SANITA’ E LIBERTA’ DI CURA NEGATA, STAMINA: UNA PARTITA A SCACCHI SULLA PELLE DEI MALATI

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DAL MOVIMENTO VITE SOSPESE:

 “dopo estenuati battaglie in difesa della libertà di cura, sembra che il caso Stamina sia prossimo all’epilogo. Infatti il Ministro alla salute Lorenzin ha annunciato che nei primi di ottobre il nuovo comitato scientifico darà il suo parere sul metodo Stamina. Il parere sarà inevitabilmente negativo. D’altra parte lo stesso Ministro in diverse interviste rilasciate, specie dopo le vittorie riportate dai malati nelle aule dei tribunali, ha rassicurato la cd. comunità scientifica che il caso si sarebbe concluso con il pronunciamento del Comitato. Così, sebbene sia già scontato il contenuto del parere del comitato, abbiamo ritenuto di inviare al ministero e al presidente del comitato scientifico una missiva con la quale ribadiamo un concetto altrettanto scontato e cioè che il comitato non deve rendere alcun parere.

 

Infatti in base al D.M del 18 giugno 2013 il compito del comitato è solo quello di avviare e non già bloccare apriori la sperimentazione. Quindi sinora i mass media e lo stesso ministro hanno enfatizzato un potere consultivo non previsto da alcuna norma di legge. Verosimilmente, dunque,verrà reiterato un parere negativo che magari, come il primo, insisterà sulla pericolosità delle cellule, anche se non esiste un solo certificato medico che attesti effetti collaterali sui 34 pazienti trattati sinora a Brescia. Guarda caso, detto parere sarà reso proprio nello stesso periodo in cui il GUP dovrà decidere sulla legittimità del sequestro preventivo emesso, su richiesta della Procura di Torino,  dal GIP nonostante la sua incompetenza funzionale. A breve, seguirà la solita ondata di fango mediatico alla quale si presteranno a turno diverse trasmissioni televisive, specie quelle della TV di Stato. Insomma il copione è sempre lo stesso.

 

 Certo, la mossa di inviare la missiva con la quale ricordiamo, ove ce ne fosse bisogno, quali siano le competenze del comitato scientifico, non sposterà di una virgola quanto dovrà accadere. D’altra parte, è una partita impari quella che vede da un lato le lobby del farmaco e dei ricercatori che difendono i propri privilegi e dall’altro i malati che lottano per la libertà di scelta terapeutica. Eppure se si ripercorrono le varie tappe si è dato un bel po’ di filo da torcere a questi Golia. Quando nel 2012 si è diffusa la notizia che tutti e 12 i pazienti affetti da malattie neurodegenerative in cura presso gli Spedali Civili di Brescia erano migliorati, si è subito mossa l’AIFA, su mandato della procura di Torino, con l’ordinanza che ha inibito le cure. A quel punto la mossa dei pazienti è stata la più ovvia dinanzi alla palese violazione del sacrosanto diritto alla salute e del principio di autodeterminazione e cioè quella di ricorrere alla tutela giurisdizionale. Così l’ordinanza AIFA è stata ritenuta illegittima e quindi disapplicata da giudici del lavoro di tutta Italia oltre 180 volte. Ciò ha permesso l’accesso alla terapia di almeno 32 pazienti. La situazione per i detrattori era ormai molto critica: piccoli pazienti potevano curarsi e migliorare malgrado la propria patologia neurodegenerativa, la trasmissione le Iene  mostrava detti miglioramenti e il nostro Parlamento aveva autorizzato con legge una sperimentazione sul metodo Stamina stanziando 3 milioni di euro.

 

Ebbene, ci ha provato il primo comitato scientifico per la sperimentazione a sistemare le cose col parere  negativo emesso poco dopo la consegna del protocollo da parte del prof. Vannoni. Parere che ha fatto esultare la neo senatrice a vita Cattaneo e i suoi colleghi dell’ass. Luca Coscioni, non per molto però, visto che il Tar del Lazio ha ritenuto parziale il comitato, e quindi il suo parere, nonché illegittime le stesse modalità adoperate dal comitato per addivenire al suo giudizio impietoso. Il comitato aveva infatti violato le regole basilari del giusto procedimento e non si era nemmeno degnato di esaminare le cartelle cliniche né tanto meno  di consultare i pazienti e i relativi medici. A quel punto la partita poteva ritenersi chiusa e lo scacco matto spettava proprio ai malati, e invece no, perchè, come detto prima, questa partita è impari e quindi è normale che si bari. Il massacro mediatico del prof. Vannoni è servito certamente a distogliere l’attenzione dalla vittoria schiacciante ottenuta al Tar. Per diverse settimane in maniera martellante si è sbattuto il mostro in prima pagina, sebbene di consistente non ci fosse nulla, solo un paio di ex pazienti che facevano il tour delle varie trasmissioni televisive lamentandosi delle malefatte di Vannoni, salvo contraddirsi non poco.

 

E così è stata demonizzata una metodica che, come attestano gli stessi documenti dell’ospedale di Brescia, dopo circa 400 infusioni non ha mai portato alcun effetto collaterale; una metodica il cui prodotto finale è costituito da cellule vitali e pronte a qualsiasi uso terapeutico come afferma il comunicato del Ministero della salute n. 173 del 2012.

 

Al fango mediatico sono seguite l’avviso della chiusura delle indagini preliminari da parte della procura di Torino, il declassamento della Stamina foundation da Onlus e il blocco delle infusioni da parte dell’A.O. di Brescia che nel frattempo si era accorta che la biologa Stamina non era iscritta all’albo dei biologi benché avesse superato l’esame di Stato. Anche questa volta la vicenda Stamina sembrava essersi conclusa e invece ci hanno pensato ancora una volta i giudici del lavoro a riaprire i giochi. Ecco allora che i medici del nosocomio bresciano hanno escogitato un’”obiezione di coscienza” non prevista da alcuna norma giuridica e che quindi non può fungere da scriminante per il diritto penale. A fronte del rifiuto dei medici di infondere i pazienti, ancora una volta sono intervenuti i giudici del lavoro per assicurare l’attuazione dei propri provvedimenti così impunemente violati. I medici “obiettori” sono stati così sostituiti dagli ausiliari del giudice.  L’applicazione del codice di rito e del decreto Balduzzi è costata al presidente del Tribunale del lavoro di Pesaro un’indagine da parte del CSM, come auspicato dalla senatrice Cattaneo e da alcuni personaggi politici parecchio interessati alla vicenda; in compenso  quasi tutti i medici “obiettori” sono scampati alla richiesta di rinvio a giudizio.

 

A questo punto occorreva fermare gli ausiliari del giudice, ed in particolare la biologa di Stamina alla quale il tribunale de l’Aquila aveva affidato la procedura di attuazione dell’ordinanza della piccola Noemi, la bimba affetta da SMA 1 che aveva commosso il mondo per essere stata accolta da Papa Franceso. Per Noemi era stato predisposto un monitoraggio più approfondito che avrebbe consentito di certificare con più precisione gli eventuali miglioramenti sulla piccola. Ciò aveva trovato il plauso degli esponenti del M5S della regione Lombardia che intravvedevano in Noemi la possibilità per fare più chiarezza in questa intricata vicenda. Questi auspici sono stati definitivamente infranti dopo che AIFA ha inviato l’ennesima diffida all’A.O. di Brescia e dopo che il GIP di Torino, benchè funzionalmente incompetente, ha disposto il sequestro delle cellule Stamina custodite presso l’ospedale di Brescia, il tutto a pochi giorni dall’infusione della piccola Noemi. E così, si è assistito a qualcosa  di inedito nella storia del diritto e cioè ad un provvedimento cautelare di un giudice penale che di fatto si contrappone e priva di efficacia dei giudicati cautelari emessi dal giudice civile. La diffida dell’Aifa invece è un vero deja-vu. Come dimenticare la diffida con la quale AIFA ha impedito il trasferimento delle cellule da Brescia presso i laboratori dell’Università di Miami messi a disposizione dal prof. Camillo Ricordi per essere testate. E come dimenticare il fango riversato sul prof. Camillo Ricordi, reo di voler fare chiarezza sulla vicenda Stamina così come il prof. Mauro Ferrari. Quest’ultimo poi pretendeva persino d’essere fieramente imparziale e di ascoltare anzitutto i malati. Naturalmente dopo che la solita comunità scientifica (Cattaneo, De Luca, Bianco, ecc) è insorta contro di lui, il prof. Ferrari è stato rimosso dall’incarico di presidente del comitato scientifico e il Ministero gli ha persino chiesto la restituzione dell’importo del biglietto aereo dagli Stati Uniti.

 

Però non mancano delle note di ironia in questa vicenda, ad esempio se si pensa che a supportare le indagini della procura di Torino sia proprio la senatrice Cattaneo, il cui evidente conflitto di interessi con la vicenda Stamina difficilmente può passare inosservato. La neo-senatrice, scienziata dell’ass. Luca Coscioni, com’è noto, si occupa di cellule staminali embrionali e non già di mesenchimali. Forse per questo afferma che queste ultime non possono trasformarsi in neuroni. Eppure da diverse pubblicazioni sulle mesenchimali esistenti in tutto il mondo, ma anche dalle sperimentazioni condotte dai professori Uccelli e Prezzoli si evince esattamente il contrario. Ma è il parere dell’Agenzia europea del farmaco del 14 gennaio 2011 a fare chiarezza sul punto, laddove definisce le mesenchimali sicure e già presenti in terapia umana e le embrionali altamente cancerogene; inoltre le embrionali non sono nemmeno brevettabili perché così ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo. Dunque i fondi per la ricerca andrebbero meglio spesi nelle mesenchimali e non già nelle embrionali.

 

Meglio, quindi, eliminare le prove viventi dell’efficacia del metodo Stamina, lasciando i piccoli pazienti che ne avevano tratto beneficio privi di cura oppure censurando tutti quei documenti e  video che girano nel web attestando i miglioramenti dei bimbi ma anche i peggioramenti dopo l’interruzione delle cure. Cogliamo l’occasione per esprimere la nostra solidarietà all’autrice del video “bambini di Stamina”, video evidentemente ritenuto fin troppo efficace dai pro Stamina e non. Un video che contiene filmati e certificati sull’efficacia del metodo Stamina va certamente fermato altrimenti poi riesce più difficile credere alla macchina del fango e ad un giudizio espresso da chi non ha mai visto i pazienti. Occorre evitare contraddizioni così palesi.

Quindi, cari detrattori, occhio a coordinare bene i vostri bracci armati, non sia mai vi perdiate proprio lo scacco al re.”

 

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Redazione Iene Siciliane

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