Se a Catania non si avvierà il gestore unico d’ambito del sistema idrico, non si potranno presentare i progetti del PNRR. Tradotti in moneta sonante, potrebbero andare perduti ben 245 milioni di euro necessari al territorio per opere adatte a ridurre la perdita d’acqua nelle reti, i risanamenti di condotte, le opere di rifunzionalizzazione, digitalizzazione e monitoraggio, e ancora collegamenti e trasferimenti di volumi idrici.
È questo il tenore della nota che l’Assemblea territoriale idrica ha inviato ieri a tutti i sindaci dei 58 comuni ricadenti nell’ATO 2, tra cui quello di Catania.
Sul fatto interviene il segretario generale della Filctem Cgil, Jerry Magno: “Più volte abbiamo spiegato che rallentare la nascita del gestore unico avrebbe provocato gravi conseguenze. E oggi un nuovo allarme parte dall’assemblea territoriale idrica ma sulla base di una nota ufficiale diffusa dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Non sapremmo dire chi meglio del ministero stesso possa risvegliare l’attenzione del territorio su questo tema. Se Catania e provincia perderanno questi fondi per centinaia di milioni di euro, in tanti dovranno assumersi le proprie responsabilità ”
Il Ministero comunica che, a seguito dell’esame da parte del Gruppo di Valutazione della proposta presentata dall’ATI Catania, da inserire nel PNISSI (il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico)
sono stati riscontrati, “motivi ostativi all’ammissibilità della domanda”, e cioè la mancanza della Delibera di affidamento al gestore in qualità di “gestore unico d’ambito”in tutti i territori interessati dal progetto e la necessità di indicare la tempistica di consegna degli impianti da parte dei gestori preesistenti, precisando per ciascun progetto quali sono i comuni attualmente gestiti dai medesimi.
Il documento dell’assemblea è lungo e articolato.
“Il frazionamento delle gestioni costituisce non soltanto un evidente nocumento per la qualità del
servizio alla cittadinanza – si legge nella nota dell’Assemblea – ma rende impossibile, in futuro, l’accesso ai finanziamenti necessari all’ammodernamento delle infrastrutture idriche.
La gravità della situazione rappresentata è ancor più evidente in considerazione delle elevate perdite
di rete che si registrano nel territorio e della contestuale crisi idrica che si sta manifestando per effetto del
cambiamento climatico”.
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