di iena della legalità alla catanese Marco Benanti
ULTIMORA: L’ASSESSORE ALLA LEGALITA’ E’ “INCONSAPEVOLE”
“Dirigenti comunali, scatta la rivoluzione”: l’annuncio –in stile inglese- de “La Sicilia” ha fatto da “rimbalzo” allo stile sobrio dell’amministrazione Bianco, quando deve comunicare –non informare- su quello che dispone. In particolare, quando si parla di legalità. E, infatti, a vice comandante della polizia municipale c’è il dott. Stefano Sorbino. Che non ci dovrebbe stare. Sottigliezze? O questioni vere di rispetto delle regole? Andiamo a vedere.
Il dottore in giurisprudenza Stefano Sorbino, 43 anni, figlio di un generale dei carabinieri in pensione e proveniente dal comando della “municipale” di Pomezia, ha vinto il concorso il cui bando era stato pubblicato il 27 gennaio 2012 sulla Gazzetta Ufficiale della Regione. La procedura di mobilità per la copertura, attraverso una selezione per titoli e colloquio, di un posto di vicecomandante era stata avviata dal comune di Catania nel giugno del 2012. Dopo che l’amministrazione Bianco ha approvato, nel luglio del 2013, il programma triennale del fabbisogno di personale che prevedeva questa assunzione, la procedura ha potuto avere corso. Alla scadenza dell’avviso erano giunte tredici richieste e, dopo una valutazione dei requisiti previsti, sono stati ammessi alla selezione solo quattro candidati. Sorbino è arrivato primo e già affianca il comandante Pietro Belfiore.
Ma quali requisiti prevedeva il bando di partecipazione alla selezione? Anche di “…non avere riportato condanne penali con sentenza passata in giudicato e non avere pendenti a proprio carico procedimenti penali che comportino, ai sensi delle vigenti disposizioni in materia, la destituzione del rapporto di lavoro con la P.A.”.
Ebbene, risulta che dopo avere vinto la procedura, il dott. Sorbino abbia prodotto all’amministrazione comunale la sentenza conclusiva di un vecchio procedimento penale (avviato in merito alla procedura che lo ha portato a ricoprire la carica di comandante a Pomezia) nel quale è rimasto coinvolto: procedimento finito con la dichiarazione di prescrizione. Questo significherebbe che al momento della presentazione della domanda era pendente per lui un procedimento penale: per questo non poteva essere ammesso alla procedura di mobilità, ma addirittura la tipologia di reato prescrive l’immediata destituzione dall’incarico.
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