Rosario Crocetta è tornato a Catania per inaugurare il comitato elettorale rossazzurro con una festa insieme al “centrosinistra democratico” diffuso. Ci ha poi rilasciato alcune dichiarazioni su temi importanti, argomenti molto delicati…
di Iena Grossa Marco Benanti
Rosario Crocetta torna sotto l’Etna per essere accolto dai suoi sostenitori nella sede del comitato elettorale, in pieno centro. Qualche settimana addietro, c’era stata una prima “overture” del comitato: ieri sera, quella ufficiale. Con tanto di giovani musicisti, materiale di propaganda con annesso banchetto e degustazioni per il pubblico arrivato. Fra cui mancavano alcuni “big” del Pd, come Anna Finocchiaro ed Enzo Bianco. Non abbiamo visto neanche il deputato regionale Concetta Raia. C’erano, invece, altri deputati, consiglieri comunali e provinciali, come Giuseppe Berretta, Giovanni Burtone, Saro D’Agata (capogruppo Pd a Palazzo degli Elefanti), esponenti delle professioni e della “gente che conta” come l’avv. Andrea Scuderi, del sindacato, con il segretario generale della Cgil di Catania, Angelo Villari (con il fratello Gianni, già deputato all’Ars) insieme ad alcuni esponenti delle categorie; ancora, il coordinatore regionale dei Liberal Pd Mauro Mangano, il segretario provinciale del Pd catanese Luca Spataro, quello “cittadino” Saro Condorelli, i “giovani emergenti” come Otello Marilli (sarà il successore di Spataro?), ex deputati pidiessini come Michele Cappella, quelli della “sinistra di sempre” come Giacomo Torrisi e Grazia Giurato, le “teste pesanti” del “centrosinistra diffuso” come Michele Giorgianni, “mecenati di sinistra” come Antonio Presti. E ancora varia umanità, taluni in cerca d’autore, taluni forse d’altro, magari soltanto di farsi vedere. Comunque, non c’era il pubblico delle “grandi occasioni”: il Pd, forse, più di questo, soprattutto a Catania, non può dare. Come certe squadre che oltre la “lotta per non retrocedere” non vanno. Ma -più o meno dignitosamente- vanno avanti.
Ma comunque, Rosario Crocetta ha colto al balzo, come sa fare solo lui, l’occasione per presentare anche due “suoi” candidati: il questore Antonio Malafarina, che a Gela, nel “periodo gelese crocettiano”, fu uomo d’ordine (vicequestore) temuto dalle cosche e l’architetto Marina La Farina “espressione della società civile, delle donne ‘se non ora quando'”-ha chiosato Crocetta. Due candidature –è stato detto- nel solco della legalità (nella foto il candidato Pd con Malafarina e La Farina). Ma abbiamo colto anche noi l’occasione per fare qualche domanda a Crocetta.
Com’è andata alla direzione regionale del Pd del 30 agosto? “È andata benissimo, avevo i ‘cucchi’ (per i non catanesi “quelli che gufano”, ndr) che dicevano che si sarebbero state sorprese. Su cinquanta votanti, uno contro. Meno male che c’è stato uno contro, se no dicevano che era un voto bulgaro (risata del candidato, ndr)”
Ha chiamato Ingroia per caso? “Ingroia io l’avevo chiamato un paio di settimane fa, prima persino che uscisse, gli avevo proposto di fare parte della giunta”.
E cosa ha risposto? “Ingroia, io penso che lui voglia fare il magistrato e io rispetto molto questa sua posizione”.
Sul programma, Crocetta dixit: ci sono “questioni da affrontare, le questioni sono interamente connesse con il rapporto che ci deve essere fra legalità e sviluppo, quindi ritengo che bisogna fare una lotta duracontro la corruzione e il sistema di potere che ha distrutto la Sicilia, contro le mafie e questo credo che possa sviluppare in sé, creare occasioni di sviluppo”.
Ecco le prime iniziaive nei cento giorni, in caso di elezione a presidente: “Lo Bello (Ivan, Vicepresidente nazionale di Confindustria) valuta l’8 per cento del Pil se noi sblocchiamo tutte le richieste di autorizzazioni private e io mi impegno nei primi novanta giorni a costituire in tutta la Sicilia conferenze di servizio semplificate permanenti, che sblocchino almeno la metà di queste autorizzazioni, contribuendo almeno al 4% del Pil e la Sicilia potrebbe essere l’unica regione italiana che incrementa il proprio sviluppo. Ho già detto ripetutamente che se noi utilizziamo, avviamo entro l’anno prossimo, il patto dei sindaci, avremo cinque miliardi e mezzo dall’Europa, creando 24 mila posti di lavoro e per metà chiuderemo la vicenda del precariato siciliano a cui daremo un lavoro vero. In settembre mi incontrerò con i commissari europei per cercare di definire la vicenda dei fondi europei. Credo che questo per i primi cento giorni, insieme alla trattativa che dobbiamo fare sui grandi poli industriali, perché io non accetto che le grandi industrie del Nord, dopo essere state in Sicilia e averla spremuta come un limone, adesso chiudono, lasciando l’inquinamento. E Io questo non lo permetterò, loro devono essere obbligati a risanare, a riconvertire e a rilanciare le produzioni”.
Altri punti programmatici “crocettiani”: valorizzazione della cultura (“non è un caso che ho scelto persino la ‘Fiumara’ di Antonio Presti come simbolo di una Sicilia fattiva, operosa, dove ci sono anche tante persone perbene che investono persino il loro denaro a favore di questa terra”), beni culturali “che devono sviluppare economia”, riconversione dell’agricoltura (“penso soprattutto all’agricoltura biologica, penso alle serre che siano contemporaneamente fotovoltaiche, all’impiego dell’anidride carbonica in agricoltura come fattore di crescita”); ancora “eliminare la mafia del trasporto dei prodotti ortofrutticoli che finiscono nei grandi mercati del centro-nord controllati dalle mafie”, ammodernamento delle ferrovie. A noi, queste proposte, sembrano vagamente rievocare leggermente qualche posizione di Confindustria, ma forse è soltanto un’impressione.
Sulla crisi dell’emittenza locale, sul caso Telecolor-Antenna Sicilia, ecco il “Crocetta pensiero“: “volevo fare un’iniziativa con tutte le emittenti regionali, un’iniziativa di incontro perché vorrei elaborare con loro un testo di legge da fare approvare, perché io voglio proteggere l’editoria piccola e media, perché ritengo che non possano sopravvivere solo quelle che hanno diciamo posizioni dominanti nel mercato, ma vanno difesi i piccoli operatori” .(Ma –ci chiediamo- Mario Ciancio rientra forse nei “piccoli operatori da difendere”?).
Claudio Fava ha chiesto di rispondere ai giornalisti, insomma di rendere noto quanto sta spendendo il candidato Crocetta? “E’ molto semplice –è la risposta del candidato Pd- Io ho un conto corrente elettorale, sto spendendo molto meno…”
Quanto? “ma cosa ho speso io? Questa iniziativa di stasera, per esempio, si autofinanzia. Io l’unico costo che io fino adesso ho fatto è quello di fare i poster e le iniziative sui giornali…”
Quanto sono costati? “Un costo di una pagina su ‘La Sicilia’, siccome ho fatto un accordo globale in tempi di precampagna elettorale, oggi le tariffe sono alte…”
Quanto? “Cinquemila euro”
Tuttto quanto? “No, cinquemila euro a pagina. Ne ho fatte quattro. Non credo di avere fatto, penso che come parlamentare europeo credo me lo possa pure permettere di pagarle persino io”.
E ancora abbiamo chiesto “lumi” sulla megaopera caldeggiata dai Poteri Forti, il rigassificatore di Melilli. Ne abbiamo parlato già su ienesicule, evidenziando l’allarme sulla sicurezza collettiva, la sorte del territorio e la pelle di migliaia di siciliani lanciato da ambientalisti e “comitati del no”. Ecco cosa ci ha risposto Crocetta: “io sono intervenuto più volte. Il pericolo non è il rigassificatore com’è noto, perché le tecnologie sono molto avanzate,oggi il gas viene imbottigliato –in pratica, per usare parole semplici- col sistema della pressione, ma col sistema del raffreddamento. Ha un’indotto incredibile che è l’industria del freddo, però il sito attorno è un sito pericoloso, non solo nelle condizioni quando ci sarà il rigassificatore, persino attuali. Per cui, le condizioni se si vuole realizzare quel rigassificatore senza mettere a rischio quell’area è quella di imporre alle industrie circostanti quei sistemi di sicurezza che sono necessari perché ci può essere un effetto domino che viene dall’esterno sul rigassificatore”.
Con le misure di sicurezza si potrebbe fare? “Certo, perché l’uomo faber affronta il rapporto con l’industria, però creando l’industria che è ecosostenibile…”
Ma ci sono molti comitati contro? “No, ma i comitati sono contro per le questioni della sicurezza, non per la questione che in modo pregiudiziale si oppongono ai processi industriali, perché le cose che hanno attualmente a Melilli sono molto più pericolose a Siracusa di quella dello stesso rigassificatore. Ed è lì che bisogna intervenire. Per cui, se non ci sono queste misure preventive è inutile parlare di rigassificatore”.
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