Sicilia “ora e sempre colonia Usa”, clamoroso sul Muos: lo Stato impugna la revoca delle autorizzazioni della Regione!


Pubblicato il 24 Aprile 2013

Dalla conferenza stampa di stamane, a Catania, di rappresentanti del coordinamento regionale contro l’installazione di guerra, una notizia tragicomica, degna di una repubblichetta delle banane….di iena contro la “legalità dei cazzi loro” Marco Benanti

Mentre a Roma si blatera di “legalità, trasparenza, cambiamento” e altre amenità di questo tipo, la pratica reale, il metodo vero di governo della cosa pubblica è sempre lo stesso: dominio degli interessi forti, subalternità agli affari militari, disprezzo per la salute e la sicurezza della popolazione. Che non conta nulla.

Stamane, ennesima dimostrazione: durante l’incontro con i giornalisti, il consulente giuridico del movimento No Muos avvocato Sebastiano Papandrea (nella foto a destra, accanto ad Alfonso Di Stefano, rappresentante dei NoMuos) ha reso noto che il Ministero della Difesa ha impugnato davanti al Tar di Palermo la revoca delle autorizzazioni relative al Muos di Niscemi e la sospensione dei lavori disposte dalla Regione siciliana alcune settimane fa. Non solo, parrebbe che sia stato richiesto un risarcimento milionario! Tombola!

Davvero oltre ogni limite: di fatto lo Stato contro la Regione Siciliana, che, organo sovrano, aveva deciso in merito. E la legalità? Come ha spiegato l’avv. Papandrea, la normativa europea in casi simili, per il “principio di precauzione”, prevede appunto lo “stop” di opere che mettano a rischio la salute della popolazione.

Ma se lo “stop” mette a rischio gli affari vale lo stesso? Lo Stato, evidentemente, la pensa diversamente. Ma l’Avvocatura dello Stato, in questa circostanza, chi rappresenterà? E il “rivoluzionario italiano” Crocetta che fa? Dorme? Perchè non ha utilizzato i suoi poteri che a norma di statuto gli sono riservati in tema di polizia e ordine pubblico? La legalità -sbandierata da Saro Confindustria- si ferma davanti alle basi militari o vale sempre?

Tirando le somme, l’ennesima pagina dell’ omaggio servile, padronale, da repubblichetta delle banane di uno stato che tutela sempre e comunque…i soldi.

  


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