E se da trenta spuntasse trentuno? Se, cioè, alla fine, risultasse che quel tormentato “abbraccio” con Cateno De Luca, non fosse affatto la mossa “disperata” di un politico al capolinea, ma il lucido “calcolo” di uomo, l’ex segretario del Pd catanese, Angelo Villari, che, nel bene e nel male, ha fatto la storia della sinistra e del sindacato a Catania? L’uomo alla cui corte, in questi decenni, sono accorsi, a volte “strisciando”, a centinaia, a migliaia, i “supplici” e i mendicanti di una città “buttana” in cerca di una “grazia”, di un aiuto, di una parola o di una pacca sulla spalla, accompagnata da quel saluto che riusciva ad elevare al rango di persona degna di considerazione finanche l’ultimo degli “sbandati”: “Ciao capo” . E se quel senso di “gratitudine”, così diffuso in quel “mondo di mezzo” del partito e del sindacato, prevalesse su un senso di appartenenza ideale sempre più labile o sui richiami correntizi senza anima e senza vita, e catapultasse Villari, il 25 settembre, sui banchi dell’Ars? Se Villari, insomma, diventasse deputato?
Questa è la domanda che agita in queste ore gli ambienti dem catanesi. E i numeri del sondaggio di area centrodestra, snocciolati ieri mattina in una diretta da Cateno De Luca, non lasciano sperare in nulla di buono per gli “ostracisti” del gruppo dirigente democratico. “Ci danno per secondi, quindi significa che vinceremo”, esulta De Luca. E spiega: “Le liste del centrodestra sono al 40%, quelle di Pd e M5S assieme al 25%, quella di Armao è più o meno al 4%, sotto lo sbarramento. E le mie? Le mie tre liste – chiosa De Luca – sono al 28%. E dunque, per effetto del voto disgiunto, visto che molti di destra non voteranno Schifani ma me, con molto probabilità arriverò primo. Anzi – conclude “il sindaco di Sicilia” – faccio appello agli elettori del Movimento Cinque Stelle e del Pd: votate me, sono l’unico che può battere il centrodestra. Ci sono riuscito a Messina, posso riuscirci in Sicilia”.
E’ un De Luca insolito, dai ragionamenti solidi, algebrici. Che si sofferma anche sul dato delle tre liste a suo sostegno. “De Luca Sindaco di Sicilia è data al 18% – continua – Sicilia Vera all’8% e Orgoglio Siciliano tra il 2% e 3%. Ma come candidato presidente, è ovvio, prenderò tanti voti in più: obiettivo 41%”. Il che proietterebbe De Luca alla presidenza della Sicilia.
Ma è su quell’8% di Sicilia Vera, la lista in cui spicca Angelo Villari (ma anche Luigi Bosco) data in forte ascesa negli ultimi giorni, che si concentrano le attenzioni e le ansie dei dem: “E se fosse eletto?” L’evenienza, poi, di un pareggio tra la lista di Villari e quella del Pd, completerebbe l’opera. Obiettivo che, pare, Villari non escluda. Anche per fare lo “smacco” finale, lo scacco matto a chi l’ha “fatto fuori” dal partito in cui militava (allora Pci) da quando aveva i calzoni corti, additandolo come “impresentabile”. Sarebbe questa, filtra dagli ambienti villariani, assieme alla sua elezione, la più grande soddisfazione della sua vita politica. Ieri, al matrimonio di un suo fedelissimo (nella foto di copertina), presente anche Cateno De Luca, Villari è sembrato raggiante, qualcuno ha notato anche la presenza di qualche dirigente sindacale. Segno che quel “mondo di mezzo” comincia a “transumare” verso quell’uomo a cui tanti devono tanto e altri devono tutto: “Ciao capo”.
Aureliano Buendia Secondo
Foto di copertina dalla bacheca di Cateno De Luca
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