CATANIA ETERNA PROVINCIA: TRA OMAGGI, INCHINI E NARRAZIONI RASSICURANTI
Chi conosce vicende, storia, usi della nostra città non può stupefarsi in alcun modo di prevedibili dinamiche e approcci già visti come quelli che vedono protagonisti i maggiorenti cittadini nei confronti del nuovo padrone del pallone etneo Ross Pelligra.
Verso il quale non c’è la comprensibile apertura di credito che un gruppo che, ci riferiscono importante e danaroso, può suscitare quale potenziale occasione di rilancio per una città dall’elettroencefalogramma tristemente piatto
C’è invece un’acquiescenza servile, la ricerca dell’omaggio fine a stesso, una bramosia da selfie, la pura smania di raccattare un cenno di intesa.
Siamo quasi a “date una carezza ai vostri figli, dite che è una carezza di Ross…”
Atteggiamenti emblematici non di un semplice complesso di inferiorità ma della tragica consapevolezza di un inettitudine cittadina che si fa sistema, di un’inferiorità che costituisce ormai la vera cifra della nostra comunità, di una tale inconsistenza che se non fosse drammatica nella sua evanescenza farebbe scompisciare da ridere per la periclitante goffaggine.
Mi raccontava un caro amico giornalista lontano -per sua fortuna – dal piccolo mondo antico della carta stampata locale, dell’enfasi con cui l’ufficio stampa di Confindustria Catania avesse chiesto alla sua testata la copertura mediatica per la presenza del patron etneo all’incontro delle scorse ore.
Un’occasione vacua in cui non una notizia è stata fornita – tutti sapevamo delle manovre sulla Perla Jonica o su Termini Imerese – ma funzionale solo al plauso acritico ed inconsistente di un mondo, quello delle sedicenti forze produttive cittadine, sfibrato ed infiacchito in questi foschi anni come poche volte nella sua storia, voglioso semplicemente di avvicinarsi al nuovo sancta sanctorum dell’imprenditoria importata che narra di voler mettere radici ai piedi dell’Elefante.
Ci sforziamo di non essere troppo caustici, ma come prendere sul serio il convegnuccio sulla giustizia sportiva organizzato da tale Fabrizio Carbone ultimo in ordine di tempo tra gli avvocati catanesi che cercano nel calcio il veicolo per raggranellare consenso, likes e soft power nell’ambiente ?
Uomo di relazioni il giovane Carbone, che ricordiamo di avere incrociato in un collegamento radio televisivo mesi addietro senza che ci abbia gran che colpito per eloquio e contenuti. Cuore e portafogli a destra ed amicizie importanti le sue, come quella con l’eterno Enzo Ingrassia fondatore dell’associazione “Catania Rossazzurra” una sorta di club di professionisti locali, alla spasmodica ricerca, riferiscono voci maligne, di uno o più strapuntini nell’indotto gravitante intorno al magnifico mondo siculo-australiano di Pelligra
Per Mario Barresi ci spiace invece.
E lo scriviamo con sincerità. Perché che un cronista di razza come lui, trai pochi a saper tenere la penna in mano nella scalcinata e screditata redazione de La Sicilia, sia costretto ad un’intervista – per così dire – come quella al patron del Catania, deve darci la misura di come ci si è ridotti alle falde dell’Etna. A sprecare inchiostro senza porre qualcosa che assomigli ad una domanda all’illustre intervistato, cianciando di regole (a Catania?), occasioni, opportunità, lavoro, investimenti.
Dopotutto la solita narrazione rassicurante in pieno Ciancio- style.
A Catania siamo ancora fermi lì.
Saluti miserandi.
Luca Allegra.
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