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Sinistra Italiana denuncia alla Procura l’inquinamento dei torrenti della zona industriale di Catania

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comunicato stampa

“Sinistra Italiana di Catania ha presentato un argomentato esposto alla procura della repubblica del tribunale di Catania, per denunciare l’inquinamento dei torrenti che attraversano la zona industriale di Catania.

Il segretario cittadino di Sinistra Italiana prof. Marcello Failla, ha così ricostruito la vicenda: “Il 23 aprile 2020 il Consorzio ASI ha trasferito al Comune di Catania la proprietà delle strade e delle relative pertinenze, e delle infrastrutture ad uso pubblico (pubblica illuminazione, reti acque piovane sia interrate che a cielo aperto, etc.) ricadenti nel territorio della zona industriale di Catania.

I torrenti Arci, Jungetto, Bicocca, Acquasanta, Forcile, Acquicella e Buttaceto sono corsi d’acqua ormai perenni, che attraversano parte della città e della sua zona industriale, sfociando in mare nella plaia di Catania.

Questi torrenti, continua Marcello Failla, sono stati più volte nel passato oggetto di intervento anche giudiziario per deviazioni e/o chiusure, decise, in contrasto con le norme vigenti, per evitare che inquinassero le spiagge della città durante il periodo estivo.

Periodicamente le autorità preposte dovrebbero effettuare analisi e rilevazioni della pericolosità delle acque di questi torrenti, dei cui esiti la cittadinanza non è mai stata debitamente informata.

In particolare l’ARPA, all’interno dell’attività prevista dal PTA Piano di Tutela delle Acque, dovrebbe effettuare il monitoraggio delle acque superficiali.

Già più volte la magistratura è intervenuta nel recente passato ed in particolare, con ordinanza del 2021, il giudice Mangano, Tribunale civile sezione I, precisava che: “Accertato che l’Arci scarichi amare i reflui industriali, non sembra necessario verificare ulteriormente la portata nociva degli scarichi, pericolosi per la salute pubblica e l’incolumità dei bagnanti”.

Nella stessa ordinanza il giudice Mangano ribadiva che “Spetta a Sidra fare cessare immediatamente il versamento a mare delle acque provenienti dal canale Arci” , chiarendo la competenza a intervenire per fermare lo sversamento delle acque del canale Arci nel mare della Plaia, e ciò a seguito dell’impugnativa del titolare di uno stabilimento balneare.

Il giudice nel 2021 aveva quindi riconosciuto alla Sidra “l’obbligo di gestione e manutenzione dei canali, ribadendo la legittimità della richiesta di assicurare l’intervento urgente mediante l’emissione di un ordine di immediata cessazione della condotta illecita da parte di Sidra s.p.a., la quale dovrà provvedere a fare cessare immediatamente il versamento a mare delle acque provenienti dal canale Arci, eseguendo lavori di sbarramento del canale e sollevamento delle acque”.

Il giudice nel 2021 aveva quindi riconosciuto alla Sidra “l’obbligo di gestione e manutenzione dei canali, ribadendo la legittimità della richiesta di assicurare l’intervento urgente mediante

l’emissione di un ordine di immediata cessazione della condotta illecita da parte di Sidra s.p.a., la quale dovrà provvedere a fare cessare immediatamente il versamento a mare delle acque provenienti dal canale Arci, eseguendo lavori di sbarramento del canale e sollevamento delle acque”.

Il segretario provinciale Giolì Vindigni così ha motivato la presentazione dell’esposto alla procura “quest’anno, come comunicato dal presidente della Sidra Fabio Fatuzzo, l’Autorità di Bacino ha mandato una diffida a non sbarrare il corso del torrente, poiché trattasi di corso d’acqua naturale. Lo stesso Fatuzzo ha richiesto la convocazione di una conferenza dei servizi per la risoluzione del problema, ribadendo che il problema esiste perché le aziende alla zona industriale, in assenza difognature,non avrebbero provveduto a mettersi in regola con propri depuratori dei reflui prodotti.

Al momento quindi, come più volte comunicato dal presidente di Sidra Fabio Fatuzzo, appare certo che “su detti torrenti vengono scaricati reflui non depurati, ad alta azione inquinante” per l’intera spiaggia della plaia, dove centinaia di migliaia di cittadini catanesi passano i mesi estivi.

Allo stato, infatti, non risulta che ci sia un elenco dei soggetti che scaricano nei corpi recettori della costa, né che questi siano dotati di autorizzazione del Dipartimento Acqua e Rifiuti, e se rispettino ciò che è previsto dall’autorizzazione, effettuando i loro controlli e se tali controlli siano confermati o meno dai rilievi dell’ARPA.

Da anni lo stesso Piano di Tutela delle Acque della regione Sicilia, non risulta essere pienamente attuato, mentre sarebbe obbligatorio, in quanto vi è la indiscussa necessità di un monitoraggio costante della qualità delle acque che permetta di rilevare e risalire ad eventuali abusi da parte di soggetti non autorizzati allo scarico, oppure operanti in difformità rispetto alle autorizzazioni di cui sono titolari.

Scaricare in mare sostanze inquinanti così definite dalla norma “qualsiasi tipo di acqua proveniente da edifici o impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni” non depurate è vietato , configurandosi un reato ex art. 137 d.lgs. 152/2006, che punisce severamente ed in modo specifico “comportamenti afferenti la mala gestio di un tipo particolare di acque reflue, ovverosia quelle industriali, il cui scarico senza autorizzazione integra il reato di scarico abusivo.”

La stessa Cassazione, con sentenza n. 21034 del 30 maggio 2022 ha inoltre stabilito che è possibile sanzionare, ai sensi della D.Lgs 231/2001, “la politica aziendale di una società che scaricareflui inquinanti, anche a prescindere da un effettivo risparmio delle spese connesse ai costi di gestionederivantida condottecontrarie alla legge.”

In questi anni nessuna segnalazione di inquinamento è pervenuta da parte del Comune di Catania, dalla Sidra e dall’ARPA, enti che dovrebbero effettuare periodici controlli della qualità delle acque. Ci sono invece ragioni per ritenere, come affermato dallo stesso Fabio Fatuzzo, presidente della Sidra e dal giudice Mangano, nell’ordinanza del 2021, che in detti torrenti vengano sversati liquidi industriali e non, senza alcun trattamento preventivo e quindi di carattere inquinante.

Per tali ragioni Sinistra Italiana chiede l’intervento della magistratura, per appurare eventuali responsabilità civili e penali e perché si ponga fine all’inquinamento del mare del golfo di Catania.

Il segretario cittadino Marcello Failla Il segretario provinciale Giolì Vindigni”.

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Iene Sicule

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