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SBAGLI UN MODULO? LA PREFETTURA E LA QUESTURA TI CACCIANO DALL’ITALIA
Pubblicato il 09 Dicembre 2022
Quando si dice: il “pugno duro” della legge….
DI MARCO BENANTI
Con rigore calvinista, la Prefettura di Catania prima e la Questura poi hanno espulso dal territorio italiano un uomo di nazionalità indiana di 44 anni. “Colpevole” di aver sbagliato un passaggio in un modulo. Un chiaro equivoco: un errore palese e di evidenza calvinista. Ma non per i tenutari dell’ordine di questo Stato, sempre inflessibile quando si tratta di “umanità di serie C”. Adesso, con il proprio legale, l’uomo si è opposto a questa decisione abnorme: dovrà aspettare ancora mesi, sino al marzo del 2023, per poter conoscere la sua sorte. I tempi della “giustizia” sono questi, dicono che sia tutto normale.
Normale è anche l’inizio di questa storia di ordinario lavoro e di ordinaria ingiustizia: l’uomo è in Italia dal 2007, dove ha lavorato rispettando le regole della repubblica democratica antifascista. Nel giugno scorso, però, aveva addirittura richiesto la cosiddetta protezione internazionale. Poiché non era arrivata alcuna risposta all’istanza regolarmente inoltrata per via Pec, l’uomo si era presentato spontaneamente presso l’ufficio immigrazione e aveva formalizzato de visu la richiesta. Tutto a posto? Nemmeno per sogno: convocato, infatti, il 21 ottobre scorso presso l’ufficio immigrazione per altro tipo di incombenza , all’uomo è stato notificato il decreto di espulsione! Non solo: ha appreso di essere stato denunciato alla Procura della Repubblica per illegale permanenza sul territorio nazionale! Grande risultato per l’ordine e la legalità! Cos’era accaduto?
E’ saltato fuori un errore, un normalissimo equivoco: il cittadino extracomunitario, convocato in Questura per gli adempimenti connessi alla c.d. protezione internazionale, ha barrato la casella riportante la dicitura di non aver presentato una richiesta di protezione internazionale. Eppure, lo stesso aveva non soltanto manifestato la volontà di ricevere tutela dallo Stato italiano (con messaggio Pec inviato in Questura) ma, altresì, ribadito tale intendimento recandosi a più riprese presso questo Ufficio al fine di istruire la pratica. Inoltre, in un foglio notizie, alla domanda se volesse fare rientro nel proprio paese, ha dichiarato in modo inequivocabile che non fosse suo intendimento. A conferma, il giorno stesso della notifica del decreto di espulsione, l’uomo ha ribadito in modo formale di voler chiedere la protezione internazionale.
Comunque, tramite il suo legale, l’uomo ha impugnato il decreto di espulsione, ritenuto nullo. Non solo, il decreto non è stato tradotto nella lingua madre dell’uomo, ma in inglese. Eppure, sostiene la Difesa del cittadino extracomunitario, l’interprete sarebbe stato presente presso l’ufficio immigrazione. “…Eppure l’interprete era presente come emerge dal cd foglio notizie. È la stessa interprete che dichiara di aver compilato il documento poiché il Sigh non sa scrivere. Tuttavia i provvedimenti impugnati non sono stati tradotti in lingua Indi e non si dà atto che detti documenti siano stati verbalmente tradotti dalla interprete presente…”.
L’opposizione al decreto di espulsione è fondata anche su altre violazioni di legge, evidenziate dalla Difesa, non ultimo la persistenza di legami familiari e sociali dell’uomo, che ha, peraltro, subito la violazione del diritto di conoscenza dell’avvio del procedimento.
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