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“Sant’Agata ostaggio della mafia per quattro ore”. Lo sostiene l’ex procuratore capo di Catania, Vincenzo D’Agata
Pubblicato il 11 Febbraio 2012
di Fabio Cantarella
“Sant’Agata ostaggio della mafia per quattr’ore”. A sostenerlo non è un uomo qualunque ma l’ex procuratore della Repubblica di Catania, Vincenzo D’Agata, che intervistato dalle telecamere di “Antenna Sicilia”, servizio andato in onda nel tg delle 14,00, ha espresso il proprio pensiero su quanto è accaduto in occasione dell’ultima festa della Patrona di Catania allorché il capovara, Claudio Baturi, ha vietato di portare il fercolo in processione per la classica salita di via San Giuliano ordinandone invece il rientro in Cattedrale. A giudizio del capovara, infatti, l’asfalto viscido avrebbe potuto causare incidenti in un tratto altamente pericoloso e già segnato dalla morte di un devoto sette anni addietro, il 22enne Roberto Calì la cui morte è ancora oggetto di un processo con diversi imputati.
Nell’intervista del collega Alessandro Sofia, l’ex procuratore di Catania D’Agata conferma l’esistenza di scommesse gestite dalla mafia in ordine all’orario di rientro della Santuzza in Cattedrale. Secondo il pensiero del dott. D’Agata la mafia avrebbe deciso di bloccare la vara per ritardarne di quattro ore il rientro in Cattedrale considerato che il divieto di effettuare la salita di via San Giuliano avrebbe condizionato negativamente l’esito delle scommesse.
Una denuncia forte quella del dott. D’Agata che nel corso dell’intervista aggiunge che a suo avviso è importante denunciare pubblicamente questi fatti perché sottacerli non farebbe bene a Catania, alla festa e ai catanesi. D’Agata in chiusura confessa che sarebbe favorevole anche ad un ripensamento dell’organizzazione della festa pur di evitare il ripetersi di fatti analoghi: “occorre –auspica D’Agata- innanzitutto una maggiore sinergia tra le autorità religiose e quelle civili e sarei per ridimensionare gli aspetti folkloristici della festa, sottolineandone invece quelli religiosi”.
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