Sanità all’italiana, proposte di cambiamento: la lettera di un imprenditore


Pubblicato il 15 Giugno 2020

Egregio Direttore,
tanto per cambiare la sanità siciliana è scossa da scandali e da inchieste giudiziarie. Come un film già visto, nodi antichi, mai risolti, si ripropongono, provocando vicende che, in attesa sempre della verifica dell’Autorità Giudiziaria, appaiono ripercorrere trame già viste. Insomma, il tempo passa, ma i problemi non si risolvono. Ergo, scandali su scandali. 
Che dire? Dovremmo ripetere le solite “litanie”, le rituali ipocrisie, le immancabili parole di circostanza? 
No! Basta! E’ ora di analizzare i problemi e proporre -finalmente!- soluzioni.
Direttore, chi parla può vantare un’esperienza lunga nel mondo -troppo volte in chiaroscuro- della sanità siciliana. Che si avvale di grandi professionisti, di personale che fa con dedizione il proprio lavoro, ma che anche al suo interno non ha reciso nodi che nel tempo hanno operato e operano da blocchi da cui scaturiscono problemi e scandali. 
Mi riferisco a situazioni che si sono radicate in anni di mancate riforme, di sperati e mai realizzati cambiamenti. E’ fatto notorio, che la sanità in Italia e in Sicilia muove interessi faraonici, che impegna parti consistenti del bilancio degli enti pubblici (in Sicilia oltre la metà del bilancio della Regione), insomma che la “Sanità Spa” non è solo un servizio per il cittadino, ma un comparto su cui convergono da anni grandi imprese, o meglio multinazionali. Grandi investimenti, quindi, ruotano attorno a questo settore: nulla di illegittimo, ci mancherebbe, se il sistema -mi permetto di affermarlo- vivesse di trasparenza autentica e di mercato davvero libero, dove uno spazio lo possono trovare in tanti, non solo i colossi.
Ma non è così! Da tempo, è dato oggettivo che i piccoli che lavorano, con tanti sacrifici, in questo settore, non hanno più spazio: chi ha meno mezzi, meno conoscenze -in tutti i sensi- vede ridursi progressivamente le proprie opportunità. Con conseguenze gravi, perchè i piccoli hanno anche loro dipendenti, o magari svolgono un lavoro che permette alle proprie famiglie una vita dignitosa. Ma non è pù così, da tempo. E meno male che si parla di mercato, di trasparenza e di competenza…ci vuole coraggio! Ma qual è il problema, cosa produce tutto questo, insomma il “nodo” dov’è? E’ nel capitolato! Paradossalmente, proprio questa legalità, con i suoi bandi, i suoi capitolati, le sue regole di settore, produce l’ empasse, per usare un eufemismo. 
Una legalità troppe volte di facciata, che di fatto “condanna” all’emarginazione tanti piccoli imprenditori e professionisti che sono “tagliati fuori” dai “grandi giochi” di forniture e interessi faraonici. 
Una legalità all’ombra della quale dominano i grandi gruppi, sempre di meno, sempre più compattati, capaci, spesso i soli, ad essere dotati dei necessari know how, competenze e capitali, tanto che talora potrebbe anche sembrare (chissà…) che facciano…”cartello”. Ricorda quanto accade, pardon accadeva, negli appalti di grandi opere, in altri settori?
Se mettiamo insieme i tasselli di questo “gioco” (per grandi…) viene fuori uno scenario piuttosto inquietante: un mix di legalità di facciata, di opinion leader per le giuste necessità di giudizi e marketing appositi, uffici delle aziende sanitarie pubbliche dove i nomi sono -tante volte, troppe volte- gli stessi per lungo tempo. Dicono che esista il principio di rotazione… E dire che esiste l’Autorità Anticorruzione, con i suoi tanti “proclami”, pardon con le sue tante competenze in materia di controllo!
Allora che fare? Quale proposta? Liberare e liberarci da questa finta legalità che serve…a pochi. Come? Lasciando spazio alle offerte di proposte per tutti, dentro un mercato tendenzialmente libero e non ingessato, con una contrattazione diretta fra chi propone e l’azienda, che ricorrendo a suoi professionisti e/o uomini di fiducia potrà scegliere il miglior servizio, la migliore proposta dentro criteri economici. Non è chiedere la Luna, ma forse soltanto trasparenza e premio alle capacità: del resto, anche a me è capitato di “indovinare” l’esito di una gara? Quanto a “capacità divinatorie” non siamo così in pochi, glielo assicuro…
Saprà la politica cogliere questa ennesima occasione per cambiare pagina e fare uscire questo Paese da una ipocrita legalità? L’augurio è quanto mai opportuno.
Cordialità
Giovanni Mangano.
 
 
 
 
 

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