S”Cateno” De Luca “Sindaco di Sicilia”: per Miccichè “preavviso di sfratto”


Pubblicato il 03 Ottobre 2021

Con una busta contenente un “preavviso di sfratto” per il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gianfranco Miccichè, Cateno De Luca ha oggi avviato il percorso che lo porterà ad essere  il prossimo “Sindaco di Sicilia”, e accendendo simbolicamente una lanterna ha detto di “voler cercare uomini e donne che vogliono fare una scommessa per la Sicilia in questa marcia di liberazione della nostra regione.”

Nel corso dell’assemblea, che ha visto riuniti a Taormina numerosissimi amministratori locali provenienti da tutta la Sicilia, sono state affrontate tematiche importanti che avevano lo scopo di accendere i riflettori sulle mancanze e sui fallimenti dell’attuale Governo Regionale.

“Sicilia Vera, ha affermato Cateno De Luca, vuole essere un’alternativa a questo fallimento. Oggi la nostra azione è diretta a costringere la politica e il sistema politico di cui Musumeci è simbolo ad assumersi le proprie responsabilità e le proprie colpe. Sicilia Vera è oggi modello di buon Governo. Lo dimostrano i fatti, lo dimostra la nostra storia. La nostra azione amministrativa, ha proseguito De Luca, scolpita nei rendiconti  annuali, è contrassegnata  dalla “politica del fare”, in netta discontinuità rispetto al volgare uso ed abuso che in questi anni la classe politica ha fatto delle istituzioni: gli straordinari risultati conseguiti nei palazzi municipali che stiamo governando confermano che noi  amministriamo le nostre comunità e non ci siamo limitati e non ci limitiamo ad esercitare il mero ruolo politico finalizzato all’effimera ricerca del consenso con i tanti si, pur se dannosi, ed i pochi no, per non scontentare nessuno.”
 Le critiche di De Luca all’operato del Governo Regionale guidato dal presidente Nello Musumeci sono nel merito.
Il primo aspetto finito sotto la lente d’ingrandimento di Cateno De Luca riguarda la mancata approvazione dei bilanci della Regione entro i termini di legge. Mancanza che crea una situazione di crisi di liquidità che non consente ai comuni e alle imprese che hanno ricevuto finanziamenti o che devono ricevere trasferimenti di far fronte alle proprie attività.
“La Regione Siciliana, ha affermato De Luca, sta facendo fallire i comuni e le imprese non per i debiti per colpa delle imprese ma per l’eccessivo credito non riscosso nei confronti della Regione Siciliana.”
De Luca ha fatto alcuni esempi concreti di quella che ha giudicato “la sciagura del Governo Musumeci”.
“Per i rifiuti – ha ricordato il sindaco di Messina – quando Musumeci si è insediato aveva una disponibilità di oltre 5 milioni di mc di spazio in tutte le discariche, oggi siamo scesi a un milione e mezzo. Questo significa che siamo al collasso, che si prospetta solo un anno di autonomia. Eppure, Musumeci quando si è insediato da commissario aveva a disposizione 68 milioni di euro per l’emergenza rifiuti. Con i poteri speciali attribuitigli in 18 mesi, tanto era il tempo che gli era stato concesso, aveva la possibilità di attuare sette interventi scelti da lui e non ne ha fatto neanche uno. Tutto questo mi porta ad un’unica conclusione: è connivente. Mi dimostrasse lui l’opposto. E intanto la città di Messina, dal 8% è passata al 60% di differenziata, nonostante la Regione.”
Ancora peggio per De Luca è andata con le risorse e le infrastrutture idriche. “Musumeci, ha affermato De Luca, ha avuto a disposizione oltre un miliardo e mezzo di euro da destinare alla messa in sicurezza degli impianti, reti idriche ed impianti di depurazione che non ha speso. Ma, ha proseguito De Luca, vogliamo parlare anche delle risorse energetiche. Anche in questo caso dobbiamo registrare circa 80 milioni di euro di PO FESR 2014 – 2020 non spesi. Però nel frattempo ci informano che il piano energetico regionale è quasi pronto. Peccato che lo aspettiamo dal 2018, chiosa De Luca, e ad oggi ad essere pronte sono solo le linee guida. Dopo che sarà fatto il piano ci vorranno almeno tre anni per la VAS e intanto si consuma il saccheggio delle nostre zone agricole con i grandi sistemi non siciliani che realizzano impianti fotovoltaici sulle nostre terre. E questo Governo cosa ha fatto? Affari.”
Infine, al Presidente dell’ARS Gianfranco Micciché che nel corso della mattina ha ironizzato sulla probabilità che il percorso solitario di Sicilia Vera possa portarli “a sbattere” De Luca risponde senza mezzi termini:
“Se qualcuno pensa che questa battaglia per la Sicilia non valga la pena di essere combattuta si sbaglia – ha detto De Luca – soprattutto perché è necessario fermare questa lenta agonia. Una battaglia che parte proprio dall’impegno degli amministratori locali e dalla loro caparbietà, dal loro impegno quotidiano e dalla loro conoscenza del territorio.  Ecco allora perché, ha concluso De Luca, io non intendo essere né il Presidente né il Governatore della Sicilia, ma voglio essere il Sindaco di Sicilia.”
Da Taormina è ufficialmente partita l’operazione: “Liberazione della Sicilia.” Il movimento di Sicilia Vera ha messo in moto la macchina organizzativa che già dalle prossime settimane porterà alla costituzione dei “gruppi di liberazione”.
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La seconda giornata dell’assemblea del movimento di Cateno De Luca

 Si è aperta stamattina con il tavolo di lavoro sulla “Superfetazione amministrativa e sugli squilibri contabili della Regione” la seconda giornata dell’Assemblea degli amministratori locali di Sicilia Vera, il movimento fondato dal Sindaco di Messina Cateno De Luca e coordinato dal sindaco di Santa Teresa Riva e Deputato regionale Danilo Lo Giudice.
Il primo dibattito della giornata, moderata dal giornalista Manlio Viola, è stato aperto dalla relazione introduttiva di Gianni Polizzi, presidente di Promotergroup ha sottolineato un quadro drammatico legato ai tempi di attuazione della spesa (“in molti casi, fra emissione dei bandi di gara e l’emissione dei decreti attuativi di concessione dei finanziamenti, passano anni, persino quattro anni con l’impossibilità reale di rendere i progetti attuabili, soprattutto in alcuni settori chiave come quello agroalimentare”) ed ha ricordato come l’età media del personale regionale (59 anni, ndr) determina “al di là della buona volontà dei singoli, una carenza di conoscenze e competenze soprattutto digitali e telematiche, che si ripercuote su tempi e modalità del rapporto con le imprese.”
Antony Barbagallo, segretario regionale e deputato del PD, ha ricordato gli ultimi fallimenti dei “click day” e delle procedure per assegnare i fondi anche ai Comuni, “costretti ad una inutile e stupida competizione fra loro”.
“Siamo di fronte ad una Regione che non ha più credibilità – ha detto – che è talmente ingolfata e intrisa di tensioni fra Assessori e tensioni fra Giunta e burocrazia da essersi del tutto aggrovigliata su sé stessa, con costi gravissimi che cadono sugli enti locali, sulle imprese, sui cittadini.
Fino a qualche anno fa, la Regione era “mamma Regione”, considerata il baluardo di fronte alle difficoltà dei cittadini, delle imprese e degli enti locali, mentre oggi si è ribaltata la prospettiva: la Regione è divenuta nemica dell’isola. Dai rifiuti, alle manutenzioni, alla gestione degli appalti, alla programmazione della spesa, la Regione rallenta l’attività amministrativa, così come quella delle imprese.”
In quattro anni, il Governo Musumeci non è riuscito a fare una sola vera riforma nei settori strategici, dimenticando per esempio cultura e turismo, che andrebbero unificati in un unico assessorato in una terra che su questi due elementi può costituire un unico motore trainante per l’economia.”
Danilo Lo Giudice, nella doppia veste di Sindaco e deputato regionale ha sottolineato che oggi “non c’è più alcun dialogo fra Regione e Comuni, neanche nei momenti di grande difficoltà o emergenza né dialogo politico né burocratico”.
“I Sindaci vengono tenuti in considerazione da questo Governo regionale solo nel momento in cui la Regione cerca qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità.
Musumeci con chi parla? Se non parla con gli amministratori locali, non parla con i segretari di partito, non parla con il sindaco della terza città dell’isola, con chi parla il Presidente della Regione? Forse lo fa solo con chi accetta di essere suo “scendiletto” ma questo determina una situazione di assoluta crisi istituzionale che ricade sui sindaci che non hanno un interlocutore credibile, soprattutto quando le risorse vengono costantemente tagliate a danno dei servizi se non del funzionamento ordinario.”
Il Sindaco di Santa Teresa ha citato alcuni esempi concreti legati alla difficoltà che le scelte della Regione determinano per i Comuni: il taglio da un miliardo a 300 milioni dei fondi ordinari, la copertura delle spese con fondi extrabilancio regionale, che impongono complesse, lunghe e a volte retroattive rendicontazioni, l’insostenibile lunghezza dei tempi burocratici legati a progetti anche quando legati a sicurezza ed emergenza del territorio.”
“La politica regionale oggi impegna più tempo a collocare trombati e tromboni negli uffici di Gabinetto che non a governare e riorganizzare la macchina amministrativa e il personale, né tantomeno ad occuparsi dei problemi reali che ricadono sui cittadini, a partire per esempio dai rifiuti i cui costi di gestione lievitano, anche nei comuni virtuosi che hanno la differenziata al 70-80%, per l’inefficienza del Governo regionale che non individua gli impianti.”

 


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