Sicilia, infrastrutture: quella montagna di soldi (oltre un miliardo e cento milioni di euro!) per l’acqua….


Pubblicato il 15 Luglio 2012

Più di un miliardo di euro di investimenti al sistema idrico siciliano. Che ne sarà?

Di Domenico StimoloPer l’esattezza si tratta di 1.161.000.000 di euro. Una cifra di grandissimo rilievo, specie in questo periodo di crisi e di assoluta ristrettezza finanziaria complessiva. Il mega investimento è stato deliberato nella risoluzione del Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) del 30 aprile, -” a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione – programmazione regionale e sulle risorse liberate a valere sulla programmazione comunitaria 2000 – 2006″-, pubblicata pochi giorni addietro.

L’iniziativa si inserisce nel contesto di un intervento nazionale per superare le procedure di infrazione comunitarie n° 2034/2004 (sottoposta al giudizio della Corte di Giustizia dell’Unione europea) e 2009/2034 che riguardano la mancata applicazione della direttiva 91/171/CE inerenti la gestione del convogliamento / degli scarichi reflui e della depurazione. Le procedure del 2004 e del 2009 riguardano rispettivamente agglomerati urbani con carico di scarico generato maggiore di 15.000 e 10.000 abitanti equivalenti che scaricano in aree non sensibili e “sensibili”. Nel primo caso l’obiettivo doveva essere raggiunto al 31 dicembre 2000, nell’altro al 31 dicembre 1998.

Le infrazioni economiche poste, con cifre molto considerevoli, si riferiscono al mancato rispetto degli art. 3 (insufficienza del sistema fognario e sistemi individuali non appropriati), art. 4 (mancanza di trattamento delle acque reflue, livello di trattamento non adeguato, valori allo scarico non conformi, etc), e art. 5 (valori allo scarico non conformi. Per aree urbane oltre i 15.000 abitanti inizialmente il riferimento riguardava 159 agglomerati urbani in Italia, poi scesi a 104; a livello nazionale le aree urbane oltre 10.000 abitanti interessati sono 143.

Dato l’enorme ritardo accumulato sull’ adeguamento ai requisiti europei, 15 anni di fatto, entro il 2015 devono essere tassativamente realizzate tutte le opere di infrastrutturazione necessarie. Gli investimenti sono rivolti anche “al miglioramento del servizio idrico”. In Sicilia la situazione è a “macchia di leopardo”, con situazioni territoriali di grandissima carenza e di allarme. Scorrendo i dati del Report ” Ecosistema urbano 2011″ di Legambiente, relativamente alla “capacità di depurazione” – Indice composto da: % abitanti allacciati agli impianti di depurazione, giorni di funzionamento dell’impianto di depurazione, capacità di abbattimento del COD (%) – e alla “dispersione della rete” – Differenza tra l’acqua immessa e l’acqua consumata per usi civili, industriali, agricoli (%) -, emergono tutti gli aspetti di strutturale mancanza riguardo il sistema fognario, gli allacciamenti, la depurazione, la dispersione nella rete distributiva. Alcuni esempi:

a Catania solo il 19% delle acque reflue vengono depurate, l’80% della popolazione non è allacciata al sistema fognario, quindi il “tutto” viene rimesso nel sottosuolo; il 53% delle acque immesse nel sistema di distribuzione cittadino sono disperse senza arrivare ai rubinetti dei cittadini e alle strutture produttive. A Palermo le acque reflue depurate sono pari al 32%, nel sistema distributivo si perde il 49% del prezioso liquido. Siracusa ha un buon esito operativo sulla depurazione, con il 93% ( dato 2009), pessimo, con il 50%, sulle perdite nella rete distributiva. Messina, non sono pervenuti i dati per ambedue i parametri, pertanto la situazione non è rilevabile. Sulla capacità di depurazione:Trapani è all’85%, Agrigento al 70% ( dato 2009), Enna al 61%, Caltanissetta, dati non pervenuti, Ragusa, 99%. Sulla dispersione di rete nelle piccole città capoluogo: Trapani è al 19%, Ragusa – 32%, Enna – 34%, Agrigento – 40%, dato 2009, Caltanissetta, dati non pervenuti.

Come di conseguenza arguibile la situazione catanese è proprio catastrofica, segue a ruota Palermo. Giusto per riflettere in maniera adeguata sull’oggetto in causa è sempre bene ricordare che per la civiltà umana, le reti fognarie, prima, e la depurazione delle acque, dopo, per le comunità allocate collettivamente in siti urbani hanno rappresentato l’aspetto prioritario di salvaguardia della salute, di prevenzione principale sull’insorgenza di virus e malattie determinate dalla non salubrità dei luoghi cittadini abitati.

Sul piano regionale complessivo ben 90 comuni sono totalmente privi di depurazione, molte altre realtà sono insufficienti o mostrano palesi carenze. I provvedimenti assunti dal CIPE prevedono per la Sicilia ben 96 interventi, distribuiti su 100 voci realizzative. Sugli investimenti le parti economiche più rilevanti riguardano la provincia di Catania, pari a 607 milioni di euro:

– Opere fognarie per la salvaguardia dell’area marina protetta isole dei Ciclopi – collettore di convogliamento dei reflui da Capo Mulini al vecchio allacciante del comune di Catania, con recapito finale al depuratore di Pantano D’Arci: 21.700.000 euro.- Realizzazione impianto di depurazione consortile di Acireale ed estensione reti comunali: 133.699.570 euro.- Provincia di Catania – Adeguamento dell’impianto di depurazione di Adrano ed estensione della rete: 7.088.819 euro.- Completamento della rete fognaria del comune di Caltagirone: 2.892.507 euro.- Completamento depuratore consortile di Catania ed estensione della rete:213.122.922 euro.- Completamento depuratore consortile di Mascali ed estensione della rete:23.587.982 euro.- Completamento depuratore consortile di Misterbianco ed estensione della rete:204.967.660 euro.- Adeguamento dell’impianto di depurazione consortile di Scordia – progetto dicompletamento: 1.000.000 euro.

Della parte restante le progettazioni infrastrutturali più significative sono: Provincia di Messina – Costruzione nuovo ID a Tono e collettori di adduzione per 40 milioni di euro; Provincia di Palermo – Completamento collettore sud orientale pirca 47 milioni di euro; Provincia di Trapani – Collettamento delle frazioni di Trasmazzarro e Tonnarella al depuratore di Bocca Arena, per 23 milioni di euro; Provincia di Messina-Progetto di potenziamento, adeguamento al D. L.vo 152/99 dell’impianto di depurazione in Giammoro (ME) con riuso acque reflue e fanghi “R/66-C”, per 23, 6 milioni di euro; Provincia di Trapani – Realizzazione rete fognaria di Triscina e collettamento all’impianto di depurazione di Via Errante Vecchia, per 22, 5 milioni di euro.

A “naso” è l’investimento concreto per omogeneità tematica più grande effettuato nell’isola nel corso del tempo. La rete affaristica-clientelare-politica-mafiosa, quella che nel corso di tanti decenni ha largamente messo le mani e depredato gli enormi finanziamenti pubblici, statali ed europei, nominalmente dedicati alla comune utilità, allo sviluppo sociale-economico-ambientale della Sicilia, introiettandone enormi e criminali profitti, contribuendo in maniera significativa a condannare la nostra isola all’endemico sottosviluppo, alla povertà, alla disoccupazione e all’emigrazione, è certamente in agguato.

Sono specializzati a sentire “l’odor dei soldi”. Sono scientificamente perfezionati, con l’aiuto di tanti signori cosiddetti “bene” nelle professioni in uso, a piazzarsi in prima fila, corrompendo, costruendo cordate, consolidando le posizioni loro e degli amici reclutati per il “concorso”, ungendo tutte le ruote di servizio, per trarne lauti guadagni, sviarne gli indirizzi, compromettendo la qualità delle opere. Riguardo questo mega investimento sul sistema idrico siciliano, finalizzato a colmare gli enormi ritardi che caratterizzano Catania e le altre aree isolane, bisogna necessariamente evitare che questo avvenga.

La sensibilità civica e democratica dei cittadini siciliani sull’acqua Bene Comune e sui nessi e connessi ad essa correlati sono cresciuti alquanto nel corso di questi ultimi anni. La mancanza di adeguata rete fognaria a Catania, Palermo, e nelle altre zone, dell’assoluta insufficienza della depurazione, degli scarichi reflui perversamente svuotati nelle acque marine o sversati nel sottosuolo, è stata ripetutamente denunziata e portata alla pubblica attenzione dai movimenti ambientalisti e sociali, dai cittadini, collegati alla tematica dell’ “Acqua Pubblica”.

Il danno per la salute dei cittadini è diventato anche beffa nel momento in cui si è preteso da parte delle società che gestiscono il servizio il pagamento di una prestazione ( depurazione) inesistente. A Catania città, ma non solo, si aspetta ancora che la Sidra, interamente partecipata dal Comune di Catania, restituisca ai cittadini le cifre economiche, diversi milioni di euro, indebitamente riscosse. Il sindaco non ha mai assunto ruolo propositivo, rimanendo nel silenzio.

E’ necessario, quindi, l’allertamento proficuo e costante dei cittadini e delle strutture sociali sensibili, in termini di pressione, di controllo e di partecipazione diffusa. Le opere programmate devono essere fatte presto e bene. Il contesto politico in atto nell’ambito regionale e in diverse aree territoriali comunali e provinciali, date le strutturali inefficienze e decadenze gestionali, le compromissioni con i gestori del malaffare e con gli apparati della mafia – così come insegnano “vecchie” e nuove questioni -, non è proprio foriero di buoni auspici.

Le buone volontà e le coscienze civili presenti nei territori della Sicilia, scevre da condizionamenti e compromissioni sempre in agguato, hanno una grande occasione tangibile per fare valere i principi della legalità, per la salvaguardia dell’ambiente e della salute. Riavviare, come già avvenuto sui referendum dello scorso anno, un grande processo di concreta e democratica partecipazione popolare, foriero ad attivare e realizzare il necessario corso di riscatto morale e materiale dei siciliani. Non più rinviabile.


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