di iena raggelante marco benanti
E’ stato il giorno dei “Lunghi Coltelli” ieri alla Camera del Lavoro, dove si è tenuto il direttivo della Filcams Cgil provinciale. Ad andare sotto, stavolta, è stata Margherita Patti, inviata a gennaio dal segretario Cgil Giacomo Rota a rimettere in piedi una categoria lacerata da scontri interni e dalla sfiducia all’ex segretario provinciale Salvo Leonardi (nella foto). Missione miseramente fallita per l’inviata di Rota.
Già, perché non solo non è riuscita a ricucire nulla ma è addirittura finita in minoranza. Stando ai numeri, ad uscirne vincente è stato invece Salvo Leonardi che punta a riprendersi la categoria: “la scelta di mandare in categoria la Patti – dice un ‘leonardiano’ – si è rivelata disastrosa. Non sono ha ulteriormente diviso questa categoria, non solo non ha brillato per attività sindacale, ma ha fatto perdere tantissimi iscritti a tutto vantaggio della Uil. Una figura per niente all’altezza della situazione, sia sul piano umano che, soprattutto, su quello sindacale. Continuando così ci estingueremo come i panda. Per salvare la Filcams occorre una svolta decisa”.
Ma non solo. Secondo i ben informati il vero obiettivo di Leonardi, a questo punto, è lo stesso Giacomo Rota reo, secondo i detrattori, di aver portato la Cgil catanese all’insignificanza, di aver valorizzato personaggi improbabili il cui unico merito è quello della fedeltà: “è vero stiamo sprofondando” -si sfoga una fonte interna, “abbiamo un gruppo dirigente mediocre formato sui criteri dei vincoli amicali o etnici: tanti in Cgil a Catania sono di Grammichele. Al nazionale, quando si parla di Cgil catanese, i sentimenti oscillano tra la pietà e la derisione”.
E se il destino sindacale di Margherita Patti sembra segnato (a giorni potrebbe essere formalmente sfiduciata) nemmeno Rota naviga in buone acque: “Leonardi – spiega una gola profonda – si riprenderà la categoria senza fare prigionieri e dopo sposterà la battaglia in confederazione”.
Nel frattempo, i “leonardiani” si godono questo momento. Ieri, dopo il direttivo, ci riferiscono, si sono voluti incontrare a pranzo, un po’ per festeggiare l’inizio della nuova fase ma, soprattutto, per progettare l’assalto finale al quartier generale.
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