L’ipotesi è di omicidio colposo. Nel frattempo va avanti la causa civile dei familiari della vittima contro Ministero degli Interni, Comune, Arcivescovado e Comitato dei festeggiamenti agatini. Per il momento, condannato solo il “capovara” Alfio Rao. Ecco cosa abbiamo scoperto… di iena benanti
L’ex sindaco Umberto Scapagnini e l’arcivescovo metropolita di Catania Salvatore Gristina sono indagati, per omicidio colposo, nell’inchiesta sulla morte di Felice Roberto Calì, il devoto di 22 anni, travolto, il 6 febbraio del 2004, dai “cittadini” sulla salita di Sangiuliano e morto in seguito alle ferite riportate.
Per questo fatto è stato condannato per omicidio colposo, con sentenza definitiva, a quattro mesi di reclusione (pena sospesa) e a 750 mila euro in favore delle parti civili il “capovara” Alfio Rao, difeso dall’avvocato Giovanni Grasso.
Ne siamo venuti a conoscenza e abbiamo fatto le dovute verifiche del dato di cronaca. In quell’inchiesta, in un primo momento, furono indagati Luigi Maina, presidente del comitato dei festeggiamenti, Carmelo Pricoco e Giuseppe Galeano, il primo direttore dell’autoparco, il secondo responsabile della falegnameria del Comune e Luigi Bellia funzionario di polizia addetto all’ordine pubblico. Le loro posizioni sono state archiviate, ma il gip Sebastiano Cacciatore ha ordinato alla Procura della Repubblica di iscrivere nel registro degli indagati l’ex sindaco Scapagnini e l’arcivescovo Gristina. Dopo anni si attende ancora una decisione definitiva.
Il Gip Cacciatore, con ordinanza, ha ritenuto necessario svolgere ulteriori indagini, “al fine di individuare compiutamente le responsabilità penali degli indagati o di altri con la escussione: del Sindaco di Catania, Prof. Scapagnini, membro del Comitato Generale per i festeggiamenti di Sant’Agata, al fine di chiarire relativamente all’incarico conferito al Dott. Maina il 27.4.00, quale era l’oggetto dell’incarico e che cosa nello stesso fosse compreso con la indicazione ‘organizzazione della manifestazione per la festa di S.Agata’, nonché quali incombenti e doveri gravavano su detto Maina nella qualità di Presidente del Comitato Esecutivo (doveri seri e diversi da quelli di invitare, ricevere ed intrattenere le autorità inviate alla festa) al fine di garantire l’incolumità dei cittadini e dei fedeli con il ‘saio’ durante la salita del fercolo in via S. Giuliano;
dell’Arcivescovo di Catania, facente parte del Comitato Generale interessato dell’organizzazione della manifestazione predetta in tutti i suoi aspetti, al fine di accertare se era stata impartita da detto Comitato Generale alcuna direttiva per impedire eventi luttuosi durante la salita della ‘vara’ nella via di S. Giuliano, eventi prevedibili attesa la pericolosità della manifestazione, noti a tutti, ed evitabili con opportuni e preventivi provvedimenti, nonché per conoscere i criteri in base ai quali era stato nominato, e poi mantenuto, Rao Alfio ‘capo vara’ per la conduzione del fercolo; se, in particolare, per le sue conoscenze e qualità personali o per particolari capacità attitudinali e tecniche…”
L’incidente si verificò il 6 febbraio 2004. Rao, in quella circostanza non rispettò le condizioni di sicurezza prima di dare il via libera alla corsa del fercolo sulla salita di S. Giuliano. Calì venne travolto dai devoti in corsa e morì in ospedale il giorno dopo per grave lesione epatica.
Su questa vicenda è ancora in corso, altresì, la causa civile, intentata dai familiari del devoto contro il Ministero degli Interni, il Comune di Catania, l’Arcivescovado e il Comitato dei festeggiamenti agatini. La vedova e i suoi figli sono assistiti dall’avv. Simone Marchese, i genitori e la sorella di Calì hanno l’assistenza dell’avv. Salvatore Ragusa. Sono in corso accertamenti peritali sulla natura del fercolo.
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