Sanità all’italiana, atto terzo: la “congiura” del silenzio mediatico, Pietro Crisafulli, fratello di Salvatore: “come al tempo della guerra bisogna necessariamente morire per vincere”

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Il caso dell’uomo in stato vegetativo e il divieto per la cura con le staminali. Pochi o nessun accenno sui giornali…di Iena Sanitaria

Terzo giorno di sciopero della fame per Salvatore Crisafulli, il 46enne catanese affetto dalla sindrome di locked-in, da nove in stato vegetativo dopo un incidente stradale, in protesta contro il sistema sanitario nazionale che non gli consente di sottoporsi al trapianto delle staminali mesenchimali in Sicilia, a causa della mancata creazione di laboratori ad hoc sull’isola in cui coltivare questi particolari tipi di cellule.

Secondo il fratello di Salvatore, Pietro (nella foto), Presidente dell’associazione “Sicilia Risvegli onlus”, “gli ostacoli frapposti dalla sanità alla creazione di questi laboratori specializzati e dunque al trapianto delle staminali, celano interessi economici dominanti delle case farmaceutiche che hanno tutto l’interesse di opporsi allo sviluppo di nuove metodologie che rischiano di soppiantare l’uso di moltissimi medicinali”.A tre giorni dall’inizio della protesta di Salvatore Crisafulli, sono stati tanti i commenti di solidarietà apparsi sulla sua pagina facebook, ma sui giornali solo qualche accenno alla sua protesta disperata.”Questo dimostra che fino a quando certe esperienze non si vivono in prima persona non è possibile capire. Siamo tornati ai tempi della guerra- ha dichiarato Pietro Crisafulli- quando bisognava obbligatoriamente morire per vincere. Tutto tace nel silenzio assoluto. E’ arrivato il momento di dire basta. Siamo scomodi perché diciamo la verità. Ieri sera mio cognato ha telefonato personalmente alle senatrici Binetti e Baio chiedendo un intervento immediato in Parlamento. Le stesse hanno detto di non essere a conoscenza della storia di Salvatore.Abbiamo capito con certezza – ha continuano Crisafulli- che lo Stato non ha pietà di nessuno. I soldi sono in prima fila. Non conta la vita. Viviamo in un inferno da nove anni. Si devono vergognare tutti, soprattutto quei politici che si professano cattolici e che con le sole parole difendono la vita. Ma quale vita? Se per interessi obbligano a vegetare e anzi applicano ‘l’eutanasia di Stato’, quella passiva. Dopo che è scoppiato il caso di Giuseppe Marletta, l’architetto catanese in coma vegetativo da due anni a seguito di un banale intervento chirurgico, la sanità siciliana è venuta a conoscenza della possibilità di effettuare il trapianto delle staminali. Ma niente e nessuno si è mosso. A far rumore è solo il silenzio assordante di tutti.”

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Redazione Iene Siciliane

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