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Romanzo Comunale: il Pd (e il sindaco Bianco) senza arrossire si appaltano anche il Teatro Stabile
Pubblicato il 06 Gennaio 2016
di iena in sala marco benanti
Sebbene con la “band bianchista” la realtà in termini di sfacciataggine spesso superi la più fervida fantasia, avevamo giusto quando lo scorso 27 dicembre a proposito di cultura a Catania scrivemmo:
“l’invadenza della politica nei maggiori teatri cittadini è roba mai vista. Il vicesegretario del Pd Torrisi guida il cda dello “Stabile”, mentre un uomo storicamente vicino a Bianco come Bonura è capo del “Massimo”. La determinazione con cui Bianco vuole mettere le mani anche sulla direzione dello “Stabile” dopo quella del “Massimo” ha lasciato tutti di stucco: mai accaduto prima con una direzione artistica. Persino la Festa di Sant’Agata è stata appaltata al bianchismo: il tenutario vicario delle chiavi di palazzo degli elefanti Francesco Marano “veste il sacco”, tra una riunione della direzione regionale del Pd e l’altra. La “marmellata culturale” dell’assessore comunista (molto) italiano Orazio Licandro è servita condita con procedure spesso opache, anche se nessuno osa pensare a illegittimità. Come nella selezione del direttore di I Art, Giovanni Anfuso inserito nel cerchio magico (tragico) bianchista, tanto che si dice debba prendere il posto di Dipasquale al Teatro Stabile…”.
Ebbene, al posto del giornalista Nino Milazzo, che due mesi addietro ha lasciato la presidenza, annichilito dall’ingordigia del suo irriconoscibile amico Enzo, è stato chiamato un dirigente della corrente pedarese del Pd della provincia. Chi? Tale Salvatore La Rosa, bocconiano che il mondo ci invidia e che nel suo curriculum ascrive anche di essere stato “primo segretario” del Pd acese. Andrà ad affiancare Jacopo Torrisi che da vicesegretario del Pd provinciale da oltre due anni vicedirige il Teatro Stabile. Questo naturalmente in nome del mantra radical chic “La politica stia lontana dalla Cultura”. Qui siamo ben oltre, siamo all’occupazione manu militari di un partito, che manco la Corea del piccolo dittatorino che -fisicamente- ricorda il nostro sbiadito Podestà.
Davanti a tanta ingordigia di occupare ogni cosa, persino Lombardo è stato relegato al dilettantismo! Mai nessuno era arrivato a tanto, senza neppure curarsi dell’estetica! Ma ora tutte le “verginelle” se la misurano prima di dire qualcosa sulla bulimica voracità del bianchismo: se non hanno provato rossore con la Festa di Sant’Agata (diventata platealmente anch’essa oggetto di scambio politico) per un Teatro o l’altro non baderanno a spese. Vero proff. Di Grado, Iachello, Pioletti e tanti altri accademici, divenuti forse sordomuti? E lei direttore Milazzo che ne pensa: è ancora tempo di essere indulgente con gli amici e inflessibile con chi non lo è?
E voi registi e autori di grido: Cappellani, Ferro, Pirrotta(solo per citare i più noti) che ne dite di questo simil scempio, oppure è meglio occuparsi di pagliuzze, perchè magari -chessò ipotizziamo- oggi domani ci scappa una regia? E voi intellettuali di giornata che inondate Facebook di acute riflessioni, dove state?
Per non parlare della scelta del maestro(di musica?) Giovanni Anfuso “indicato” direttore artistico al posto di Dipasquale, rimasto vittima dell’ “editto podestarile” :”Faccia un passo indietro”? Fino a ieri paziente “globetrotter” delle segreterie politiche per raccattare qualche regìa(che per le sue rare capacità goniometriche ha sempre ottenuto), l ‘Anfuso sta godendo di una carriera fulminea, forse riconoscimento a un talento rimasto inespresso fino all’avvento della “maledetta Primavera”.
Scelto da Bianco e Licandro per spendere gli oltre due milioni di euro della rassegna I Art( con una selezione che ha lasciato parecchi dubbi) in quel ruolo –secondo il “verbo bianchista”- avrebbe “mostrato grandi doti manageriali”. Ora, noi non abbiamo pregiudizi: se è stato chiamato per stare lì ci sarà qualche ragione. Il Podestà Enzo Bianco che tanto insiste (Bianco deve sempre dimostrare che ce la fa…) avrà sicuramente letto l’art. 15 dello statuto del TSC: “Il Direttore è nominato dal Consiglio di Amministrazione tra persone, estranee al Consiglio stesso,ed è individuato tra personalità della cultura teatrale di elevato profilo. Dura in carica quattro anni e può essere rinnovato”.
Il maestro (di musica) Giovanni Anfuso, personalità della cultura teatrale di elevato profilo lo sarà sicuramente.
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