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Scandalo Iacp: la Procura chiede il rinvio a giudizio per 11. Alla Corte dei conti una stima di danni erariali per oltre 30milioni
Pubblicato il 05 Ottobre 2011
Il prossimo 10 novembre, davanti al giudice dell’udienza preliminare Francesca Cercone, saranno sul banco degli imputati il Direttore Generale dell’Iacp catanese, Santo Schilirò Rubino, il figlio di questi, Ettore Schilirò Rubino, altri tre dipendenti, Anna Tusa (oggi in pensione), Adele Fiorello, Giuseppe Caruso, insieme a sei beneficiari di case popolari, Orazio Sicali, Nino Santoro, Carmelo Sicali, Agata Romeo, Carmela Bergamo e Gaetano Maravigna.
Rispetto all’avviso di conclusione delle indagine, viene meno il capo d’imputazione “i”, un caso di presunto abuso d’ufficio, archiviato dal Pm, riguardante Santo Schilirò Rubino, Anna Tusa e Mario Tudisco.
A sostenere l’accusa il pubblico ministero Andrea Bonomo che, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza, ha chiesto il rinvio a giudizio –a vario titolo- per abuso d’ufficio, truffa, falsità ideologica.
In sintesi risulta dalle indagini che dallo Iacp di Catania, diretto da Santo Schilirò Rubino, eludendo leggi e regolamenti, siano state assegnate illegittimamente case e botteghe anche a dipendenti e/o parenti degli stessi.
Tale richiesta, come è noto, è stata preceduta dall’invio da parte della Procura della Repubblica di Catania di un rapporto alla Corte dei Conti di Palermo in cui si stima un danno erariale di oltre trenta milioni di euro per una cattiva gestione dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Catania. Verrebbe così confermato quanto già riscontrato dagli ispettori regionali nel 2009 circa la malagestione dell’ente quasi completamente nelle mani del Dott. Schilirò, per lunghi periodi unico dirigente dell’istituto.
Che farà l’ente? Si costituirà parte civile? E cosa farà l’assessorato regionale ai Lavori pubblici che vigila sull’istituto?
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