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Sanità, Cimest: “Tariffe LEA inadeguate: a rischio l’assistenza specialistica convenzionata”

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Sanità, Cimest: “Tariffe LEA inadeguate: a rischio l’assistenza specialistica convenzionata”

La richiesta è chiara: un incremento tariffario che tenga conto dell’inflazione e degli attuali costi operativi. La situazione è così grave che, senza adeguamenti, molte strutture potrebbero trovarsi costrette a ridurre l’offerta di servizi o, in casi estremi, a chiudere. “Non chiediamo promesse o proclami, ma azioni concrete”, sottolinea il Presidente Cimest Salvatore Calvaruso.

Negli ultimi anni si è parlato molto di riforme del Servizio Sanitario Nazionale, ma un punto critico rimane irrisolto: il nomenclatore tariffario dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). In particolare, le tariffe applicate alla specialistica ambulatoriale mostrano evidenti segni di inadeguatezza, spesso risultando inferiori ai costi effettivi sostenuti dalle strutture sanitarie. Questa situazione non solo crea difficoltà economiche per le strutture accreditate, ma solleva dubbi di legittimità costituzionale, come denunciano numerose associazioni e organismi di categoria, specialmente in Sicilia.

La Regione Siciliana rappresenta per la Fisioterapia un caso emblematico. Nel 2001, fu la prima in Italia a superare il sistema delle prestazioni singole introducendo un modello di presa in carico del paziente. Questo sistema, basato sulla redazione di un progetto riabilitativo da parte del medico specialista in medicina fisica e riabilitazione, prevedeva una tariffa omnicomprensiva per l’intero percorso di cura. All’epoca, questa innovazione fu considerata un modello di eccellenza, tanto da fare della Sicilia una regione pilota a livello nazionale.

Tuttavia, da oltre 23 anni le tariffe sono rimaste invariate. Nonostante l’inflazione, l’aumento dei costi del personale e delle tecnologie, e i cambiamenti normativi, le cifre erogate per le prestazioni di fisioterapia e altre branche della specialistica ambulatoriale non sono mai state adeguate. Ciò ha portato molte strutture a lavorare sottocosto, una condizione che, secondo alcuni giuristi e associazioni di categoria, potrebbe essere contraria ai principi costituzionali che garantiscono la sostenibilità del sistema sanitario e la parità di accesso alle cure.

Il Cimest (Coordinamento Intersindacale Medicina Specialistica di Territorio), che raggruppa diverse strutture accreditate in Sicilia e che secondo i dati forniti dall’assessorato regionale alla Salute eroga il 92 per cento delle prestazioni in fisioterapia con i percorsi riabilitativi, ha recentemente richiesto un intervento immediato da parte della Regione. La richiesta è chiara: un incremento tariffario che tenga conto dell’inflazione e degli attuali costi operativi. La situazione è così grave che, senza adeguamenti, molte strutture potrebbero trovarsi costrette a ridurre l’offerta di servizi o, in casi estremi, a chiudere. “Non chiediamo promesse o proclami, ma azioni concrete – sottolinea il Presidente Cimest Salvatore Calvaruso – perché ad oggi non abbiamo visto nulla di tangibile. È importante ricordare che la Sicilia ha sempre rappresentato un modello innovativo per la riabilitazione, superando con largo anticipo il sistema delle singole prestazioni in favore di un approccio orientato al progetto e alla presa in carico del paziente. Questo modello è stato adottato quando molte altre regioni si limitavano a seguire logiche prestazionali più frammentate. Tuttavia, l’assenza di aggiornamenti tariffari ha trasformato quello che un tempo era un fiore all’occhiello in un punto di debolezza”.

“La situazione attuale del nomenclatore tariffario LEA in Sicilia – conclude Calvaruso – richiede un intervento urgente. La regione deve dimostrare di essere ancora all’avanguardia, non solo a parole ma con i fatti, garantendo tariffe aggiornate e sostenibili. Solo così potrà preservare il proprio ruolo di guida nazionale nel settore della riabilitazione e assicurare un sistema sanitario equo e accessibile per tutti”.

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Iene Sicule

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