Dopo l’esaltante sconfitta col Toro di Ventura (ovvero contro nessuno), via subito al “funerale” per la sublime cavalcata in B!di iena sotto la bara
Non erano passate le 17 che, dopo l’ultima, indimenticabile e sonora sconfitta, stavolta contro i granata torinesi, è partito il “carro funebre” del Calcio Catania. Da Cibali a Zia Lisa, è stato un momento di partecipazione corale e popolare: sembrava di essere al consiglio comunale o in Tribunale quando si trattano gli affari che toccano la carne viva di migliaia di persone.
E, invece, di più: ancora di più e sempre di più, quando c’è di mezzo il pallone. Per la gioia dei pupari e degli esperti dell’ “ammuccalapuni” quotidiano. Che abbagliano con le loro “polpette al sugo” migliaia e migliaia di persone. Che si fanno abbagliare.
La cronaca racconta che
lungo il corteo funebre, spiccava nel suo splendore il gagliardetto dell’ Associazione politico-culturale “Una minchiata al giorno leva il dissenso di torno”, accanto a quello del Club di società civile “Ora e Sempre Cazzari”. Tanti poi i fazzoletti sventolanti, accanto ai kleenex delle nuove “case di punta ultrasfigo”, ripieni di lacrime e altro materiale.
Dopo lungo e doloroso percorso, segnato da slogan lirici (“B,b, b, biii quanto si bedda bi”, che pare fosse stato composto in origine per Belen Rodriguez) e applausi ritmati (“clap, clap, bè bè viva viva il nostro Nino Fortè”), il corteo è giunto al cimitero. Dove in una bara di cerume è stato tumulato il “corpo esanime” del “Catania Fu A”. Per l’orazione funebre è arrivato trafelato -e bardato di B per l’occasione- Padre Pippo Puppittaru: “sono qui in nome di questa stagione segnata irrimediabilmente dalle polpette” -ha esordito. Che “al sagù o al ragù che fossero, hanno colto nel segno. E’ B è stata”- ha continuato il prelato.
Che non ha dimenticato di rendere omaggio a quanti “hanno avuto il coraggio di credere a questa società e a questa squadra. Ci voleva davvero coraggio. E anche sale grosso in zucca”.
Con questa perorazione accalorata, Padre Puppittaru ha concluso: “non siamo più fortè, anzi siamo finiti jet…tati e al wind più furente”.
Il “popolo rossazzurro”, forte, fiero e impavido, mostrando come sempre il suo volto più romantico e meno legato al vile denaro, ha posto una sola e profonda domanda: agli abbonati restituiranno i soldi o solo al 5% come ai passeggeri windjet?
Dai frequentanti le curve e le tribune, dagli “Indiani catanesi” ai “Sorpassanti Senza Freccia Rossazzurri” della Tangenziale Nord, un grande coro di mestizia è salito in cielo. Accompagnato dallo sventolìo dei libretti degli assegni. Perduti. Uno spettacolo di romanticismo unico nel suo genere.
Cui si è unita la riflessione intellettuale di Gianantonio Intellettuale dei Gradoni: “è stato tutto un complotto, non a caso la sconfitta decisiva è arrivata da una squadra sabauda e cavouriana. E stiamo attenti anche ai segnali di fumo che arrivano dall’ ‘arrusti e mangia’ dell’Antico Corso. Le prove dell’intrigo anticatanista sono solari. C’è da studiare un ricorso al Tar”.
E in attesa di risposte dalle “Menti Pensanti” che popolano la città, la bara del “Catania Fu A” è stata riposta nel luogo del lungo riposo.
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