di Carlo Majorana Gravina
Le stagioni 2019 presentate dal Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania, sempre di qualità artistica e culturale, recano notevoli novità di carattere amministrativo che meritano attenzione. Intanto sia quella di lirica e balletti che concertistica, sinfonica e da camera, sono programmate per l’intero anno solare, con la ragionevole pausa estiva, quindi quest’ultima abbandona la prassi della programmazione precedente che abbracciava tre quarti dell’annata agraria: scelta intelligente, allineata a tempi e termini ministeriali, che evita sfasature e doppie contabilità.
I programmi 2019 constano di: 5 opere liriche (Flauto magico di Mozart, Fedora di Giordano, Madama Butterfly di Puccini, Il Pirata di Bellini, La Cenerentola di Rossini), 2 balletti (Romeo e Giulietta di Prokofiev e Night Garden), 12 concerti sinfonici, 12 concerti sinfonico/corali, 6 concerti da camera. Il direttore artistico Francesco Nicolosi, ha costruito un’annata di grande impatto e sicuro successo con cantanti, direttori e solisti di gran nome. Imperdibili due glorie nostrane: i pianisti Giuseppe Andaloro e Alberto Ferro.
Per quanto concerne biglietteria e abbonamenti, sono state messe in campo nuove opportunità per giovani e famiglie: riduzioni del 30% per gli over65; stesso sconto per i genitori che recano a teatro i figli, tariffa per gli under14 € 5,00/cad.; gli studenti universitari under30 potranno recarsi al turno “A” della lirica pagando € 7,00; per ogni produzione, sono a disposizione dei giovani da 18 a 25 anni 100 biglietti a € 2,00; “porta un amico” sconto 10% per ogni nuovo abbonamento; sconti per gli abbonati dei Teatri Massimo di Catania e Palermo.
Scelta coraggiosa, un po’ macchinosa, passibile di operazioni di bagarinaggio che il botteghino, con la consueta professionalità, saprà evitare. Una scelta che l’ente compie, prescindendo dal trend di crescita spettatori raddoppiato in pochi anni (quasi 100.000 nel 2017), per portare a teatro nuove fasce di pubblico con spirito didattico/educativo. Il segmento di attività educational, l’anno prossimo affiancherà ai famosi “Preludi all’Opera”, che da anni si svolgono in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, 20 spettacoli di balletto e una fiaba musicale. Un’attività culturale, non solo musicale, a tutto tondo per rilanciare, far conoscere e divulgare l’impegnata attività di un teatro-gioiello famoso nel mondo, sperando di riportarlo ai fasti d’una volta.
Va dato merito al sovrintendente Roberto Grossi del grande lavoro di normalizzazione e rilancio messo in atto con competenza, passione e prudenza, sin dal suo insediamento nel giugno 2015, si è adoperato a rimettere in piedi un ente prestigioso che viveva una lunga agonia. Dietro le parole “il Teatro produce cultura: il 90 % della programmazione riguarda nuovi allestimenti, realizzazioni inedite … virtuose sinergie …” c’è il coraggio e l’ottimismo del combattente che ha individuato un modo per ridare al “Bellini” di Catania quello che merita.
In futuro, è stato annunciato, si faranno due programmazioni: annuale e triennale, in linea con il sistema degli enti pubblici e con le agende dei grandi cantanti ed esecutori che i maggiori teatri del pianeta tendono a impegnare per tempo, al fine di promuovere adeguatamente ed efficacemente eventi di portata planetaria.
L’assessore regionale Sandro Pappalardo, ha riscontrato e ribadito “la rinnovata voglia di guardare avanti con passione, tenacia competenza” promettendo di stare a fianco di unente virtuoso. Il sindaco/presidente Salvo Pogliese ha auspicato che “tanti catanesi e turisti vengano a teatro per assistere agli spettacoli, ma anche semplicemente per visitare e conoscere da vicino questo splendido monumento, simbolo della nostra rinascita” e, parlando di turisti ha accennato al limite delle nostre programmazioni teatrali, che non si rivolgono al mercato aleatorio e trascurano il pullulare di turisti a Catania in tutte le stagioni.
La crisi del “Bellini” origina nel 2007, quando l’ente, nel 2002 Fondazione, in seguito a un’accanita pressione politico-sindacale, è tornato ad essere Ente Regionale, venendo quindi subordinato a tutti i vincoli della PA. Forse, se la ‘politica’ intraprendesse la strada per tornare alla Fondazione oggi troverebbe un percorso più agevole dopo la rischiata chiusura di qualche anno fa.
Un paio di osservazioni finali. Per disincastrare il “Bellini” dalle secche economiche che non consentono il varo di una programmazione ad alto livello si può intanto giocare una politica alternativa che, a mio modo di vedere, è quella vincente nel lungo periodo: cercare e lanciare i giovani talenti. Per far riprendere quota al “Bellini”, poi, serve un ufficio stampa adeguato, ben strutturato a norma della legge 7 giugno 2000 n. 150, con una dotazione finanziaria congrua per interloquire con le testate nazionali ed estere più qualificate. Anche su questo versante bisogna elogiare la grande efficace efficienza e competenza di Caterina Andò, oggi prestatrice d’opera professionale a scavalco, ma bisogna capire l’importanza dell’informazione anche in considerazione dell’auspicio turistico del sindaco/presidente Pogliese che insediandosi al Comune ha immediatamente sistemato la sconcia situazione dell’ufficio stampa della precedente amministrazione.
L’Italia con oltre 60 teatri storici lirici attivi, il “Bellini” tra questi, deve tenere viva la grande tradizione musicale e operistica, italiana ed europea.
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