Sant’Agata, una devozione che non conosce confini e unisce tutti i catanesi

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di iena devota

Sono da poco scoccate le 9,12 del 6 febbraio quando Sant’Agata ha fatto rientro in Cattedrale. Ieri, come per incanto, poco prima dell’uscita pomeridiana della Patrona di Catania, avvenuta intorno alle ore 18,00, il maltempo s’è improvvisamente fermato, la luna ha iniziato a splendere alta sulla Cattedrale. Eppure, poco prima, il cielo era scuro e lasciava presagire che il maltempo sarebbe proseguito ancora a lungo. Non è stato così, prima che la Santa uscisse il cielo era senza nubi.

Anche quest’anno la festa di Sant’Agata ha richiamato centinaia di migliaia di persone da ogni parte del globo, una celebrazione che, per intensità, durata e partecipazione, è paragonabile a poche altre nel mondo.

S. Agata ha devoti ovunque e di tutte le culture ed estrazioni sociali, dinnanzi a Lei ogni divisione e ogni differenza è come se non fossero mai esistite, per Lei i suoi devoti sono tutti uguali (nella foto, col tradizionale sacco bianco, il deputato regionale Giuseppe Arena al seguito di Sant’Agata).

L’amore e la devozione dei catanesi per S. Agata, affonda le sue radici nel tempo. La città, infatti, è uscita più volte indenne da calamità naturali ed epidemie dopo essersi affidata alla sua Patrona. Sant’Agata è nata a Catania nel 230 d.C. E’ vissuta durante il proconsolato di Quinziano e viene venerata come santa, vergine e martire dalla Chiesa Cattolica e da quella Ortodossa. Oltre che di Catania, tra i luoghi più conosciuti, è anche Patrona di San Marino e di Malta. Ecco alcuni miracoli, documentati dalla storia, e alcune volte in cui Sant’Agata è corsa in aiuto dei catanesi:

1) Appena un anno dopo la sua morte, nel 252, Catania venne colpita da una grave eruzione dell’Etna. L’eruzione ebbe inizio il giorno 1 di febbraio e aveva già distrutto alcuni villaggi alla periferia di Catania. Il popolo andò in cattedrale e preso il velo di sant’Agata lo portò in processione nei pressi della colata. Questa, secondo la tradizione, si arrestò dopo breve tempo. Era il giorno 5 di febbraio, la data del martirio della vergine catanese.

2) Lucia, Santa di Siracusa, quasi coetanea di Sant’Agata, andò con la madre gravemente ammalata a pregare sulla tomba di Agata per implorarne la guarigione. Narra la leggenda che Lucia, mentre pregava, ebbe una visione nella quale sant’Agata le disse «perché sei venuta qui quando ciò che mi chiedi puoi farlo anche tu? Così come Catania è protetta da me, la tua Siracusa lo sarà da te.» La madre di Lucia guarì e Lucia dopo poco venne martirizzata;

3) Nel 1169 Catania fu scossa da un disastroso terremoto nel giorno 4 febbraio alle ore 21 quando molti cittadini catanesi erano radunati nella cattedrale per pregare in onore della santa. Nel crollo della cattedrale morirono il vescovo Aiello e 44 monaci, oltre ad un numero imprecisato di fedeli. Nei giorni seguenti altre scosse di terremoto e maremoto imperversarono sulla città. La tradizione vuole che il terremoto sia cessato soltanto quando i cittadini presero il velo della santa e lo portarono in processione;

4) Più di quindici volte, dal 252 al 1886, Catania è stata salvata dalla distruzione da parte della lava, ed è poi stata preservata nel 535 dagli Ostrogoti, nel 1231 dall’ira di Federico II, nel 1575 e nel 1743 dalla peste.

Canto a Sant’Agata

Tu che splendi in Paradiso, coronata di vittoria, Oh Sant’Agata la gloria, per noi prega, prega di lassù

Mario Rapisardi, ode per il 5 febbraio 1859

Non valser spine e triboli, non valsero catene; né il minacciar d’un Preside a trarla dal suo Bene, a cui dall’età eterna fu sacro il vergin fior

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Redazione Iene Siciliane

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