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Spettacoli e Cultura, Catania: i “Carmina Burana” di piazza Università
Pubblicato il 11 Luglio 2016
di Marco Iacona
Gianna Fratta batte Catania. Il risultato non era in discussione. Partitura difficile per una città difficile, che riparte sempre da zero. Non diamo colpe a questo o a quello, costretta dalla propria inadeguatezza a faticare come un ciclista sulle Dolomiti. Inutilmente a me pare. Una città che brucia le esperienze senza serbarne memoria.
Il “cigno di palazzo Gravina Cruyllas” come il cigno fatto arrosto dei Carmina Burana. A piazza Università negli anni della mia giovinezza venne Lorin Maazel: Toscanini si mise tra lui e Dio traendone “buoni” risultati. Al Bellini fece il suo quasi debutto a ventisette anni, il signor Riccardo Muti. Lì ha cantato Renata Scotto e non pianse come Liù, Leo Nucci ha puritaneggiato tirando scoppole baritonali a destra e sinistra. Non erano più gli anni d’oro. Nel 2016 di fronte a palazzo San Giuliano, che fu di un ministro che ci portò in guerra, ospitante burocrazie sorde e grigie, la piazza rumorosa ricorda quella di un mercato settimanale. Quando visitai Forlì, «assai più bella» di Catania, assistetti a uno spettacolo in dialetto romagnolo. Non era la mia parlata, come il linguaggio musicale non è per la massa degli agatini.
La Fratta vince perché è gradevole ed elegante con un gesto da arte marziale popolare, chiude in crescendo dopo un inizio metronomico, consapevole che in una serata in emergenza è obbligo “istituzionale” salvare il salvabile. I catanesi puttaneggiano al cellulare, incuranti – direbbe l’Alex di Kubrick – dei grandi guai del mondo. Quattro ore prima l’organo di piazza Duomo aveva salutato le sfortune di Adele Puglisi, donna-coraggio.
C’ero: erano accorsi in massa. Non sanno di musica i catanesi, non seguono, non s’informano, non ascoltano. Disturbano coi loro applausi da intervenuti alla “Corrida” di Corrado. Ma sono ugualmente tutti lì. E di teatro-teatro? Il peggio lo danno i finto-colti che pubblicano pagine su pagine magnificando le “tradizioni” di un recinto di pietre nere. E che affondino e smettano di recitare per la morte del “Musco”.
Vada per l’organizzazione che meglio di così non recita le proprie angosce – sovrintendente e direttore artistico in veste operaia a sorvegliare il traffico – d’accordo per un settore vip con pochi vip e smontanti dal servizio-mare, vada per un’isteria acchiappaturisti per cui o sei forestiero o sei cretino, vada per il contemporaneo annunciato concerto dell'”Istituto Musicale Vincenzo Bellini” – i giovani non si umiliano – vada per le transenne trascinate qui e lì per far transitare i disabili, vada perché siete catanesi e a quelli come voi devono raccontare che siete i “migliori al mondo” anche se il capo della procura dice che annegate nella mafia e avete una squadra di calcio da triangolare “uomini-donne-trans”, vada per quello che vi pare, ma per chi si firma rimanete un castigo della democrazia. Avete ospitato Stravinsky ma siete alle aste e alle “o” col bicchiere. La Fratta era Messi, anzi Zidane, voi siete Zaza e Pellè. Di musica non saprete granché ma di scommesse e chiacchiere siete il Brasile del 1970.
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