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Sicilia, le panzane di Crocetta, gli interessi Usa, il Muos, l’ avv. Papandrea(coordinamento comitati contro l’opera): ” diciamo qualche verità…”
Pubblicato il 13 Agosto 2013
Sul megaimpianto di guerra, abbiamo sentito uno dei consulenti legali che sostiene questa battaglia di civiltà e anche ormai…contro le minchiate di un governatore-macchietta…
di iena senza elmetto Marco Benanti
Ieri è arrivata l’annuncio, dopo le “esternazioni presidenziali” su mafia e movimento contro l’installazione di Niscemi, della querela da parte dell’avv. Goffredo D’Antona contro il governatore Crocetta. Che ha concluso la giornata a modo suo continuando nell’ “opera” già avviata, gettando ancora ombre sul movimento contro il Muos.
Aveva già dichiarato poco prima Crocetta: “ho impedito in tutti i modi l’istallazione del Muos a Niscemi, sia quand’ero parlamentare europeo sia da presidente della Regione”.
Il Presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta o meglio Saro Confindustria, quindi, si difende e rilancia. Lo fa, con il suo stile inconfondibile, cioè con un comunicato stampa. Con sotto la sua firma. Stile anglosassone.
E che dice Saro Confindustria?“Da parlamentare europeo mi e’ stato risposto che le direttive comunitarie in materia ambientale non si applicano per i siti di rilevanza strategica militare, da presidente ho fatto molto di più: ho revocato l’autorizzazione data dai precedenti governi nazionale e regionale per l’istallazione dell’impianto per una sola questione di competenza regionale, quella della valutazione ambientale. Quando l’Istituto Superiore di Sanità ha dichiarato che il Muos non supera i limiti di emissione previsti dalla legge, il governo siciliano non ha avuto altra scelta che rispettare la legge, a meno di non commettere reati penali ed esporre regione a un risarcimento danni di 18 miliardi dollari. Pretesa nata in a causa delle precedenti autorizzazioni che hanno creato interessi economici dovuti in favore di terzi…”Poi altre dichiarazioni fra il vittimistico e il polemico “politico”. Uno stile populista che è un altro dei “dischi rotti” di questo governatore-macchietta.
Su queste dichiarazioni abbiamo sentito l’avv. Sebastiano Papandrea (nella foto, a destra accanto ad Alfonso Di Stefano, uno degli animatori del movimento), consulente legale del coordinamento regionale dei comitati “No Muos”.Avendo conoscenza della carte processuali perché, come avvocato, mi sono occupato delle vicende riguardanti il Muos davanti alla giustizia amministrativa, ritengo doveroso intervenire per rettificare alcune affermazioni del Presidente Crocetta.In primo luogo va chiarito che le affermazioni riguardo una presunta penale da 18 miliardi di dollari, sono prive di alcun riscontro.Ci spieghi meglio….Se tale circostanza fosse stata vera, il Ministero della Difesa che si è arrampicato sugli specchi per giustificare la propria legittimazione, avrebbe prodotto il documento. In realtà, l’unico documento prodotto era una email, nella quale un militare statunitense sosteneva che il Governo americano sprecava (we waste) 50.000 dollari per ogni giorno di sospensione lavori.L’email, tuttavia non conteneva alcun addebito, né richiesta risarcitoria, né tantomeno prova dell’asserita perdita e dell’esattezza della sua quantificazione. Tanto che l’avvocatura sosteneva che, in caso le revoche si fossero rivelate illegittime, il governo statunitense avrebbe “potuto” richiedere i danni.Si trattava di un evidente artifizio perché stranamente, lo stesso Governo Italiano aveva chiesto al Tar che dichiarasse l’illegittimità delle revoche e, quindi, la pronuncia dalla quale poteva dipendere la richiesta risarcitoria nei propri confronti.Tanto che lo stesso Tar Palermo, nell’ordinanza del 9 luglio ha dichiarato che la richiesta risarcitoria sarebbe stata inaccoglibile per motivi intrinseci alla domanda stessa.E quindi cosa è accaduto?Il Tar aveva riconosciuto la legittimità delle revoche sulla scorta della verificazione del prof. D’Amore che aveva accertato l’irregolarità dell’intera istruttoria del procedimento autorizzatorio avvertendo dei rischi connessi alla salute, ad interferenza con apparecchi medicali e di uso comune e con il traffico aereo.Lo stesso Tar chiariva che il principio di precauzione imponeva la revoca delle autorizzazioni finché non fosse fugato ogni ragionevole dubbio sulla nocività dell’impianto Muos.Ma lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità che cosa sanciva, se sanciva qualcosa?“C’è da chiedersi: ma lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità fugava tali dubbi? La risposta è negativa. I dubbi sarebbero stati fugati solo se tutti gli studiosi si fossero espressi in modo uniforme ma, premesso che lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità chiarisce che si tratta di una valutazione scientifica non valida ai fini delle autorizzazioni amministrative, lo stesso studio, pur pervenendo alle conclusioni che conosciamo, evidenzia che non sono conosciuti gli effetti a lungo periodo dell’esposizione all’elettromagnetismo e che non sono studiati gli effetti delle interazioni fra inquinamento chimico ed elettromagnetico. Se a ciò si aggiunge che i tecnici incaricati dalla Regione, in particolare il Prof. Zucchetti, hanno allegato serie contestazioni alle valutazioni dell’Istituto Superiore di Sanità sui campi elettromagnetici, che le misurazioni dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, ndr) effettuate nell’arco di una settimana contraddicevano anni di rilevazioni dell’Arpas (Agenzia Regionale Protezione Ambiente Sicilia, ndr)… Sussistevano seri motivi per continuare ad applicare il principio di precauzione.Tale principio, infatti, impone che siano evitati quei comportamenti dei quali, pur non essendoci certezza scientifica, ci sono fondati motivi di dubbio sulla loro nocività. Ed è evidente che il dubbio persiste fintanto che non si formi una certezza contraria che nell’ipotesi di cui discutiamo era impedita dalle contrastanti affermazioni del Prof. D’Amore e del Prof. Zucchetti.Nel caso di specie, peraltro, a parte gli effetti negativi sulla salute, sussisteva la certezza dell’influenza negativa, quantomeno, su alcuni insetti essenziali per l’ecosistema della sughereta. Anche questa considerazione, trattandosi di installazione da autorizzare in area protetta, avrebbe dovuto impedire la prosecuzione dei lavori.Crocetta, cosciente di ciò ha provveduto a revocare le precedenti revoche prima del pronunciamento del Cga. Ci chiediamo: Perché? Perché non ha preso in considerazione le note dei propri tecnici? Perché non ha aspettato la decisione del Cga?
Cosa viene fuori dalle carte processuali?Guardando le carte processuali, risalta l’atteggiamento piccato dell’avvocatura la quale, per conto del Ministero della Difesa, rileva come le revoche fossero contrarie all’accordo raggiunto fra il Ministero e la Regione Siciliana allorché si era stabilito di sospendere solo temporaneamente i lavori in attesa del via libera da parte dell’Istituto Superiore di Sanità. Via libera che era dato per scontato.Inoltre, fra i documenti recuperati da “Anonimus” spicca una lettera del funzionario regionale il quale, dopo la revoca, autorizza dei lavori di messa in sicurezza. Il predetto funzionario ci tiene a premettere che la Regione non ha impedito di fare alcunché. Ma come… allora cosa avete revocato se non impedite alcunché? Fa da contraltare la difesa dell’avvocatura regionale la quale, per contrastare la presunta richiesta risarcitoria dichiara che la Regione non ha mai ostacolato alcun lavoro che, semmai, la colpa è degli attivisti No Muos che hanno bloccato i lavori -e meno male, aggiungiamo noi”.E quindi?Questo ci aveva fatto gridare già da tempo che era tutta una messinscena e che la ripresa dei lavori faceva parte di un programma concordato dalla Regione rispetto al quale lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità -organo ministeriale e di parte- era solo una foglia di fico. La prova si è avuta con la revoca della revoca prima della pronuncia del Cga e contro il parere dei tecnici incaricati dalla Regione e del verificatore del Tar. Ciò perché, nel caso in questione, l’unico controllo, trattandosi di opera in area protetta, è quello legato alle autorizzazioni ambientali di competenza esclusiva della Regione che, differentemente da quanto affermato da Crocetta aveva pieno diritto di fermare la realizzazione degli impianti ove, in autotutela avesse rilevato vizi del procedimento autorizzatorio. Vizi, lo ripetiamo, ritenuti sussistenti dal Tar con provvedimento del 9 luglio.Evidentemente, quindi, i 18 miliardi di dollari, inventati da sana pianta, in ogni caso non sarebbero stati richiedibili fintanto che un organo giurisdizionale avesse dichiarato la legittimità delle revoche. Cosa, sino a quel momento avvenuta posto che il Tar Palermo aveva rigettato le sospensive richieste dal Ministero della Difesa e che, presumibilmente, sarebbe avvenuta anche successivamente posto che nessuno studio scientifico presentabile alla giustizia amministrativa come indipendente fugava ogni dubbio sulla nocività per la salute e l’ambiente dell’impianto. L’unico studio indipendente, quello del verificatore nominato dal Tar Prof. D’Amore andava, anzi, in senso opposto affermando la pericolosità dell’impianto.Ma Crocetta ha qualche ragione?Su un punto, Crocetta ha ragione: sulle competenze nazionali. Da tempo ripetiamo che un’opera come il Muos, trattandosi di installazione militare ad uso esclusivo della marina statunitense -non Nato né misto Nato-Usa-, doveva essere autorizzata con accordo bilaterale nelle forme previste dall’articolo 80 della Costituzione, previa autorizzazione parlamentare. Il Parlamento, invece è stato spogliato delle proprie competenze perché mai investito della questione. La costruzione del Muos lega indissolubilmente l’Italia alla politica militare degli Stati Uniti. Trattandosi di opera strategica essenziale della quale non potremo impedire l’uso in caso di conflitto al quale non partecipi l’Italia come stato. La sua costruzione ha quindi una valenza non solo tecnica o economica, ma politica. Il passaggio parlamentare era quindi necessario. La mancanza di autorizzazione rende illegittimo l’accordo bilaterale che autorizza la costruzione e, a cascata, tutti gli atti successivi.Su questo, le forze politiche che si dichiarano No Muos dovrebbero fare sentire la loro voce in parlamento imponendo al Ministero la sospensione dei lavori illegittimi per difetto di autorizzazione ai sensi dell’articolo 80 della Costituzione.Si è detto che la manifestazione del 9 agosto è finita in violenze. Lei cosa dice?Io ero presente ed ho visto almeno 4000 persone. Fra queste mamme coi bambini, persone anziane, esponenti delle Istituzioni. A parte piccoli tafferugli, della durata di pochi minuti, nessun atteggiamento violento, nemmeno slogan offensivi o violenza verbale. Persino l’invasione della base, a parte il taglio delle reti, è stata un atto dimostrativo di riappropriazione del territorio e si è svolta in un clima di festa. Nessuna violenza solo tanta gente festante. Nessuno si è avvicinato alle antenne per danneggiarle ed essendo entrati almeno mille, a fronte di forze dell’ordine inesistenti, se vi fossero state intenzioni violente l’epilogo sarebbe stato tutt’altro di quello che tutti abbiamo potuto vedere: una festa per il territorio riconquistato.Non c’erano anarcoinsurrezionalisti, sui mafiosi stendo un velo pietoso -mi dispiace che Crocetta si sia ridotto ad affermare queste cose, evidentemente patisce l’orrore di quello che ha fatto- ma un movimento maturo che ha dato un segno di grande civiltà.Per quanto mi riguarda la battaglia continuerà nei tribunali ed i comitati, rivitalizzati, continueranno la propria battaglia sul territorio coinvolgendo le amministrazioni più sensibili. Il mio appello è oggi per la politica nazionale perché prenda coscienza del problema delle basi americane in Italia e della violenza al territorio ed ai cittadini che queste comportano.
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