Spettacoli e Cultura: Festa del Cinema di Roma 13, i grandi incontrano il pubblico del Parco della Musica


Pubblicato il 27 Ottobre 2018

di Gian Maria Tesei

La Festa del cinema di Roma edizione 63 ha colorato, ancora una volta, della bellezza della settimana arte quella splendida culla di millenaria cultura che è la sempre accattivante ed imperituramente intrigante Roma.

In un programma come sempre denso di sezioni di grande interesse, con proiezioni di alto livello ed artisti di grande lignaggio filmico e non solo, a sprigionare una grande attrattiva è il segmento denominato “incontri ravvicinati”, costituito dai momenti dedicati al raccordare direttamente gli artisti con un’appassionata platea di fan, colleghi, giornalisti ed innamorati a vario titolo e forma della cinematografia nazionale ed internazionale.

Sicuramente ha accattivato con grande pregnanza l’auditorio romano Sigourney Weaver, l’eccellente attrice fortemente intensa, risoluta e potentemente carismatica nella finzione filmica, accolta da un red carpet pullulante di “milizie” di acclamanti acchiappafantasmi (“Ghostbusters – Acchiappafantasmi”e” Ghostbusters 2” sono due tra le pellicole che l’hanno resa nota al grande pubblico mondiale, oltre ovviamente ai quattro “ Alien” “Avatar” e tanto altro).

L’attrice statunitense ha sottolineato, ricordando le sue origini teatrali, come gli attori che hanno calcato i palcoscenici del teatro sprigionino una grande convinzione nella realizzazione della scana da svolgere, che si avverte senza comunicare verbalmente, anche solo con semplici momenti o trame di sguardi. La Weaver, che ha ottenuto Il golden Globe nello stesso anno( la sola attrice a fregiarsi di questo onore)con “Gorilla nella nebbia” e “Una donna in carriera”, films che la hanno fruttato anche due candidature agli Oscar®, ha voluto spiegare il suo stupore per il fatto che le commedie non vengano mai prese in considerazione per premi importanti e l’apertura degli Oscar® con la creazione della categoria “film popolare” non ha in realtà davvero dato una centralità alle commedie, opere che sono frutto di una complessa alchimia di valori ed apporti , non facilmente realizzabile al meglio, degli elementi che concorrono a realizzarli, come attori, sceneggiatura, regia, etc. … E nella commedia , ha inoltre asserito, tutto dipende dai tempi degli attori, dal loro incastro, due cose non facili per tutti.

La grande stella del cinema ha sottolineato come non conosca il criterio esatto che si pone alla base della scelta dei registi nel volerla per ruoli da “cattiva” ed in un successo internazionale quale “Avatar” il personaggio è stato reso funzionale, nel suo interrogarsi costante su tematiche significative, all’esprimere l’attenzione che il film voleva generare su temi importanti per tutta l’umanità.

“Alien” è stato il primo vero esordio di una film performer che non ama improvvisare ma entrare per poi uscire dal personaggio e rientrarci quando serve, seguendo sempre le indicazioni dei registi ognuno con le sue caratteristiche di direzione: chi, come Polanski più dettagliato nel chiedere determinate cose, chi più assente , perché convinto che l’attrice conosca già ogni cosa E non è sempre così ovviamente, secondo la Weaver.

Dopo aver evidenziato che apprezza tantissimo “I segreti di Broke Break Mountain”, la star statunitense ha manifestato l’intenzione di poter essere diretta dall’intramontabile Martin Scorsese( anch’egli presente alla manifestazione) e da Luca Guadagnino, dando anche, con il primo di origine italiana ed il secondo palermitano, una grande soddisfazione anche al cinema italiano.

Hanno allietato, coinvolto e divertito anche altri autentici luminari del mondo filmico, quali personaggi del calibro del già citato Martin Scorsese (Premio alla Carriera consegnatogli da Paolo Taviani ed autore della proposizione di tre film restaurati dalla Film Foundation che egli sostiene); o come la distinta, fine ed elegante attrice australiana due volte premio Oscar® Cate Blanchet , che ha esaltato il pubblico non solo discorrendo della sua eclettica carriera ma anche nel presentare” Il mistero della casa del tempo” di Eli Rot, pellicola in cui impersona una strega buona ovviamente con la sua consueta abilità artistica.

Una grande icona di stile cinematografico quale Isabelle Huppert (altro “premio alla carriera”) ha nutrito la curiosità del pubblico romano narrandoci il suo rapporto con i personaggi spesso tenebrosi, ambivalenti ed enigmatici che ha interpretato (“ amo tutti i ruoli fatti, anche quelli più distanti da me”) nello stesso giorno( il 20 ottobre) in cui il regista ed attivista del Michigan Micheal Moore ha introdotto Fahrenheit 11/9, la sua opera più recente, magnificando l’importanza del cinema come “porta verso il mondo”, che deve “prosperare” per svolgere appieno questo suo compito anche in funzione d’esaltazione d’arte di valore.

Valore “noir” è quello che ha amato ed ama uno dei più grandi registi italiani viventi qual è Giuseppe Tornatore, che nel suo incontro, ha mostrato clip su otto film, che ritiene di gran livello, del genere noir, alternando le visioni alla sua autentica passione per i film di Billy Wilder da lui conosciuto direttamente e di cui ha potuto usufruire di ottimi consigli,di Fritz Lang o Josef Von Stenberg.

L’ottimo regista Mario Martone ( tra gli altri: “Il giovane favoloso” , “Teatro di Guerra”, “L’odore del sangue “ e l’ultimo “ Capri revolution”) si è prodotto nella discettazione relativa al rapporto con Elena Ferrante, la pluripremiata scrittrice partenopea nota in tutto il globo terrestre per “L’amica geniale”, la cui identità non è stata mai rivelata (l’ ipotesi più accreditata pare essere: Anita Raja, saggista e traduttice di Napoli) e dal cui libro del 1992, intitolato “L’amore molesto”, il film director, nonché sceneggiatore e regista teatrale, ha tratto il suo famoso film omonimo, presentato in versione restaurata proprio alla Kermesse romana.

La sezione “incontri ravvicinati” sì è illustrata anche per gli interessanti momenti che hanno veduto protagonisti della levatura di Thierry Frémaux, critico cinematografico e direttore artistico del festival di Cannes; Jonathan Safran Foer, autentico fenomeno della narrativa mondiale, che ha saputo sapientemente spiegare la liason tra film e arte scritta; Il francese Pierre Bismuth poliedrico artista post-concettuale, premio Oscar® per la sceneggiatura di” Se mi lasci ti cancello”, e che ha promosso alla manifestazione il suo nuovo prodotto cinematografico “ Where is Rocky II?”, in parte documentario ed in parte fiction (“fake fiction”, ha sostenuto il filmaker), con un sottile riga a dividere realtà da finzione e per un pubblico in grado di camminare in un mondo creato senza una reale preo-ordinazione del tutto, con l’arte dell’improvvisazione ad ispirare il regista nella costruzione della sua opera.

Sempre in questo importante segmento: due eccezionali direttori della fotografia quali Arnaldo Catinari, (“Luce dei miei occhi” o “Il caimano” ) e Luciano Tovoli trionfante ai nastri D’argento per ben due volte nel con” Professione: reporter” (1976) con la regia di Michelangelo Antonioni e per la pellicola di Ettore Scola del 1989” Splendor” .

Last but not least , Esmeralda Calabria e Giogiò Franchini, montatori animati dalla voglia di disorientare intrigando il pubblico con il loro tipo di montaggio e con il secondo che ama autodefinirsi “montatore di pancia”, grandissimo nell’uso del suono, con nel carniere un David di Donatello con”La ragazza del lago” diretto da Andrea Molajoli; mentre la prima, che ha conseguito un David di Donatello ed un Nastro d’Argento con il film di Michele Placido “Romanzo criminale” ha collaborato anche con Moretti e F. Archibugi, mettendosi anche dietro la macchina da presa con grande bravura.

La festa ha quindi ospitato una compagine di artisti di gran rilievo quindi per una manifestazione che si conferma di ottimo livello internazionale.

 


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