Lupulù
lu bastuni di Catarina la Sapienti
Domenica 9 gennaio al Piccolo Teatro della Città, Anna Passanisi interpreta il personaggio favoloso riscritto dalla penna di Lina Maria Ugolini. Regia di Giannella Loredana D’Izzia
Fiabe antiche e riscritture contemporanee, per offrire ai più piccoli tutta la saggezza della tradizione orale, in una versione più attuale. Parte da queste basi lo spettacolo per ragazzi e famiglie Lupulù – lu bastuni di Catarina la Sapienti-Agatuzza Messia cunta e ricunta in programma per domenica 9 gennaio, alle ore 17.30 al Piccolo Teatro della Città (via F.Ciccaglione, 29), nell’ambito della Stagione Ragazzi impaginata dal Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale. Lo spettacolo, diretto da Giannella Loredana D’Izzia, si basa sulla fiaba di Giuseppe Pitrè, Caterina la sapienti, figura femminile atipica, eroina intelligente e indipendente, nella traduzione di Italo Calvino e nella riscrittura dell’autrice catanese Lina Maria Ugolini che ne fa nascere una fiaba nuova, originale e poetica. In scena una straordinaria, Anna Passanisi che con una studiata mimica facciale, gestuale e chiaro-scuri di voce rende viva la presenza del personaggio favoloso e realistico di Agatuzza Messia.
Una donna favolosa, appunto, la palermitana Agatuzza Messia, nutrice di Giuseppe Pitrè nonché fonte orale di gran parte delle storie raccolte nei volumi di “Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani”. Agatuzza da ignorante, sapeva incantare chi ascoltava le sue storie, vissute con la voce, il respiro, il corpo, linguaggi quanto mai idonei ad essere calzati dalla parola che si fa viva nell’arte proteiforme di un’attrice quale Anna Passanisi.
“Ho voluto riscrivere – dice Lina Maria Ugolini – la nota fiaba di Catarina la Sapienti inventando sulla pagina un personale dialetto poetico, cadenzato e rimato per dare un senso nuovo all’antica musicalità del cunto siciliano. Lingua alternata alla presenza dell’italiano nel momento in cui Agatuzza dà voce alla colta Caterina e al nobile Reuzzo”.
La Messia, come scrive lo stesso Pitrè, andava in giro con ogni tempo e in ogni stagione. Girava per le strade, le piazze, le chiese di Palermo, solerte nello sguardo e nell’udito, magica nell’uso di sensi primitivi e portentosi. “A guidare la riscrittura del testo – conclude Ugolini – l’inserimento di un oggetto magico affidato a Caterina, un bastone che ricorda l’antica danza del Lupulù eseguita dai pastori dell’agrigentino. Un oggetto che diventa macchina scenica in una buffa gestualità sciamanica e si rivela determinante a un intreccio che affida la propria risoluzione dei fatti a un indovinello posto, dal becco parlante del bastone, al Reuzzo”.
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