Scandalo Iacp Catania: l’ente verso la costituzione di parte civile contro i suoi vertici?


Pubblicato il 10 Novembre 2011

Sviluppi interessanti dall’udienza di stamane, davanti al Gup Francesca Cercone, dell’inchiesta della Guardia di Finanza che vede adesso imputati, con una richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura della Repubblica di Catania, dirigenti, dipendenti dell’Iacp e beneficiari di case popolari.La notizia è arrivata dalla posizione dell’Iacp (nella foto la sede) che, con il suo legale, si è dichiarato parte offesa. Preludio possibile ad una costituzione di parte civile? Lo vedremo in seguito, con gli sviluppi del procedimento. Comunque, sarebbe auspicabile. E a quel punto la posizione del direttore generale dell’Istituto Santo Schilirò Rubino sarebbe ulteriormente paradossale, se non già gravissima.Stamane, in udienza, è stato rilevato un difetto di notifica per alcuni imputati, tra cui Ettore Schilirò Rubino, figlio del direttore generale Santo: per questo la loro posizione, che è connessa, è stata stralciata (assieme ad un altro imputato) e rinviata all’udienza del primo dicembre prossimo. Nel contempo, però, sono stati sentiti i difensori degli altri imputati che hanno chiesto il non luogo a procedere per i loro assistiti. Il primo dicembre prossimo la loro posizione sarà riunita a quella degli “stralciati” e poi si conoscerà la decisione del Gup sulla richiesta della Procura. E’ emerso, inoltre, nell’udienza di stamane che alcuni presunti reati, quelli più vecchi, sono a rischio prescrizione.Ricordiamo ai lettori che, davanti al giudice dell’udienza preliminare Francesca Cercone, sono sul banco degli imputati il direttore generale dell’Iacp catanese, Santo Schilirò Rubino, il figlio di questi, Ettore Schilirò Rubino, altri tre dipendenti, Anna Tusa (oggi in pensione), Adele Fiorello, Giuseppe Caruso, insieme a sei beneficiari di case popolari, Orazio Sicali (anch’egli dipendente dell’Ente in questione), Nino Santoro, Carmelo Sicali, Agata Romeo, Carmela Bergamo e Gaetano Maravigna.Rispetto all’avviso di conclusione delle indagine, viene meno il capo d’imputazione “i”, un caso di presunto abuso d’ufficio, archiviato dal Pm, riguardante Santo Schilirò Rubino, Anna Tusa e Mario Tudisco.A sostenere l’accusa il pubblico ministero Andrea Bonomo che, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza, ha chiesto il rinvio a giudizio –a vario titolo- per abuso d’ufficio, truffa, falsità ideologica.In sintesi risulta dalle indagini che dallo Iacp di Catania, diretto da Santo Schilirò Rubino, eludendo leggi e regolamenti, siano state assegnate illegittimamente case e botteghe anche a dipendenti e/o parenti degli stessi.Tale richiesta, come è noto, è stata preceduta dall’invio da parte della Procura della Repubblica di Catania di un rapporto alla Corte dei Conti di Palermo in cui si stima un danno erariale di oltre trenta milioni di euro (ma fonti qualificate indicano una cifra superiore) per una cattiva gestione dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Catania. L’incarico di direttore di Schilirò Rubino, infatti, è scaduto ad ottobre: gli sarà rinnovato? Esiste un collegamento fra l’esito dell’udienza preliminare e la conferma al vertice dell’Istituto? Chissà.

iena benanti


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