Sanità cosiddetta al servizio del pubblico: a Bronte si rischia -di fatto- la vita. In un ospedale con situazioni…”da brivido”

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di iena in sala marco benanti

Lo sapete che all’ospedale di Bronte gli ortopedici non riescono a coprire nppure le guardie di reperibilità perché sono complessivamente 4?

Lo sapete che gli anestesisti e rianimatori, ovvero la figura che interviene in ogni urgenza sia di sala operatoria ( es: interventi chirurgici d’urgenza o tagli cesarei urgenti ) e di pronto soccorso o reparto ( es: arresti cardiaci, ictus, embolie polmonari Eccc) di notte e nei festivi invece di essere subito disponibili in ospedale, sono in reperibilità da casa perché in numero di 5 complessivamente e dunque impossibilitati a coprire i turni h24?

Lo sapete che per scappare di notte a notte per un’emergenza il medico riceve un compenso di ben 12 euro? Lo sapete che mancano monitor multiparametrici per il controllo post operatorio dei pazienti critici o da quelli che ci vengono portati da 118?

Lo sapete che non pochi sono i reparti fatiscenti, in cui non vi sono neppure i bagni in camera, che interi padiglioni sono con i lavori in corso e fermi da anni? Lo sapete che si tiene aperto un punto nascite dove nessuna delle figure previste come h24 (ginecologi, pediatri, anestesisti, infermieri, ostetriche) è realmente presente di notte e nei festivi in ospedale, ma su chiamata da casa?

Lo sapete che questi problemi sono stati resi noti da tempo a chi ha responsabilità- Asp in primis- su questo “servizio pubblico”? Bene, in questo “modello di sanità”, si “vive” da anni. E anni.

Anche per questo, la visita, sollecitata dagli operatori del nosocomio e dall’associazione medico-santaria Equomed presieduta da Gaetano Palumbo, di Giuseppe Berretta, qualche giorno fa, è servita per fare il punto della situazione. E fissare le priorità.

Nel caso di una tragedia, ora sapete che chi doveva sapere sapeva. Ergo, ogni tanto fate i cittadini e pretendete rispetto di diritti fondamentali. Per loro sanno e non potranno dire “noi non sapevamo”.

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Redazione Iene Siciliane

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