Sicilia disoccupata, Acli: tasso di attività di 13 punti al di sotto della media nazionale!

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Congresso Acli Sicilia, I dati sul lavoro: nell’Isola più disoccupati e più pessimisti

Il presidente Scirè: “Il futuro dei nostri giovani purtroppo non sarà in Sicilia.

Ma c’è ancora spazio per la speranza”.

Più disoccupazione in Sicilia rispetto al dato nazionale, e siciliani  più pessimisti che in altre regioni della Penisola. Lo dicono gli ultimi dati analizzati dalle Acli siciliane su base ISTAT: il confronto tra l’Isola e l’Italia continentale è assai preoccupante anche per quel che riguarda il tasso di attività, che in Sicilia risulta essere  di 13 punti percentuali al di sotto della media nazionale. E i giovani, a causa di questa situazione occupazionale difficile, sempre più spesso rinunciano al lavoro e anche alla formazione, e in definitiva al loro futuro. In occasione di “Niente paura,con le Acli attraversiamo il cambiamento”,  il congresso regionale aclista che si terrà a Catania sabato 9 aprile all’hotel Nettuno, a partire dalle 9,30, si prepara ad un’analisi non solo interna ma anche focalizzata sui grandi temi, il lavoro in testa.

 Per il presidente regionale e vicepresidente nazionale Santino Scirè, i dati parlano chiaro: gli indicatori, seppur sintetici “definiscono un quadro occupazionale piuttosto complicato, soprattutto se si tiene conto del fatto che neanche l’Italia continentale potrà essere utilizzata come camera di compensazione occupazionale. In Italia la disoccupazione giovanile a febbraio 2016 è salita al 39,1%, ma secondo dati, in alcune province siciliane questa va ben oltre il 70%. Il futuro dei nostri giovani purtroppo non sarà in Sicilia, la regione europea con il tasso di occupazione più basso,  e neppure in Italia ancora alle prese con un emorragia occupazionale che non è stata fermata neanche dall’ultima riforma del mercato del lavoro”.

 Veniamo ai dati più significativi: a febbraio 2016 la disoccupazione in Italia torna a salire (+0,1%) e calano gli occupati (-97mila posti). Ciò a causa della fine dell’effetto degli sgravi fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato previsti dalla legge di stabilità del 2015. Dopo la forte crescita registrata a gennaio 2016 (+0,7%, pari a +98 mila) correlata agli incentivi introdotti dalla legge di stabilità 2015, il calo dell’ultimo mese riporta i dipendenti ai livelli di dicembre 2015 (fonte Istat 2016). Nel Paese torna a crescere anche il tasso di inattività (36% + 0,2%). In calo anche il numero degli occupati che a febbraio 2016 fa registrare una perdita di circa 130000 unità rispetto alla fine del 2015.

È all’interno di questa cornice che vanno interpretati i dati relativi alla Sicilia, che presenta un tasso di occupazione ben inferiore a quello nazionale: 41,1% dell’isola contro il 56,7% (a febbraio sceso a 56,4%).

Il tasso di disoccupazione siciliano (20,5%) si presenta di gran lunga superiore non solo alla media nazionale (11,9%), ma anche ai valori registrati al Centro 10,6% e nel Mezzogiorno 19,4%.

Il confronto con l’Italia settentrionale è assai preoccupante anche per quel che riguarda il tasso di attività, che risulta essere per l’isola di 13 punti percentuali al di sotto della media nazionale.

Prosegue Scirè, “questa situazione ha un riverbero drammatico sui giovani che sempre più spesso rinunciano al lavoro e anche alla formazione, al futuro. In questo contesto anche la possibilità di farsi una famiglia diventa un miraggio. Comprare o affittare un alloggio dignitoso, potersi permettere di fare anche un solo figlio e prendersene cura in un Paese dove di certo il welfare non fa faville, diventa un miraggio. Per le Acli non é un caso che la ricerca dell’occupazione sana e dignitosa e l’attenzione ai giovani, restano comunque al centro anche in questa edizione congressuale 2016”.

Altri dati: nel 2015 quasi 4 siciliani di età compresa tra i  15 e i 29 non studiavano e non lavoravano, il valore scende al 25,7% a livello nazionale; allargando la classe di età ai giovani di 34 anni il dato isolano dei neet (giovani non occupati, non in istruzione, non in  formazione) peggiora, salendo al 42,1%.

Che fare? “Nel dna degli aclisti resiste, sempre più forte, la passione intelligente per il presente e il futuro dell’Italia e degli italiani- conclude il presidente di Acli Sicilia -. Per chi crede che un cammino di azione e di fede sia possibile, non è uno slogan. Continuiamo ad analizzare la realtà che ci circonda senza edulcorare la pillola ma la speranza di farcela è forte. La Sicilia possiede risorse intellettuali e naturali di alto valore. Spetta a noi tutti crescere avendo ben chiari i valori etici e democratici che ci appartengono”.

 

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Redazione Iene Siciliane

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