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Sanità italiana, “vietato curarsi”: Irene Sampognaro, moglie di Giuseppe Marletta, da 2 anni in stato vegetativo, scrive all’assessore Russo. Che se ne fotte
Pubblicato il 08 Agosto 2012
Ennesimo sollecito -per un caso di malasanità che sino ad ora che ha prodotto solo silenzi- rivolto alle istituzioni da parte di una donna (nella foto con il marito) coraggiosa, che va avanti. Malgrado il cinismo e l’indifferenza. E sullo sfondo il divieto di Stato di ricorrere alle staminali…
Ecco il testo della missiva:
A cura di Iena Sanitaria
“Egr. Assessore Russoancora una volta le scrivo per sollecitare un suo intervento in merito alla gravissima vicenda di malasanità che ha colpito mio marito Giuseppe.Come ben ricorderà Giuseppe è quel giovane architetto (ma soprattutto padre di famiglia) che l’1 giugno 2010 si è recato all’ospedale Garibaldi di Catania per farsi rimuovere due punti metallici alla mascella, (convinto che tale piccolo intervento gli avrebbe risolto definitivamente il suo problema di sinusite), e che non ha più fatto ritorno a casa. Da allora, infatti, si trova in coma vegetativo (ed ancora con la sinusite).In più occasioni mi sono rivolta a lei perché si occupasse della mia vicenda. E proprio un anno fa, esattamente nella trasmissione 1 Mattina, lei aveva affermato che io avevo il diritto di ottenere per mio marito le migliori cure al mondo e si era preso un preciso impegno in tal senso di fronte a milioni di italiani.Ebbene a tutt’oggi mio marito non è stato sottoposto ad alcuna cura.Oltre che per ricordarle l’impegno assunto un anno fa, le scrivo per farle presente che non sarebbe nemmeno necessario portare Giuseppe all’estero. Infatti, in Italia ci sono alcune delle migliori menti esistenti al mondo nel campo della scienza medica, solo che il nostro è un paese piuttosto bizzarro: coloro che hanno costretto mio marito ad una vita vegetativa sono stati lasciati indisturbati nel loro posto di lavoro, mentre i medici che tentano di fare l’impossibile per curare anche i casi più disperati vengono intralciati in maniera vergognosa.Insisto perché mio marito venga sottoposto alla terapia a base di staminali messa a punto dal dott. Marino Andolina. Questa tecnica ha già portato evidenti miglioramenti (non raggiungibili altrimenti) in diversi casi disperati, tra cui quello della piccola Smeralda, anche lei in stato vegetativo a causa della negligenza di alcuni medici del Garibaldi di Catania.Come ha detto lei, mio marito ha pieno diritto a ricevere le migliori cure possibili, quindi faccia in modo che questo diritto possa essere attuato e nel minor tempo possibile. Infatti, più tempo passa e minori sono le speranze di avere buoni risultati e le ricordo che sono passati oltre più di due anni dall’evento infausto.Già nel 2010 mio marito è stato ucciso dalla malasanità siciliana e questa perdurante indifferenza da parte delle stesse istituzioni responsabili di quanto gli è accaduto vuol dire continuare ad infierire nei suoi confronti e in quelli della nostra famiglia.Tengo inoltre a ribadire che se mio marito non avesse mai messo piede in quella sala operatoria per sottoporsi a quell’intervento inutile, adesso sarebbe ancora con me e con i nostri bambini e non marcirebbe in una struttura per anziani del tutto inadeguata alla sua condizione. Il danno è stato fatto dalle istituzioni ed ancora sto attendendo che le istituzioni si attivino affinchè vengano apprestate cure adeguate.Non intendo accontentarmi né di promesse, né di chiacchiere, ma esigo solo fatti concreti e possibilmente prima delle prossime elezioni regionali”.
Catania, 26.07.2012 Irene Sampognaro
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