Sicilia, Fabio Mancuso e Filippo Drago salutano il Pdl e il duo Firrarello-Castiglione

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di iena politica

E così alla fine il deputato regionale Fabio Mancuso (nella foto quasi abbracciato con il sindaco di Catania Raffaele Stancanelli) ha lasciato il Popolo della Libertà e il gruppo Firrarello-Castiglione nel quale ha militato sino a qualche giorno addietro. E pensare che solo qualche mese fa (lui, ma anche il suo fraterno amico Filippo Drago, sindaco di Aci Castello), nel corso di un affollato incontro all’Ares Hotel di San Gregorio, promise fedeltà e lealtà al Pdl e al senatore Firrarello. In quell’occasione qualcuno ebbe il coraggio di chiedere l’espulsione dal Pdl di Mancuso e Drago che, nell’ultima tornata di amministrative, a Sant’Agata li Battiati avevano sostenuto il candidato sindaco del Mpa, Carmelo Galati, legale di fiducia del governatore Raffaele Lombardo, piuttosto che Marco Rubino candidato del Popolo della Libertà. Il senatore Firrarello, però, li difese a spada tratta, nonostante quasi tutti i militanti del Pdl presenti all’incontro stigmatizzarono il loro comportamento che in tutti i modi si può definire tranne che da uomini di partito. E adesso ecco il ringraziamento! Avrebbe fatto meglio a buttarli fuori Firrarello piuttosto che difenderli, oggi ne avrebbe guadagnato l’intero suo gruppo in termini di credibilità e consistenza.

Probabilmente alla fine Fabio Mancuso e il suo movimento, costituito insieme all’amico di sempre Filippo Drago, “sbarcherà” proprio nella nuova formazione politica annunciata da Gianfranco Micciché. E a dire il vero Fabio Mancuso aveva già dato un segnale in tal senso qualche settimana addietro allorché si era unito all’iniziativa di Innocenzo Leontini di lavorare ad una nuova formula politica. In quell’occasione avevano aderito al progetto di Leontini, oltre a Fabio Mancuso, anche Nino Beninati, Edoardo Leanza e, appunto, Fabio Mancuso.

“Impegno e Territorio”, così si chiama la nuova formazione politica di Mancuso e Drago, alle prossime regionali scenderà quindi in campo a sostegno di Gianfranco Micciché. Un movimento voluto fortemente anche da Filippo Drago, sindaco di Aci Castello ex deputato nazionale con trascorsi nell’Udc. Passato nel 2008 al Pdl, è stato eletto sindaco ad Aci Castello grazie ad un grande sforzo del Pdl che pur di aiutare lui rinunciò a sostenere con la stessa decisione altri suoi uomini candidati a sindaco negli altri comuni. Giuseppe Castiglione, Pino Firrarello e Basilio Catanoso (pensate che Gianluca Cannavò, consigliere provinciale fedelissimo di Catanoso, trascorse l’intera campagna elettorale ad Aci Castello, dalla mattina alla sera, trascurando di aiutare gente nata e cresciuta nel suo gruppo politico pur di dedicarsi alla causa di Drago). E alla fine sono stati ricompensati…

“Insieme ad un gruppo di amici e di cittadini – spiega Filippo Drago abbiamo dato vita ad una formazione civica autonoma e territoriale, svincolata da ogni logica di partito nazionale, vicino alla gente, ben salda a valori quali il rispetto delle regole e la coerenza delle idee. Sta per profilarsi – continua – una nuova ed intensa stagione politica, che nel giro di pochi mesi vedrà il rinnovo delle istituzioni regionali e nazionali per questo crediamo sia necessario operare quelle riflessioni e quelle scelte utili per determinare il futuro delle nostre comunità. Viviamo una fase di profonda e dura crisi economica, sociale e di valori, ma anche di innegabile difficoltà della politica, in particolare dei partiti nazionali che sono ormai lontani anni luce dalle istanze dei cittadini e distanti dall’idea di partecipazione attiva, avendo perso il potere di rappresentanza ed il senso di impegno diretto per la crescita delle comunità, ed hanno deciso di abbandonare i territori per interrompere il dialogo con la base, lasciando sfiorire quei sentimenti di militanza e passione civica che nel passato hanno contraddistinto storiche battaglie a difesa di valori fondamentali”.

Dopo le dichiarazioni di Filippo Drago, ecco a seguire la lettera con la quale mancuso annuncia le dimissioni dal Pdl.

“Nella vita di un politico, lunga o breve che sia arriva il momento di fare una pausa di riflessione sulla propria militanza, il proprio impegno e lanciare uno sguardo verso il futuro. Si tratta di una riflessione che da diverse settimane sto facendo con gli amici e i tanti sostenitori che non sono mai mancati, soprattutto in alcuni momenti difficili della mia vita personale.

Tale percorso di analisi e valutazione mi ha condotto a compiere una scelta certo non facile, ma che sicuramente mi permette di rimettere in gioco la mia persona, il mio lungo impegno politico di deputato regionale ed amministratore locale e in particolar modo il rapporto di fiducia con i simpatizzanti e gli elettori.

Ho deciso di lasciare il Popolo della libertà. Il partito del “predellino”, come tanti polemicamente lo definivano, che al contrario per me era un vero movimento di popolo che solo un non-politico geniale e creativo come Silvio Berlusconi poteva pensare e realizzare.

Quando si lascia un partito, di consuetudine si rilasciano dichiarazioni al vetriolo, accusando altri, dirigenti o amici di partito e lamentando scarsa conduzione o mancanza d’iniziative. Nel mio caso lascio perché il Popolo della libertà, a causa di una politica sul territorio basata su organigrammi, apparati e gestione partitocratica, in pochi anni perde il “popolo” e della libertà ne fa carta straccia. Non ho da polemizzare con nessuno.

Ma non posso esimermi dall’evidenziare che ai gazebo e al contatto con la gente si è voluto scegliere il metodo delle tessere e i riti consunti della vecchia partitocrazia: congressi e uffici partitici. Riti a cui la classe dirigente del Pdl della provincia di Catania si è sempre trovata a proprio agio considerati la conduzione e l’esito del recente congresso provinciale.

Io personalmente, come mio costume, ho voluto sempre e solo assicurare il continuo coinvolgimento dei simpatizzanti e sostenitori, dei tanti amici a cui non si può chiedere solo occasionalmente il loro sostegno, ma occorre renderli protagonisti della costruzione di un progetto politico.

Ho deciso di lasciare il Popolo della libertà. Per andare dove? Nel mio caso non in altri contenitori o partiti, ma riappropriandomi delle mie origini, delle mie radici ed della mia identità politica: quella di semplice consigliere comunale e poi amministratore, come Sindaco della mia città, Adrano, che hanno scandito l’inizio della mia militanza politica.

Non sposo l’antipolitica e la demagogia, ma certo è necessario riafferrare fortemente le istanze del territorio, delle famiglie, dei giovani. Chi vuole ancora per la Sicilia pensare a formule ideologiche si accomodi pure, preferisco rilanciare la mia sfida politica confrontandomi con le immense risorse umane, culturali e sociali che questa terra sa garantire.

Ho deciso di lasciare il Popolo della libertà. Non posso però occultare in questa decisione la spinta decisa e forte che mi hanno dato i tanti militanti politici locali, in particolar modo i consiglieri comunali, i veri pilastri delle istanze della gente, efficace cerniera fra la politica e i bisogni reali del territorio.

Ed un politico non può camuffare anche motivazioni personali in scelte simili. Infatti la politica è impegno e militanza, ma è anche fatta di passione e sentimenti. Alla indifferenza e al distacco più o meno interessato, preferisco continuare il mio impegno politico con chi ci mette il cuore, la passione e la vera amicizia disinteressata, che uno ritrova, quando meno te l’aspetti, in momenti non facili e ardui.

Lasciando il Pdl non giro gli ostacoli, ma anzi li pongo nel mio cammino, certo e confortato dal non essere solo e sicuro di un cammino condiviso e partecipato”. Fabio Mancuso

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Redazione Iene Siciliane

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