimenti negativi che ieri il nuovo possibile leader leghista ha fatto emergere durante il consiglio federale allorché ha posto l’aut aut: io o la Rosy Mauro avrebbe detto Maroni agli altri membri del consiglio federale. E così è stata decisa, all’unanimità, l’espulsione di Rosy Mauro, vicepresidente del Senato, e dell’ex tesoriere Francesco Belsito. Nessun provvedimento, invece, per Renzo Bossi (nella foto), il figlio del senatur, che a differenza della Mauro, appena era scoppiata l’inchiesta, aveva presentato le dimissioni da consigliere regionale della Lombardia. Comportamento che il consiglio federale ha ritenuto sufficiente per evitare la radiazione.

Ieri, al consiglio tenutosi in via Bellerio ha partecipato anche la stessa Mauro che in un accalorato intervento ha ribadito la sua estraneità a quanto emerso dall’inchiesta. Ma alla fine è stata votata comunque l’espulsione, anche per la determinazione di Roberto Maroni che come vi dicevamo ha minacciato di lasciare il triumvirato in caso di assenza di provvedimenti.

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Redazione Iene Siciliane

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