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“Sport Marcio”: io sto con i tifosi del Catania…avrei voluto essere con loro
Pubblicato il 29 Giugno 2015
di marco pitrella
C’era Catania e il suo tifo nella Via Etnea un tempo vetrina di una città che, immersa nella coltre di fumo e cenere, abiti belli non né mostra ormai più. Mi verrebbe da battere il cinque o stringergli la mano ai 3.000 chesabato, tra passione & ragione, bandiere & striscioni hanno manifestato. Ne avevano a ben donde: Il treno ha fischiato e Pulvirenti ha “cantato” che cinque partite ha comprato.
Tutto s’è svolto in modo pacifico sabato e per questo diventano assurde le polemiche dei detrattori del corteo, tante e troppe e inutili. Se nessuna violenza c’è stata e nessun danno s’è avuto l’attacco diviene “processo alle intenzioni” da becera dittatura qualunquista… come il “tanto si sapeva che si compravano le partite” le fa eco il pensiero equiVacante.
La solita “missa cantata” di giornali da nonnina & gazzettini sempre pronti a scrivere che “non s’ha da fare”. Perché, in Sicilia, il disgusto dentro a certi “sacri confini” deve sostare: quelli della mafffia & dell’antimafffia, del malafffare dei politicanti di brame, dell’eterna coglionata del clientelllismo e persino nel trafffico. La solita fuffa dell’ “anti” per cui c’è sempre qualcosa di peggio (o di meglio) per cui indignarsi e lo sport dell’ indignazione il buco del culo deve restare. E invece no.
Chi, per una volta, ha sfilato con il drappo rossazzurro i conti “per arrivare alla fine del mese” li fa tutti i giorni; dal professionista all’impiegato fino a quello del quartiere che di fare il calciatore ha sognato… che poi, magari, allo sciopero sindacAle contro il jobs act c’è stato pure, così come, probabilmente, quell’altro che, l’altro ieri, tambureggiava contro la buona squola o forse, magari come quell’altro ancora che è una vittima del genocidio della formazione professionale e da 36 mesi attende lo stipendio. E qualora non ci fossero mai stati, agli scioperi, avrebbero lo stesso tutta la mia stima perché “anche” gli ultrà sanno bene che nella vita c’è dell’altro (e anche “dell’altro” provano sdegno).
Ma la vuota ideologia “anti” distributore di patenti morali condanna mixando questioni etiche & questioni di velleitarie priorità… il solito tritato ribollito che tarda ad evaporare. Ed è qui, all’ombra del liotro, che la cronaca si fa “buttanissima” e va con tutto e il suo contrario: nel paradosso, la critica de “c’è la disoccupazione e loro manifestano per una squadra di pallone” ha la stessa idiozia del rimproverare chi si lava i denti quando gli puzzano le ascelle.
E da antologia, infatti, è stata la replica del gruppo facebook quando saremo tutti della nord: “a fine agosto organizzeremo un corteo contro buche, fame nel mondo, integrazione e su tutte le forme d’amore”; uno sberleffo (e una sagace risposta) colmo di fierezza.
E, allora, avrei voluto esserci anche io con chi – stanco di bollette e pastelle – preferisce l’esercizio della fede sportiva, che la domenica è in grado di rendere maledetta, al magistero della fede cristiana per cui sempre santa è… la magia del rettangolo verde percorso da speranza ed emozioni lunghe 90 minuti (più recupero) che hanno riscattato, spesso & volentieri, una città confusa e distratta da trasformismi politici e terremoti magistrAli (marketing a volte).
Il calcio sarà del “capitale” con annessi & connessi, ma il Catania è (e deve essere) di quei catanesi che, sorridono al ricordo di quel prosciutto che sapeva troppo di pesce – il salmone dell’onesto & generoso cavaliere Massimino – e scendono in piazza, oggi, nauseati da un altro pesce che puzza dalla testa, sperando un bel dì di tornare ad emozionarsi con il sognante e romantico “clamoroso al Cibali.”
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