Sul megaimpianto di guerra, abbiamo sentito uno dei consulenti legali che sostiene questa battaglia di civiltà e anche ormai…contro le minchiate di un governatore-macchietta…
di iena senza elmetto Marco Benanti
Ieri è arrivata l’annuncio, dopo le “esternazioni presidenziali” su mafia e movimento contro l’installazione di Niscemi, della querela da parte dell’avv. Goffredo D’Antona contro il governatore Crocetta. Che ha concluso la giornata a modo suo continuando nell’ “opera” già avviata, gettando ancora ombre sul movimento contro il Muos.
Aveva già dichiarato poco prima Crocetta: “ho impedito in tutti i modi l’istallazione del Muos a Niscemi, sia quand’ero parlamentare europeo sia da presidente della Regione”.
Il Presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta o meglio Saro Confindustria, quindi, si difende e rilancia. Lo fa, con il suo stile inconfondibile, cioè con un comunicato stampa. Con sotto la sua firma. Stile anglosassone.
E che dice Saro Confindustria?“Da parlamentare europeo mi e’ stato risposto che le direttive comunitarie in materia ambientale non si applicano per i siti di rilevanza strategica militare, da presidente ho fatto molto di più: ho revocato l’autorizzazione data dai precedenti governi nazionale e regionale per l’istallazione dell’impianto per una sola questione di competenza regionale, quella della valutazione ambientale. Quando l’Istituto Superiore di Sanità ha dichiarato che il Muos non supera i limiti di emissione previsti dalla legge, il governo siciliano non ha avuto altra scelta che rispettare la legge, a meno di non commettere reati penali ed esporre regione a un risarcimento danni di 18 miliardi dollari. Pretesa nata in a causa delle precedenti autorizzazioni che hanno creato interessi economici dovuti in favore di terzi…”Poi altre dichiarazioni fra il vittimistico e il polemico “politico”. Uno stile populista che è un altro dei “dischi rotti” di questo governatore-macchietta.
Su queste dichiarazioni abbiamo sentito l’avv. Sebastiano Papandrea (nella foto, a destra accanto ad Alfonso Di Stefano, uno degli animatori del movimento), consulente legale del coordinamento regionale dei comitati “No Muos”.Avendo conoscenza della carte processuali perché, come avvocato, mi sono occupato delle vicende riguardanti il Muos davanti alla giustizia amministrativa, ritengo doveroso intervenire per rettificare alcune affermazioni del Presidente Crocetta.In primo luogo va chiarito che le affermazioni riguardo una presunta penale da 18 miliardi di dollari, sono prive di alcun riscontro.Ci spieghi meglio….Se tale circostanza fosse stata vera, il Ministero della Difesa che si è arrampicato sugli specchi per giustificare la propria legittimazione, avrebbe prodotto il documento. In realtà, l’unico documento prodotto era una email, nella quale un militare statunitense sosteneva che il Governo americano sprecava (we waste) 50.000 dollari per ogni giorno di sospensione lavori.L’email, tuttavia non conteneva alcun addebito, né richiesta risarcitoria, né tantomeno prova dell’asserita perdita e dell’esattezza della sua quantificazione. Tanto che l’avvocatura sosteneva che, in caso le revoche si fossero rivelate illegittime, il governo statunitense avrebbe “potuto” richiedere i danni.Si trattava di un evidente artifizio perché stranamente, lo stesso Governo Italiano aveva chiesto al Tar che dichiarasse l’illegittimità delle revoche e, quindi, la pronuncia dalla quale poteva dipendere la richiesta risarcitoria nei propri confronti.Tanto che lo stesso Tar Palermo, nell’ordinanza del 9 luglio ha dichiarato che la richiesta risarcitoria sarebbe stata inaccoglibile per motivi intrinseci alla domanda stessa.E quindi cosa è accaduto?Il Tar aveva riconosciuto la legittimità delle revoche sulla scorta della verificazione del prof. D’Amore che aveva accertato l’irregolarità dell’intera istruttoria del procedimento autorizzatorio avvertendo dei rischi connessi alla salute, ad interferenza con apparecchi medicali e di uso comune e con il traffico aereo.Lo stesso Tar chiariva che il principio di precauzione imponeva la revoca delle autorizzazioni finché non fosse fugato ogni ragionevole dubbio sulla nocività dell’impianto Muos.Ma lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità che cosa sanciva, se sanciva qualcosa?“C’è da chiedersi: ma lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità fugava tali dubbi? La risposta è negativa. I dubbi sarebbero stati fugati solo se tutti gli studiosi si fossero espressi in modo uniforme ma, premesso che lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità chiarisce che si tratta di una valutazione scientifica non valida ai fini delle autorizzazioni amministrative, lo stesso studio, pur pervenendo alle conclusioni che conosciamo, evidenzia che non sono conosciuti gli effetti a lungo periodo dell’esposizione all’elettromagnetismo e che non sono studiati gli effetti delle interazioni fra inquinamento chimico ed elettromagnetico. Se a ciò si aggiunge che i tecnici incaricati dalla Regione, in particolare il Prof. Zucchetti, hanno allegato serie contestazioni alle valutazioni dell’Istituto Superiore di Sanità sui campi elettromagnetici, che le misurazioni dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, ndr) effettuate nell’arco di una settimana contraddicevano anni di rilevazioni dell’Arpas (Agenzia Regionale Protezione Ambiente Sicilia, ndr)… Sussistevano seri motivi per continuare ad applicare il principio di precauzione.Tale principio, infatti, impone che siano evitati quei comportamenti dei quali, pur non essendoci certezza scientifica, ci sono fondati motivi di dubbio sulla loro nocività. Ed è evidente che il dubbio persiste fintanto che non si formi una certezza contraria che nell’ipotesi di cui discutiamo era impedita dalle contrastanti affermazioni del Prof. D’Amore e del Prof. Zucchetti.Nel caso di specie, peraltro, a parte gli effetti negativi sulla salute, sussisteva la certezza dell’influenza negativa, quantomeno, su alcuni insetti essenziali per l’ecosistema della sughereta. Anche questa considerazione, trattandosi di installazione da autorizzare in area protetta, avrebbe dovuto impedire la prosecuzione dei lavori.Crocetta, cosciente di ciò ha provveduto a revocare le precedenti revoche prima del pronunciamento del Cga. Ci chiediamo: Perché? Perché non ha preso in considerazione le note dei propri tecnici? Perché non ha aspettato la decisione del Cga?
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