Riportiamo integralmente quanto si denuncia in questo studio:
OSSERVATORIO PER I DIRITTI DEL MALATO
DOSSIER
LA SANITA’ IN SICILIA: UN MALATO DA CURARE
“Primum, non nocere”
(Ippocrate)
Introduzione:
Sanità è un sostantivo che deriva dal latino sanitas -atis, da sanus che significa “sano”.
Accostare quindi il termine “sanità” al concetto di “malasanità” sembrerebbe quasi un paradosso.
Ma il sistema sanitario italiano è pieno di queste contraddizioni, tagli dei posti letto e pazienti che stazionano dalle 24 alle 72 ore in barella nelle corsie degli ospedali, in attesa di essere trasferiti in altre strutture, stipendi d’oro dei direttori e dirigenti delle Asl e per contro ospedali fatiscenti, carenti di macchinari, di dotazione di posti letto, assenza di norme deontologiche, personale medico e para-medico disinteressato e freddamente distaccato. Come non fare riferimento, poi, ai decessi dei pazienti determinati da incuria, disattenzione dei medici, cure sbagliate? Gli errori medici e/o la cattiva gestione e organizzazione dei servizi sanitari causano, in Italia, più vittime degli incidenti stradali, dell’infarto e di molti tumori.
“Primum, non nocere”, “per prima cosa, non nuocere”, è l’insegnamento ippocratico e il primo comandamento dell’arte sanitaria ma l’errore, che deriva da omissioni, imprudenze, negligenza, è purtroppo insito nella pratica del curare e nei nostri ospedali, dal Sud al Nord, fatta eccezione per qualche rara eccellenza, diventa per il paziente sempre più difficile fidarsi di chi lo ha in cura.
1) Gli e(o)rrori della medicina in Italia
In Italia, le cifre degli errori commessi dai medici sono da bollettino di guerra.
Ai decessi avvenuti in corsia per errori sanitari, sono da aggiungere i casi in cui, per l’errore di un anestesista o di un chirurgo, viene seriamente pregiudicata la salute del paziente.
Una realtà sempre più presente che, spesso, si traduce nel disagio del malato in primis e nei costi economici e sociali elevati, poi.
La stima dei casi di malasanità sembra quindi diffondersi a macchia d’olio, con punte che raggiungono l’inverosimile nelle regioni del Sud Italia: Campania, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Sicilia.
A testimoniarlo sono le numerose denunce per malasanità rese note dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori medici.
Sulle 570 denunce, 117 provengono dalla Sicilia, 107 dalla Calabria, 63 dal Lazio, 37 dalla Campania, 36 da Emilia Romagna e Puglia, 34 da Toscana e Lombardia, 29 dal Veneto, 24 dal Piemonte, 22 dalla Liguria. Anche per quanto riguarda le persone che perdono la vita, le prime regioni in classifica sono Calabria e Sicilia. Le denunce per eventi con decesso del paziente sono state 87 in Calabria, 84 in Sicilia, 42 nel Lazio, 30 in Campania 30, 28 in Emilia Romagna 25 in Puglia e 22 in Toscana.
2) Il “caso” Sicilia
SICILIA | ||
DENUNCE PER PRESUNTI ERRORI MEDICI | DECESSI | CRITICITA’ |
117 | 84 | – Inadeguatezza del comparto medico e finanziario
– Mancanza di chiarezza sulle politiche di assunzione/reclutamento del personale
– Incremento della mobilità interregionale
– Rideterminazione delle dotazioni organiche
– Inadeguati sistemi di emergenza urgenza
– Mancanza di assistenza territoriale residenziale e domiciliare
– Lunghe liste di attesa
– Incremento della mobilità. |
Il quadro presentato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario fotografa una realtà agghiacciante. La Sicilia è, infatti, la prima regione d’Italia per denunce per errori medici. Su 570 raccolte, ben 117 provengono da questa regione: 84 sono stati i decessi. Tra le inefficienze riscontrate, le lunghe liste d’attesa per poter accedere a prestazioni sanitarie, per poter effettuare esami diagnostici a volte anche salvavita.
A tal proposito, gli enti, le aziende e le strutture pubbliche e private che erogano prestazioni per conto del servizio sanitario sono tenuti ad indicare nel proprio sito, in una apposita sezione denominata «Liste di attesa», il tempi di attesa previsti e i tempi medi effettivi di attesa per ciascuna tipologia di prestazione erogata.
Non tutte le strutture ospedaliere sono adempienti.
–Palermo
A titolo esemplificativo, prendendo in considerazione Ospedali Riuniti Villa Sofia – Cervello di Palermo, nonostante sul sito dell’Azienda Ospedaliera sia specificato che “Dal 01/06/2011 l’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Palermo pubblicherà, con aggiornamento mensile, i dati relativi ai tempi di attesa medi delle varie prestazioni”, per ciò che attiene ai ricoveri programmati, l’aggiornamento è fermo a dicembre 2013. I tempi di attesa per un ricovero sono lunghissimi per diversi reparti.
Chirurgia generale e di urgenza
| |
Patologie benigne dell’apparato digerente
| 237 giorni
|
Laparoceli ed ernie | 288 giorni |
Chirurgia laparoscopica | 146 giorni |
Chirurgia plastica e maxillo facciale
| |
Chirurgia mano | 307 giorni |
Chirurgia della mammella | 190 giorni |
Visita Neurologica | 185 giorni |
Otorinolaringoiatria | ||
Otite cronica | 389 giorni |
|
Neoplasie v.a.d.s. | 168 giorni |
|
Neoplasie tiroidee | 127 giorni |
|
Urologia | ||
Neoplasie urologiche | 118 giorni |
|
Interventi andrologici | 655 giorni |
|
Litotrissia extracorporea ad onde d’urto | 378 giorni |
|
Come si potrà immaginare, diversi ricoveri ed interventi indicati nelle tabelle sono salvavita e andrebbero effettuati in tempi piuttosto rapidi. La chirurgia della mammella viene effettuata, tra l’altro, nei casi di cancro mammario: 190 giorni di attesa potrebbero rivelarsi fatali.
Stesso discorso per le neoplasie delle vie aereodigestive superiori (V.A.D.S.), tiroidee, urologiche ect.
Ci si chiede, anche, come mai i tempi di attesa siano lunghi se il numero dei ricoveri è esiguo per alcune patologie. La litotrissia extracorporea ad onde d’urto è un trattamento per la calcolosi urinaria: a Villa Sofia – Cervello bisogna attendere 378 giorni per effettuare la terapia, eppure i ricoveri nel 2013 sono stati due ed il numero dei pazienti in attesa uno.
– Catania
la situazione non migliora:
Radiologia | ||
Eco Mammella Bilaterale (Giarre) | 488 giorni |
|
Eco Addome Superiore (P.O. Acireale) | 269 giorni |
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Cardiologia | ||
Ecografia Cardiaca (P.O. Acireale) | 245 giorni |
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Ecodoppler Cardiaca (Catania 3) | 307 giorni |
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Ecografia | ||
Ecografia alla Tiroide -Paratiroide (P.O. Acireale) | 434 giorni |
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Odontoiatria | ||
Visita odontoiatrica (Catania 3) | 1466 giorni |
|
Ortopedia | ||
Visita Ortopedica (Catania 1 Librino- San Giorgio) | 200 giorni |
|
La qualità della sanità pubblica in Sicilia lascia, quindi, a desiderare. Da una elaborazione Censis su Indagine Qog “The Quality of Government Institute” University of Gothenburg, realizzata considerando 172 Regioni di 18 Paesi Europei, la Sicilia ha raggiunto la 159esima posizione nell’ambito della “Qualità della sanità pubblica” e dell’ “Attribuzione di un trattamento equo nei servizi sanitari pubblici” ed il punteggio di 164 per l’“Attribuzione di particolari vantaggi nella Sanità pubblica”. La Regione è terzultima tra le regioni italiane.
Qualità della Sanità pubblica | Attribuzione di particolari vantaggi nella Sanità pubblica | Attribuzione di un trattamento equo nei servizi sanitari pubblici | ||||||
Paesi/Regioni | Indice | Rank sulle 172 Regioni europee | Paesi/Regioni | Indice | Rank sulle 172 Regioni europee | Paesi/Regioni | Indice | Rank sulle 172 Regioni europee |
Sicilia | -1,5 | 159 | Sicilia | -1,5 | 164 | Sicilia | -1,3 | 159 |
Campania | -1,6 | 160 | Molise | -1,5 | 167 | Molise | -1,3 | 160 |
Calabria | -2,4 | 170 | Calabria | -2,0 | 172 | Calabria | -1,8 | 170 |
3) Le storie delle vittime
L’Associazione Codici ha raccolto le storie delle vittime di malasanità in Sicilia. Sono racconti presi dai fatti di cronaca, racconti drammatici di malpractice sanitaria, di decessi degli ultimi mesi.
– Palermo: Tania Priolo morta per un ascesso dopo il giro degli ospedali di Palermo.
Chiedono giustizia per la loro figlia morta per un ascesso curato male, in giro per gli ospedali palermitani. Tania Priolo, 18 anni è morta per un banale mal di denti, un semplice ascesso poi degenerato in infezione. Una patologia sottovaluta dai medici, secondo la famiglia. Trascurata, forse anche per motivi economici, secondo i sanitari che l’hanno avuta in cura.
Sulla morte dell’uomo causata da un aneurisma all’ aorta toracica, sono state aperte due inchieste, una interna dell’Azienda Ospedaliera e una della procura della Repubblica di Agrigento. Calzarano era giunto al Pronto soccorso del nosocomio agrigentino lamentando dei dolori al torace. Un’ ecografia eseguita dai sanitari aveva evidenziato la gravità del caso. Per il 65enne era stato disposto il trasferimento in elisoccorso a Palermo. Salvatore Calzarano però è morto prima del decollo. Per i familiari che hanno denunciato alle autorità giudiziarie il presunto caso di malasanità, occorre fare chiarezza sugli eventuali ritardi dovuti al non funzionamento della TAC
Nell’ambito della propria attività a difesa degli utenti e dei consumatori, l’Associazione Codici veniva a conoscenza di un gravissimo evento verificatosi presso l’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania. La vicenda ha visto protagonista il signor Carmelo Gulino, camionista di Coccaglio che secondo quanto riferito dai media ha saputo della morte di suo padre, ricoverato presso il presidio ospedaliero di cui sopra, solo dieci giorni dopo il suo decesso.
I particolari del racconto sono agghiaccianti: il padre infatti, Bartolo Gulino, 85 anni, catanese, pare che avesse chiamato il figlio per l’ultima volta esattamente il 15 dicembre. Da allora il figlio Carmelo racconta di aver provato centinaia di volte a mettersi in contatto con il padre, ma il telefono ha sempre squillato a vuoto.
Il figlio racconta inoltre di aver appreso la notizia soltanto dopo aver indagato in seguito ad una chiamata casuale ricevuta il giorno di Santo Stefano dall’ospedale Vittorio Emanuele di Catania che –stante quanto dichiarato dal Carmelo Gulino- confermava che il padre era stato ricoverato presso l’Ospedale Vittorio Emanuele, ma che non risultava essere dimesso. Nella stessa telefonata i sanitari del nosocomio di cui sopra consigliavano al Gulino di chiamare il reparto di patologia chirurgica. Reparto che però risultava chiuso per ristrutturazione. Pertanto il Carmelo Gulino nonostante svariati tentativi non riusciva ad avere risposte su dove fosse ricoverato il padre.
Appresa la notizia, la figlia di Carmelo, Roberta, giungeva immediatamente a Catania per tentare di far luce sulla questione. In questa occasione scopre che il nonno era stato trasferito alla casa di cura Madonna del Rosario ma cosa ancor più grave, viene a conoscenza del fatto che era stato ricoverato il 18 dicembre e che era deceduto la stessa sera a causa di un’embolia polmonare. Sempre da quanto appreso sembra che in seguito alle incessanti richieste del figlio circa la morte del padre gli veniva risposto dal noscomio che avevano più volte provato a contattarlo senza successo. Circostanza questa che secondo il figlio è del tutto infondata in quanto non ha mai ricevuto alcuna informazione in merito.
– Catania: Dopo la visita all’ ospedale Cannizzaro, ritorna a casa e muore
Nel 2011 l’Associazione Codici apprendeva che un grave episodio si era verificato in data 25.12.2011 e che aveva comportato il decesso del signor Antonio Ligato, 57 anni, a causa di un Ictus. I parenti sostengono che si è trattato di un caso di malasanità, in quanto l’uomo, paziente a rischio con problemi cardiaci, si era recato alle 01:00 del 25 dicembre 2011 all’Ospedale Cannizzaro di Catania ove era stato sottoposto – a detta dei familiari del Ligato- solo a delle flebo e successivamente dimesso con una diagnosi di indigestione. Purtroppo alle 7 del mattino del giorno di Natale l’uomo è invece morto a seguito di un Ictus.
– Catania: Neonato morto per infezione “Omicidio colposo”, indagati 8 medici
l’Associazione Codici per tramite dell’ “Osservatorio per i Diritti del Malato” veniva a conoscenza di un gravissimo evento verificatosi presso l’Ospedale Santo Bambino di Catania. La vicenda ha visto protagonista un neonato, F.D., che secondo quanto riferito dai media è morto al Policlino di Catania, dopo essere stato trasferito urgentemente dal Santo Bambino e sarebbe deceduto a seguito di alcune complicanze causate dal batterio Klebsiella, che viene definito tipicamente “nosocomiale” perché di norma colpisce i soggetti con sistema immunitario deficitario e bambini ed è spesso presente nelle infezioni di tipo ospedaliere dove causa il maggior numero di casi di vittime.
I particolari del racconto, appresi, lasciano attoniti: secondo quanto emerso dal racconto dei genitori il neonato sarebbe nato all’ospedale Santo Bambino il 23 marzo 2014 e avrebbe da subito mostrato buoni parametri vitali. La dimissione dell’ospedale sarebbe avvenuta tre giorni dopo il parto, il pomeriggio del 27 marzo 2014. Meno di quattro giorni dopo, il 31 marzo 2014 di mattina i genitori avrebbero riportato il bimbo in ospedale preoccupati per l’aggravarsi del suo stato di salute. Da quel momento sarebbe cominciato il calvario del piccolo che, dopo un trasferimento d’urgenza al reparto di chirurgia neonatale del Policlinico, muore il 4 aprile 2014. Sempre secondo il racconto dei genitori, la mamma si sarebbe trovata ricoverata in una stanza dove nel frattempo sarebbero stati effettuati dei lavori di manutenzione nel bagno e parrebbe che alla conclusione di tali lavori non si sia proceduto alla pulizia e disinfettazione dei locali. Ma vi è di più, nella denuncia dei legali della famiglia si parla di ‘scarse condizioni igeniche’e di assistenza assolutamente deficitaria. Inoltre dalla cartella medica parrebbe emergere che l’infezione sarebbe stata scoperta soltanto dopo il trasferimento nel reparto di terapia intensiva del Policlinico di Catania, mentre il bimbo era intubato e lottava, tra atroci sofferenze, tra la vita e la morte. A quel punto gli antibiotici non sono riusciti a bloccare l’infezione.
Un uomo di 60 anni, Giovanni Barone, originario di Militello ma residente a Pavia, è stato ricoverato il 14 agosto presso il nosocomio di Militello con forti dolori al braccio. L’uomo, entrato in ospedale con un codice giallo, è stato trattenuto con una diagnosi di bronchite. L’indomani, telefonando in ospedale, la moglie ha appreso dal personale medico che l’uomo era stato intubato in rianimazione per una complicazione a causa di un infarto. Dopo una settimana trascorsa in coma, l’uomo è deceduto. I figli hanno denunciato la questione alla Procura della Repubblica di Caltagirone, che ha già aperto un fascicolo acquisendo anche le cartelle cliniche del paziente deceduto.
Una giovane donna, Josefa Cavallaro di 35 anni, è morta nel 2011 all’ospedale ‘Garibaldi’ di Nesima. La donna il 2 aprile in seguito a dolorose contrazioni, decise di rivolgersi al pronto soccorso. Ricoverata al reparto di ginecologia, controllata dal responsabile del pronto soccorso ostetrico, la mattina dell’11 aprile secondo quanto riferito dal marito egli protestò “perché il braccio si era gonfiato,per una flebo mal controllata. Non so se l’ago era andato fuori vena o se era accaduto qualcosa di peggio, ma fu diagnosticata una flebite al braccio sinistro”. La situazione deve essere precipitata e il 12 aprile, alle due del pomeriggio quando “il personale sanitario ha deciso di portarla in sala parto, senza neanche avvertire i parenti». Cosi la ricostruzione del marito, rimasto fino a tarda sera nei corridoi dell’ospedale finché lo stesso primario gli disse che non c’era stato niente da fare, a quanto pare perché <>.Queste sono solo alcune delle frasi riportate nell’esposto alla Procura presentato da Palomba. La figlia della donna invece ha lottato disperatamente per 14 giorni contro una violenta infezione che alla fine l’ha strappata alla vita
Conclusioni
La relazione di fine legislatura del gennaio 2013 della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori ed i disavanzi sanitari della Camera dei Deputati ha presentato numeri preoccupanti. L’incidenza dei costi della medicina difensiva sulla spesa sanitaria nazionale è del 10,5%: un costo per lo Stato, e quindi ai contribuenti, di 10 miliardi di Euro.
A proposito di medicina “difensiva”, riprendiamo il grave episodio accaduto presso la clinica Villa Tiberia di Roma. Il paziente si rivolge al primario della clinica chiedendo di effettuare un intervento di proctologia per riparare i danni causati, a suo giudizio, da un’operazione di altra natura ‘riuscita male’. Sembrerebbe a detta della paziente, che il chirurgo ha preferito non intervenire sulla paziente quando questa ha raccontato di aver denunciato per malasanità il medico che l’aveva operato precedentemente. Una medicina questa che non tutela i pazienti, ma addirittura va contro di essi.
Per informazioni, segnalazioni i cittadini possono contattare l’Associazione al numero 329.0027005 o per email: stopmalasanita@gmail.com oppure venendoci – previo appuntamento- presso il nostro sportello in via Caronda, 106 a Catania.
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