di iena politica marco benanti
In meno di una settimana, esattamente in quattro giorni, Enzo Bianco ha avuto un ottimo alleato di fatto: chi? Il centrodestra, in primis. Ma anche –in misura minore- il “Movimento Cinque Stelle”. Una novità? No, assolutamente, perché il centrodestra è ed è stato la “stampella” di un’amministrazione comunale scadente o pressocchè inesistente nel “fatturato amministrativo” e di una “maggioranza” scassata assolutamente virtuale, che ora presenta una “frattura” evidente fra il gruppo di “Articolo 4” che fa riferimento a Luca Sammartino e a parte del Pd (“berrettiani” e “sammartiani” uniti nella…”lotta”).
Infatti, quattro giorni fa, il gruppo del Pd ha sfiduciato Giovanni D’Avola, una delle tante espressioni politiche della Cgil (ma quelli dell’ “Italia migliore” parlano sempre molto poco di questo inusuale ruolo partitico del sindacato, chissà perché….).
Apriti cielo! In mezzo alla “levata di scudi” del partito Pd-Cgil (da cui l’altro giorno sarebbe arrivata la volontà di convocare una conferenza stampa, poi sfumata, in concomitanza dell’ennesimo comunicato tardodemocristiano del “giovane” segretario regionale Fausto Raciti, un emblema di cosa è ridotta parte della gioventù siciliana), i corridoi del Palazzo raccontavano di un podestà (il “sindaco democratico” dell’ “Italia migliore”, che si specchia –fez in testa- in lui) platealmente contrariato.
E cosa è accaduto? La sera stessa è passata la delibera sulle affissioni pubblicitarie: grazie al centrodestra. Non tutti sono indomiti come Manlio Messina, ce ne rendiamo conto, ci sono le “opportune stampelle” dietro l’angolo anche per il podestà di Catania. Così il centrodestra catanese ha mostrato il solito volto: quando c’è da tirare fuori le palle, tirano fuori… l’appoggio al centrosinistra, che più scassato non si può.
Una situazione antica (accadeva esattamente lo stesso a parti inverse quando governava il centrodestra) lucidamente e perfettamente descritta dal mai troppo poco compianto Giambattista Scidà, il Presidente del Tribunale dei Minorenni che, per avere fatto le lastre a questo sporco e truffaldino “sistema Catania”, in vita ne subì di tutti i colori.
Cosa diceva Scidà? Che Catania è come un prisma: lo giri, vai da destra a sinistra, poi giri, vai da sinistra a destra e trovi sempre lo stesso sistema che si tiene in piedi. In costante trasformismo. E buttando fumo con slogan falsi del tipo: “attenti arriva la destra”, quando da sinistra si lavora per conservare l’esistente, evocando inesistenti “rischi democratici”.
Peccato che di democratico in questa città sia rimasto molto poco. O nulla. In linea, del resto d’Italia. E’ finita. No perché oggi l’Ars ha votato la cosiddetta “legge Del Rio” sull’elezione dei sindaci delle città metropolitane. Grazie all’astensione del “Movimento Cinque Stelle” e di parte di “Forza Italia”, la legge è passata. Con questi voti presenti in aula non sarebbe accaduto. E dire che un gruppo di deputati catanesi dell’ “area Sammartino”(quattro su cinque pd catanesi, Raia esclusa) aveva chiesto il voto segreto: chissà perché…Insomma, l’ “agguato politico” forse potrebbe essere stato tentato, ma è fallito per l’astensione dal voto dei “5stelle” e il sostegno di pezzi di “Forza Italia” e “Ncd”. Così, tanto per cambiare, Bianco vince grazie a pezzi di centrodestra e all’incapacità politica del “movimento cinque stelle” che anche a Catania continua a perdere occasioni per diventare realmente un’alternativa a un’amministrazione disastrosa.
Cosa accadrà adesso? Mettetevi comodi e preparatevi all’utilizzo della nuova carica del podestà rossazzurro nei suoi tour italiani e internazionali (della “sua” città a lui non interessa). Non solo: politicamente, adesso con l’elezione automatica si riducono molto gli spazi di “contrattazione” degli avversari (veri o presunti), lui potrà reggere le danze e cercherà di regolare i conti con i “sammartiniani”. E così via alla solita propaganda: Bianco continuerà a raccontare la “sua” città, dove lui avrebbe fatto tante cose (tipo la metropolitana, ma qualcuno gli spieghi che lui con la metropolitana non c’era nulla).
Frattanto, l’Amt è al collasso, la raccolta differenziata dei rifiuti è tornata indietro, peggio dei tempi di Stancanelli, non si vede un’opera pubblica degna di questo nome nemmeno col binocolo, per non parlare dei danni incalcolabili prodotti dall’abbattimento del Ponte sul Tondo Gioeni, della crisi delle partecipate, di un miliardo di euro di buco di bilancio e di un sistema di “illegalità” diffusa che affonda inesorabilmente nella falsità di una propaganda insopportabile e cinica.
Insomma, una città in ginocchio, con un sindaco che tira solo la sua per la sua carriera politica. E i catanesi? Stanno a guardare, indifferenti. La società civile etnea peraltro è la peggiore espressione del fariseismo, dei preti interessati, che si muovono a comando, in mezzo a omertà diffuse e silenzi scandalosi sulle condizioni della città.
Non parliamo del giornalismo catanese: a parte poche voci –e coscienze- vive, non pochi stanno partecipando, mistificando e rimanendo in silenzio, a questa “Epoca del Bluff”, dimenticandosi del ruolo che dovrebbe sempre svolgere il giornalismo che racconta e non si limita a passare i comunicati di un ufficio stampa scandalosamente abusivo, appiattito sulle gesta propagandistiche di un sindaco autoreferenziale e per certi versi farsesco. Di questo disastro umano e politico dovranno rispondere in tanti: sta per arrivare il conto.
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