Politica

Scandalo sanità e la peggio gioventù. Ora salviamo i fratelli (di Caino)

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Catania è stata investita dall’ennesimo scandalo. Dentro ci sono Scavone e Arcidiacono. Viene nominato D’Agostino. Ci sono Razza e il suo collaboratore Sorelli. Insieme a loro, tanti, tanti altri. Molti medici.

Dentro allo scandalo, giovani leve e vecchie glorie, considerati braccia destre e sinistre dei big della nostra politica, da Lombardo a Musumeci. Amici stretti del candidato a sindaco di Catania avvocato Trantino, dello studio dove lavora Ruggero Razza, da avvocato. Ovviamente, dello scandalo per far arrivare dieci, quindici, ventimila euro in più ad amici e parenti, non per ragioni sociali o di sussistenza, ma per poter fare una vacanza o per andare al ristorante una volta in più, non sappiamo quanto resterà, dopo il vaglio dei giudici di garanzia.

Un giorno, quando il CSM comprenderà il ruolo che gioca nell’imparzialità della magistratura, forse potremo affrontare anche il ragionamento sulle garanzie. Oggi, in ogni caso, prendiamo lo scandalo come una lotteria dagli esiti imprevedibili.

Un dato però risalta chiaramente. Le intercettazioni che si possono leggere in mille pagine rese pubbliche sono avvilenti.

Genitori spiegano alla propria prole come si ‘imbroglia’ e come si gestisce il potere pubblico.

A cadere nella maglie della giustizia delle umane cose, ci sono quindi anche le cattive lezioni impartite ai giovani. Anche Ruggero Razza è giovane. Anche il suo ex capo di gabinetto è giovane. Li ho conosciuti entrambi. Ragazzi per bene. Ma forse, se le carte pubblicate in questi giorni saranno confermate più avanti, sono stati educati ad un modo di far politica sbrigativo e senza considerazione dei danni complessivi di sistema che l’aggiustamento di dati o di bandi provoca. Con gli articoli di questi giorni li hanno comunque fatti diventare la ‘peggio gioventù’. Almeno, nel giudizio popolare. E mi dispiace. Non è giusto. So che pochi anni fa loro non si vedevano certamente come le cronache e i giudici li dipingono. L’inferno è lastricato di buone intenzioni. Ma a volte anche di pessime pratiche apprese dai ‘padri putativi’.

Ci sono cattivi maestri che insegnano anche alle figlie un ‘sistema’.

La dimostrazione sta in un altro esempio di malaffare: in questi giorni elettorali è arrivato l’annuncio della stabilizzazione definitiva degli operatori COVID.

Si tratta del personale preso in fretta e furia in quelle settimane emergenziali.

Si tratta di giovani laureandi e neolaureati di medicina, ma anche personale di supporto senza titoli.

Un bene, si potrebbe pensare.

E invece il dubbio è forte.

Con i soldi pubblici si ‘stabilizzano’ le posizioni create da quelle stesse persone che oggi sono sotto inchiesta.

Quelle persone sono stati assessori regionali, anche.

Sono persone che, sul piano istituzionale, sono equiparate a ministri.

I nostri ministri aggiustavano bandi per far restare denari pubblici nella disponibilità di amici e familiari e oggi ottengono che le loro ‘costruzioni d’emergenza’ diventino struttura stabile.

In aggiunta, presumibilmente e spesso, ad altri redditi.

Due danni, insomma: l’uso privatistico del potere; la corruzione mentale anche delle nuove leve del potere.

Così la Sicilia muore. E senza difese.

È giusto punire, almeno elettoralmente, chi ha provocato questi due danni, severamente.

Chi ha collaborato a queste malefatte non può e non deve essere votato.

Anni fa fondai insieme ad altri il Movimento Elettori e Consumatori, il MEC.

Quella ‘E’ non significa ‘Europa’ ma ‘Elettori’ perché dobbiamo tornare a pensare che abbiamo un potere superiore alla Cassazione, che si chiama voto.

I voti possono punire chi ruba i soldi dalle tasche di noi tutti.

Nell’inchiesta è scritto chiaramente: ‘apri quella posizione di là e io sistemo un altro di qua’.

Si ‘creano’ posti, per sprecare soldi, per posizioni inutili. La Sicilia, nel frattempo non fa investimenti, non usa fondi europei e non sa come gestire i bandi PNRR. Nei nostri ospedali mancano i servizi elementari.

A furia di studiare il modo di succhiare il sangue dei siciliani, i nostri politici e i loro accoliti hanno dimenticato di lavorare sul serio e per tutti.

Facciamo una bella cosa: salviamo quella che altrimenti diventerà la peggio gioventù. Facciamogli perdere i voti che ritengono di poter gestire a piacimento. Hanno commesso errori anche gravi, ma si possono salvare. Non c’è bisogno di colpevolezze giudiziarie in politica. Basta il giudizio popolare. Giudichiamo.

Claudio Melchiorre.

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Iene Sicule

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