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Sicilia. Crocetta s’insedia e taglia 21 addetti stampa: la Sicilia si rilancia tagliando occupazione o creandola?
Pubblicato il 17 Novembre 2012
di Fabio CantarellaIl neo governatore Rosario Crocetta dichiara guerra agli sprechi e così decide di congelare le assunzioni a tempo determinato di ben giornalisti in servizio presso l’Ufficio Stampa della Regione Siciliana. Si tratta di ventuno professionisti, molti di essi unica fonte di reddito per la propria famiglia, che nonostante siano legati all’Ente da un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, rischiano di ritrovarsi senza occupazione. E tutto questo in un momento di crisi nel quale non è facile trovare delle alternative lavorative.La nostra testata, fin dalla sua nascita, ha fatto della lotta allo spreco di denaro pubblico un pilastro essenziale della sua linea editoriale, ma a Crocetta vorremmo evidenziare che il rilancio della nostra terra non può certo passare dalla soppressione dei pochi posti di lavoro rimasti in circolazione. Il rilancio passa piuttosto dalla creazione di nuove opportunità di sviluppo e quindi di nuovi sbocchi professionali.Il neo governatore poteva invece pensare di rivalutare le energie lavorative dell’Ufficio stampa della Regione. Piuttosto che licenziare poteva invece assegnare ai giornalisti nuove competenze, molti di essi per esempio potevano essere impiegati per promuovere i siti turistici della nostra regione che sono innumerevoli ma spesso poco conosciuti all’estero e anche nella nostra Penisola. Altri potrebbero essere destinati a rilanciare la pessima comunicazione.Qui di seguito il comunicato emesso dall’Assostampa guidata da Daniele Lo Porto. “La decisione del presidente Rosario Crocetta di tagliare gli sprechi della Regione siciliana partendo dall’Ufficio stampa è inaccettabile e mortifica il lavoro svolto in tutti questi anni dai colleghi. L’idea, poi, che 21 posti di lavoro possano essere cancellati con una dichiarazione in conferenza stampa, quindi fuori dalla normali procedure e ignorando le organizzazioni di categoria, evidenzia un metodo nei rapporti sindacali che respingiamo con forza.
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