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Sicilia, al festival del gelato di Cefalu’ il dibattito tra i candidati alla presidenza della Regione. Applausi per Musumeci e Fava
Pubblicato il 07 Settembre 2012
di iena politica
Faccia a faccia a Cefalù, nell’ambito dello Sherbeth festival, tra i candidati alla presidenza della Regione Siciliana. C’erano tutti, in ordine di gradimento nei sondaggi, Nello Musumeci, Rosario Crocetta, Gianfranco Micciché, Claudio Fava, Giancarlo Cancelleri, Mariano Ferro e Davide Giacalone.
Vi anticipiamo che ci sono stati lunghi applausi per Nello Musumeci ma anche per Claudio Fava, il pubblico ha gradito i contenuti delle loro risposte alle domande di Giovanni Pepi. Ad aprire i lavori -scrive Elena Di Dio per blogsicilia.it– è il direttore dello Sherbeth festival di Cefalù e spiega perché si è deciso di ospitare il dibattito tra i candidati alla presidenza nell’ambito del festival del gelato della cittadina palermitana, specificatamente nella sezione speciale dedicata alla legalità ai temi dell’impresa che rifiuta il ricatto del malaffare.
A moderare il confronto è stato il condirettore del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi. Prima dell’ingresso nel complesso che ospita il dibattito, si registra subito un fuoriprogramma che vede coinvolto il candidato di “Grande Sud”, “Partito dei siciliani” (ex Mpa) e “Fli”: Miccichè sarebbe stato verbalmente aggerdito da alcuni militanti dei forconi.
“Non voglio cominciare con i ricordi – ha aperto i lavori Giovanni Pepi – ma non posso dimenticare le dichiarazioni di un sindacalista, Feliciano Rossitto, disse “questa regione siciliana che in base alle competenze che gli vengono dallo Statuto potrebbe essere all’avanguardia, è invece un cappio”. Come la Regione può diventare un volano, un’efficienza che non ha? Siamo la regione che ha il maggior numero di dipendenti e quella che spende il minor volume di fondi europei”.
Il primo a rispondere è Claudio Fava: “Siamo la regione che più di altre ha beneficiato o avrebbe potuto beneficiare dei fondi europei. Abbiamo avuto per noi 40 mila misure, su varie direttrici e per diversi settori. Un’occasione che abbiamo perduto perché la politica è mancata. Il problema non è solo burocratico ma di sostanza, di quali direttive politiche sono state scelte e offerte per lanciare la nostra regione”.
Quindi il leader dei Forconi, Mariano Ferro: “Io sto guardando i miei interlocutori. Ho ascoltato Claudio Fava e sono d’accordo con lui. Non ci saranno credo, molte differenze stasera. Il problema è che chi vi parla ha un’impresa e l’ha chiusa. Mi sto domandando di chi è la colpa. Chi ha un’impresa sa cosa serve ad un’impresa: dobbiamo innanzitutto sostituire il materiale umano che ha governato questa terra. Mi ritrovo in una platea che non è la mia e candidato, mio malgrado e purtroppo, alla presidenza della Regione. Sono qui per dire che di una cosa sono pentito: quel 21 gennaio (quando la protesta dei Forconi fu sospesa) non dovevamo interrompere lo sciopero”. Quindi le accuse di Mariano Ferro dirette al Pd: “Qui c’è il capogruppo del Pd all’Ars e Rosario Crocetta che da questo partito sarà sostenuto. A loro voglio chiedere perché avevamo chiesto una legge antitaroccamento dei nostri prodotti agricoli e nonostante le promesse, non hanno fatto nulla. I forconi sono presenti a questa competizione elettorale perché siamo convinti che se passa il 28 ottobre e le maggioranze che governeranno questa terra saranno le stesse, noi saremo definitivamente ad un passo dal baratro”. L’intervento di Ferro riscuote l’applauso dei Forconi venuti a supportarlo come i grillino che accolgono il loro candidato Giancarlo Cancelleri.
Dopo Ferro arriva l’intervento di Davide Giacalone, candidato indipendenti di un neonato movimento politico: “La Regione siciliana è tecnicamente in banacarotta. Sono stati bloccati i pagamenti alle imprese private. Che non solo è una resa ma anche una profonda ingiustizia destinata a generare un circolo vizioso terribile perché le imprese non potranno far fronte al pagamento dei contributi e dopo non riusciranno a certificare con regolarità le contribuzioni ai dipendenti che gli impediranno di lavorare nella pubblica amministrazione”.
Parla di “innamoramento” il candidato del 5 stelle, Giancarlo Cancelleri: “Dobbiamo innamorarci del cambiamento. La nostra è una proposta semplice: autoriduzione, no una legge regionale che riduca a 2500 euro lo stipendio dei parlamentari. Abolire tutti i benefici dei deputati. La politica non è un lavoro, è un servizio ai cittadini. Noi comunque ci ridurremo lo stipendio e la parte restante sarà inserita in un fondo che a fine anno sarà destinato a iniziative di carattere pubblico. Dobbiamo creare il microcredito destinando il 5% delle risorse regionali ad un fondo destinato alle piccole e piccolissime imprese gestite dai giovani. Nessun fondo perduto: questo meccanismo aguzza l’ingegno dei furetti che rubano i fondi pubblici e lasciano il deserto nella nostra terra”.
“Non c’è dubbio che oggi qui i rappresentanti dei partiti debbano fare mea culpa. Ma oggi andare a cercare di individuare chi è responsabile più di altri dell’attuale situazione finanziaria è difficile. Sarebbe più utile a questo punto invece di cercare chi ha infettato questa Regione, trovare le cure per sanare le nostre condizioni. Tutti avete proposto di tagliare i benefici della classe politica, ma non è questo il problema. Si dà dignità ad una classe politica eleggendo deputati onesti. Il problema è che nessuno è esente dalle colpe di eleggere e rieleggere e rieleggere gli stessi governanti. Io faccio autocritica: oggi credo che se la Sicilia è in queste condizioni non è banalmente per nostre responsabilità. Claudio Fava sa che i fondi europei non sono un finanziamento ma un rimborso. Se non costruisci una strada non vieni rimborsato dall’Ue e se lo Stato quei soldi non li dà non ci sarà il rimborso. Ecco perché me ne sono andato da quella maggioranza romana”.
“Se dovessi individuare le colpe politiche – dice Rosario Crocetta – potrei elencando la mia storia politica e personale, sostenere di non averne nemmeno una di queste responsabilità. Anche nei confronti di chi ritiene di potermi accusare di essere erede del cuffarismo e del lombardismo. Però non mi pare un buon modo di procedere. cosa fa un’azienda quando va male: mette in atto alcune semplici ricette per risollevarsi valorizzando le proprie potenzialità e il proprio patrimonio. E soprattutto quando un’azienda fa rigore al suo interno punisce chi invece spreca. Ecco il discorso per il funzionamento della pubblica amministrazione è questo. Io dico che bisogna fare risanamento senza macelleria sociale. Dice Confindustria che se si sbloccano le richieste di autorizzazioni all’impresa bloccate alla Regione siciliana, si aumenta dell’8% il Pil regionale. Ebbene – continua l’europarlamentare del Pd – io mi impegno ad approvare entro tre mesi almeno il 50% delle richieste bloccate alla Regione siciliana”.
“Già nel 1947, ai primi passi della istituzione regione siciliana – attacca il suo intervento il candidato di Pdl e de La Destra, Nello Musumeci – cominciano le prime assunzioni pubbliche spesso all’ombra di ambienti malavitosi trasformando da subito la grande possibilità dell’autonomia in un vero e proprio serbatoio di assistenzialismo. Un costume che dura fino ai nostri giorni con scelte scellerate nella politica industriale e agricola per una terra che è diventata terreno di conquista dei grandi gruppi industriali e soprattutto petrolifere. Lei mi chiede la ricetta: credo che bisogna cominciare dalle risorse, naturali e e umane. Bisogna far capire a tutti, burocrati e politici, che la casa sta bruciando e non è consentito a nessuno marciarci ancora su. Oggi che il confronto non è più fra est e ovest, ma fra Nord e Sud, serve un progetto che trovi nel Mediterraneo la sua risorsa. Infrastrutture, riforma della burocrazia e legalità imprescindibile per operare nella nostra regione. Conta la credibilità, il governatore non è espresso dall’Ars ma dai siciliani e rende conto ai siciliani del proprio operato e all’assemblea per le iniziative che si devono concertare. Tutti dobbiamo iscriverci al partito della rivincita e non della rassegnazione”.
La seconda domanda riguarda il rischio di infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione. “La politica spesso va fuori tema – attacca subito il candidato di Sel -Sono stato fin qui ligio e obbediente alle domande che hai fatto e invece gli altri hanno solo espresso slogan. Questa domanda mi serve per ricordare che qualche settimana fa, Imputati di mafia non dovranno andare a rappresentare la regione siciliana nelle partecipate pubbliche. Insieme alle 100 cose che sapremo fare tutti, e vorrei proporre una a Libera Terra oltre a vestirsi a festa quando si tratta di ricordare le vittime di mafia, chiedetegli di aiutarvi nell’accesso al credito davanti alle banche”. Quindi Fava riporta una delle proposte lanciate in questi primi giorni di campagna elettorale ufficiale: “La regione siciliana ritirerà la propria partecipazione azionaria alla società Stretto di Messina e chiederà la restituzione del 2,84% del proprio capitale nel partenariato azionario della Stretto spa pretendendo poi lo scioglimento di questa società e l’utilizzo di 500 milioni di euro che ne conseguiranno per l’avvio di imprese giovanili”.
Davide Giacalone invece sottolinea: “L’ecosistema nel quale vivono le nostre imprese, le migliori in alcuni settori come nell’agroalimentare, è ostile alle imprese. Le nostre aziende sono strozzate dalla mafia e dalla burocrazia che le distrugge”.
Parla di corruzione dei funzionari pubblici, il candidato dei Grillini: “Il minimo sindacale è che i dipendenti pubblici che vengano accusati di essere colpevoli di atti di corruzione e concussione, vengano allontanati dai loro posti di lavoro che perderanno del tutto se verranno condannati. Dobbiamo però renderci scorta civica dei nostri eroi vivi, quelli che la giustizia e la verità e la giustizia la cercano ogni giorno. Nulla a che vedere con l’antimafia da salotto. Io sono stanco di commemorare persone che muoiono. Gli eroi vivi li lasciamo sempre soli che è la tecnica della mafia: delazione, isolamento e poi morte. In Regione Sicilia, il movimento 5 Stelle che non è nella Regione siciliana abbiamo portato una legge che obbliga le pubbliche amministrazioni a costituirsi parte civile nei processi di mafia. Ovviamente la politica trova l’escamotage: deve essere una persona fisica, eletta del parlamento regionale, a costituirsi parte civile. E nel procedimento contro Lombardo chi doveva farlo per la Regione siciliana, forse Lombardo? E nessun assessore lo ha fatto perché nessuno è stato eletto ma nominato. Basta”.
L’intervento di Mariano Ferro è provocatorio: “C’è qualcuno mafioso qua dentro? E’ ovvio che la mafia abbia fatto danni enormi. Ma non dimentichiamoci che il danno oggi lo fa la Serit che chiede il 36% di aggravio sulle multe. Ma il nostro movimento ha avuto e continua ad avere una campagna stampa decisamente denigratoria. Quando scrivono di noi dicono che siamo mafiosi. Ma i mafiosi siamo noi?”.
Gli fa eco Gianfranco Micciché raccogliendo ad arte un breve applauso dei forconi: “E’ difficile dare torto a Mariano Ferro quando parla della campagna stampa giornalistica”. Il leader di Grande Sud, quindi indica nelle pieghe della burocrazia il vero rischio di annidamento delle illegalità e dei ricatti mafiosi: “Io dico che bisogna cambiare il sistema. Un sistema vessatorio che favorisce il sistema delle tangenti. Stamattina ho avuto riunione con i partiti che mi appoggiano, lo voglio dire a tutti, non c’era la mafia. C’era Grande Sud, il partito dei siciliani e Fli” – dice rivolto provocatoriamente ai candidati che avevano insistito sulle alleanze con il partito di Lombardo.
“Giovanni Falcone nell’intervista a Marcelle Padovani dice non è vero che la mafia cerca disordine. Anzi molto spesso laddove la mafia non uccide è più forte – dice Rosario Crocetta – qualsiasi ragionamento politico non può non partire da questa considerazione. Mariano io sono d’accordo con te quando dici che è insopportabile il giogo della fiscalità sulle imprese ma è tutt’altra cosa dire che la mafia non esiste. O che non danneggia l’economia. E’ difficile dire che nell’agricoltura l’intermediazione dei prodotti agricoli e il trasporto dei prodotti non è in mano alla mafia. Mariano la vuoi fare questa battaglia? Perché non c’è dubbio che gli agricoltori vadano liberati. Però non diciamo che la mafia non esiste. Lo sapete quanto pesa la corruzione sulla nostro economia? Sapete quanto vale in Europa? 240 miliardi di euro. Fondi che eviterebbero le manovre finanziarie che ci stanno strozzando. Lo vogliamo dire che la mafia non è più lupara e coppola, ma colletti bianchi e cravatte?”.
L’ultimo intervento su questo tema spetta a Nello Musumeci: “Non credo all’antimafia predicata. Va praticata. Ho vissuto per anni sotto scorta avendo esercitato il mio compito di presidente di una grande provincia siciliana. Da sempre il patto mafioso con la politica è il sigillo della nostra cattiva amministrazione – e poi ribadisce il tema già lanciato sulla burocrazia – c’è chi è convinto che alla Regione l’assessore governi più dei burocrati. Vuole che parliamo del tema delle aziende confiscate alla mafia? 1540 aziende confiscate, di queste otto su dieci in due o tre anni muoiono. Vivevano quando erano nelle mani dei mafiosi. Quando passano nelle mani dello Stato non riescono a reggere il mercato. E’ la testimonianza di come una parte del mercato sia drogata. sono convinto che sarà una battaglia dura quella di sonfiggere la mafia, campagna dura ma possibile. Per farla occorre che il governatore non sia ricattabile dai partiti e dalle organizzazioni e dai dirigenti”.
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