Fuori dalla monotonia, dal prevedibile: chi va al “Teatro Holy Tape” di via Tezzano, 38 si è abituato ad un contesto originale, dove la creatività è un modo di essere prima che di apparire. La conferma arriva dalla preparazione de “A quatela” (espressione dialettale per “la querela”), un interessante lavoro tratto e adattato da “I dialoghi popolari” pubblicati sul giornale “D’Artagnan” di Nino Martoglio, trasformato in testo teatrale mantenendo lo spirito del tempo e dell’autore. La proposta -commedia in tre atti- arriva da Turi Giordano, a fungere da regista e a dirigere un’operazione di recupero della cultura popolare, ripresa nei suoi tratti più genuini, grazie anche ad un gruppo di attori che hanno come punto di riferimento la “sala Chaplin” (fondata da Vittorio Costa) di via Raffineria, 41, a Catania.
Negli “Studios” di via Tezzano è stata una settimana di preparazione in vista della rappresentazione del 25-26-27 ottobre nella “Sala Chaplin”. “A quatela” promette di fare rivivere al pubblico la Catania di fine Ottocento, nel rione “Civita”, in particolare le ambientazioni dei “cortili”, dove le donne amavano “guerreggiare” secondo schemi espressivi lasciati alla virulenza del quotidiano.
Senza fronzoli, senza concessioni al melenso, quanto semmai lasciando libero sfogo all’umanità più bassa forse ma anche più sincera: di qui, una serie di scontri che puntualmente hanno il loro canale istituzionale (se mai un’istituzione ha un senso in un contesto del genere) davanti al pretore, al magistrato di uno Stato chiamato a dirimere i conflitti di un mondo che non conosce. In questo contesto, emergono figure come quella di Don Procopiu Ballacchieri, interpretato da Turi Killer, volto assai noto dei palchi siciliani.
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