iena sanitaria
Oggi sono stato in un ambulatorio del nuovo ospedale Garibaldi di Nesima. Mentre ero in attesa una persona, qualificandosi come addetta all’Urp, ha chiesto ad un po’ di persone presenti i dati personali: nome, titolo di studio e recapito telefonico.
Ha spiegato che sarebbero stati contattati in seguito per un sondaggio, dal quale capire il grado di soddisfazione e la qualità del servizio reso. Mi chiedo: ma non sarebbe più semplice mandare in incognito degli addetti per rendersi conto di come funzioni la sanità? La maggior parte dei dati degli utenti, peraltro, sono già in possesso delle strutture sanitarie. Che bisogno c’è di destinare una addetta dell’Urp, che potrebbe fare altro, a raccogliere informazioni? Francamente trovo l’iniziativa assai bizzarra.
I risultati di un sondaggio non possono dare “pagelle” alla sanità pubblica e non possono stabilire la qualità di una prestazione. Al contrario, una drastica riduzione delle liste di attesa, che non si fa certo con un sondaggio, sarebbe un segnale di qualità. efficienza e di attenzione nei confronti dei cittadini utenti.
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