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Sanità e Servizi Pubblici: quando manca o è chiusa la farmacia, chi ne paga le conseguenze?
Pubblicato il 01 Giugno 2015
Cose sicule: restano chiuse strutture al servizio della collettività. E l’assessore regionale Borsellino prende provvedimenti…
di iena di strada marco benanti
Le tragedie come quelle che ha visto al centro la piccola Nicole scaturiscono dal “destino cinico e baro”? In attesa che la terribile vicenda venga chiarita fino in fondo, qualche considerazione generale sulla predisposizione sul territorio dei necessari presidi sanitari s’impone. Non fosse altro perché laddove si creano (più o meno inconsapevolmente…) gli effetti sulla popolazione prima o poi si fanno sentire. E, talora, possono diventare effetti drammatici.
Esempi? Lasciare chiusa una farmacia comunale cosa potrà mai produrre di positivo? Allora, andiamo per esclusione: con un esercizio in meno i prezzi dei farmaci saranno più stabili? Ad occhio dovrebbe essere così. Prezzi stabili, aggiungiamo, ma anche meno concorrenza per chi una farmacia –aperta- ce l’ha già. E già, perché, in questo caso, di certo il “disagio” non sarà sentito, anzi…Insomma, qualcuno potrebbe essere portato a pensare: “meno siamo, meglio stiamo…” Beh, gli incassi, da questo punto di vista, seguono la logica matematica e della concorrenza (mancata). Poi, se ci mettiamo il caso, ma il puro caso, che nel caso di nuove aperture sul territorio le cose per i “nuovi” potrebbero andare male (nella libera impresa non c’è nulla di certo, lo sappiamo, a memoria di manuale di economia), beh, la conclusione è che la presenza o meno di una farmacia su un’area è sempre al centro di considerazioni controverse. Ma su un punto si dovrebbe essere sempre d’accordo: la farmacia è un servizio per la collettività, prima che un “tesoro” per chi c’è l’ha. O almeno dovrebbe essere sempre così. Perché l’emergenza sanitaria non guarda in faccia a nessuno: quando c’è, occorre trovare la soluzione immediata. In gioco c’è la vita. Volete forse che di fronte ad un malore di un familiare ci si ponga la questione di leggi, regolamenti e burocrazie. No di certo: si corre a trovare subito, alla distanza minore, il presidio sanitario. Perché le persone rischiano la pelle. Che vale molto ma molto di più dei ricavi –e degli annessi interessi eventuali- del singolo.
Sarà un caso, anzi non lo è, ma in Sicilia, nell’ottobre del 2014, è accaduto un fatto che potremmo definire storico o quasi: l’assessore regionale alla sanità Lucia Borsellino ha di fatto “requisito” farmacie comunali lasciate chiuse a lungo. E chi ha preso questa decisione? Una farmacista come Lucia Borsellino. Per quale ragione? “Per il ripristino della legalità violata”. Un caso evidente di tutela dell’interesse pubblico, preminente su tutto, magari su altro. Altro? Sì, su ritardi certamente, ma magari su logiche che con lo spirito pubblico appaiono piuttosto distanti. Ci torneremo presto.
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