di Fabio Cantarella
Quando guadagnerà mai un deputato regionale? Se lo chiedono in tanti specie in questo periodo nel quale si parla di sprechi e della necessità di dare un taglio serio ai costi della politica. E la Sicilia si è sempre distinta per il suo “Statuto speciale”: sì ma solo quando si è trattato di favorire la casta, perché poi l’autonomia statutaria siciliana si dissolve allorché si tratta di incentivare le peculiarità del nostro territorio.
L’operazione verità è adesso possibile grazie all’uscita di Cateno De Luca, candidato alla presidenza della Regione con Rivoluzione Siciliana, che attraverso il proprio sito ha reso pubblica la busta paga base di un deputato all’Ars.
“Abbiamo dovuto aspettare lo scandalo della Regione Lazio per apprendere dai giornali siciliani notizie sui soldi che la casta politica di maggioranza ed opposizione ha percepito in questi anni senza dare conto di come sono stati utilizzati -dichiara Cateno De Luca-. Battaglie in solitudine contro le caste sono state sempre soffocate all’interno di Palazzo dei Normanni, perché gli oltre 30 milioni di euro destinati ai partiti, in aggiunta al rimborso elettorale, in questi 4 anni saranno stati utilizzati anche per oliare i canali della comunicazione. Nessun quotidiano ha mai pubblicato la busta paga dei deputati regionali, né ha mai pubblicato le richieste effettuate dai gruppi parlamentari di tutti i partiti politici per avere tutte queste somme utilizzate anche per ammazzare la democrazia in Sicilia. Vediamo ora –conclude De Luca– chi ha il coraggio di pubblicare la busta paga del parlamentare siciliano che sto, per l’ennesima volta, diffondendo a tutta la stampa Siciliana”.
Nel frattempo, sempre in tema di costi della politica, trapela che la Procura della Repubblica di Palermo avrebbe aperto un fascicolo sulle spese dei gruppi parlamentari dell’Assemblea Regionale Siciliana, al fine di verificare eventuali sprechi e irregolarità nella spesa. Del fascicolo sono titolari il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Maurizio Agnello e Sergio De Montis. La prossima mossa dei pubblici ministeri potrebbe essere quella di acquisire il materiale documentale custodito dai gruppi politici che hanno una rappresentanza all’Ars.
C’è tuttavia da considerare che anche in questo caso il Popolo siciliano dovrà fare i conti con l’autonomia statutaria dell’Isola che come abbiamo anticipato sopra funziona solo quando si tratta di tutelare la casta. Così i magistrati palermitani potrebbero incontrare degli ostacoli alle loro indagini derivanti dalla collocazione nel palazzo del Parlamento siciliano dei documenti necessari alle verifiche già eseguite in altre regioni d’Italia come il Lazio e la Campania. Al Parlamento siciliano, infatti, sotto certi profili, come quello delle retribuzioni dei deputati, sono estese le guarentigie riconosciute al Senato. Si porranno, pertanto, dei problemi di carattere formale perché non sono possibili, se non a determinate condizioni, perquisizioni e sequestri dentro il Palazzo dei Normanni.
Bene, considerato che tutti i politici in campagna elettorale fanno un gran parlare di trasparenza amministrativa e legalità, dalle pagine di ienesicule.it ci sentiamo di lanciare un appello a tutti i capogruppo dei vari partiti siciliani rappresentati all’Ars: se non avete nulla da temere, trasmettete voi stessi tutti i documenti ai magistrati palermitani affinché facciano le verifiche che tutti i cittadini auspicano, altrimenti smettetela di riempirvi la bocca con parole quali legalità, trasparenza e taglio ai costi della politica!
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