Storia di Accursio Miraglia, un eroe siciliano che ispirò Leonardo Sciascia
Pubblicato il 14 Gennaio 2021
La storia di Accursio Miraglia è entrata a ragion veduta nel mito, essendo la figura di un uomo straordinario in un’ epoca di lotte sociali condotte a viso aperto. Un sindacalista e presidente della Camera del lavoro di Sciacca, entrato nel mito di un sindacato ormai imboghesito, ucciso nel 1947 da Cosa Nostra e che ispirò anche Leonardo Sciascia nel romanzo il Giorno della civetta. Nativo da una famiglia con cinque figli rimase orfano ancora in tenera età e la madre portò avanti la famiglia con immani sacrifici.Tutti i figli riuscirono a diplomarsi e Accursio frequentò la scuola tecnica “Mariano Rossi” di Sciacca. Successivamente l’Istituto Tecnico Commerciale di Agrigento dove si diplomo’ con il massimo dei voti. Poco più che ventenne iniziò a lavorare al Credito Italiano di Catania e dopo un anno venne trasferito in qualità di capo ufficio a Milano dove conobbe personalità politiche ed uomini di cultura. Fu affascinato dal pensiero di Bakunin e le sue convinzioni lo spinsero ad iscriversi al gruppo anarchico di Porta Ticinese. Iniziò la sua attività politico-sociale unendosi con la classe operaia che lottava per una vita più dignitosa nelle fabbriche. Venne licenziato dalla banca per “contrasti di natura politica”.
I dirigenti non tolleravano l’impegno sociale e le lotte politiche di Miraglia in favore degli operai con la sua infaticabile e insopprimibile passione alla ricerca di giustizia ed uguaglianza. Rientrò a Sciacca diede inizio ad un’attività industriale nel settore ittico-conserviera. Poi fu anche rappresentante e commerciante di ferro e metalli al porto. Durante la seconda guerra mondiale aiutò molti artigiani che abbisognavano di queste materie prime per svolgere il proprio lavoro.Fu un uomo attivo nel lavoro e assai impegnato nello studio e l’attività sociale.
Una figura poliedrica con tante passioni che furono quelle di dipingere, scrivere e suonare il violino. Fece delle collettive di pittura a Sciacca con Benso, Cusumano, Curreri, Di Giovanna e Sorrentino. Scrisse anche raccolte di poesie e fu in contatto con un fraterno amico e poeta, Vincenzo Licata, al quale fece e donò il suo ritratto. Venne anche nominato amministratore del Teatro Rossi di Sciacca. Un uomo estremamente vitale, sempre a contatto con la gente, fu vicino ai loro problemi affermando : “per la ripresa della nostra vita operativa è indispensabile rivolgersi alla terra e al mare, creature come l’uomo, di Dio”. Aiutò sempre la gente che viveva in condizioni di disagio e sostenne con propri fondi padre Michele Arena nel restauro di una parte dell’orfanotrofio. Si adoperò persino con ogni mezzo per aiutare le orfanelle del Boccone del Povero e portava loro, settimanalmente, carretti colmi di generi di prima necessità.
In politica, Miraglia, fu un convinto sostenitore del Comitato di Liberazione di Sciacca che portò avanti con il futuro senatore della Repubblica Pippo Molinari e fondò con lui i comitati d’intesa democratica. Miraglia divento’ inevitabilmente una parte attiva della vita politica sia provinciale che locale impegnandosi alla costruzione del Pci di cui divenne dirigente. Fondò e diresse anche la prima Camera del Lavoro siciliana, nata appunto a Sciacca. Questa esperienza della Camera del Lavoro saccense fu un esempio per tutta la Sicilia, così come lo era stato il Comitato Antifascista di Sambuca di Sicilia, per i nascenti sindacati e sindacalisti che, purtroppo, pagheranno un alto tributo di sangue nella lotta contro i gabbellotti mafiosi e le ingiustizie sociali. Miraglia fu in prima fila senza paura e timori contro lo strapotere dei latifondisti spalleggiati dai mafiosi e furono anni di lotta furibonda per assegnare la terra ai contadini.
Una delle iniziative che è certamente la più importante e duratura voluta da Accursio Miraglia fu la fondazione della cooperativa “La Madre Terra”,che sorse il 5 novembre 1944 divenendo una grande realtà che contava circa mille soci con una superficie di duemila ettari coltivata a ulivi e più di 200. 000 piante ricadenti nel territorio di Sciacca. “La Madre Terra” di Miraglia divenne la voce dell’umile gente che chiedeva con forza l’attuazione delle leggi Gullo-Segni per destinare alle cooperative i terreni incolti appartenenti ai latifondi. Riuscì anche ad organizzare una indimenticabile giornata in cui si fece una cavalcata per le vie del paese di Sciacca a cui si unirono diecimila persone da quasi tutta la provincia, chi a piedi, chi a cavallo, chi sui muli, chi in bicicletta.
Ebbe l’incarico di presidente dell’ospedale di Sciacca e anche in questo ruolo lasciò il segno. I medici, le suore e gli infermieri, quando fu ucciso dai mafiosi il 4 gennaio 1947, permisero che le sue spoglie restarono intatte per quattro giorni in una bara aperta in modo che gli fosse tributato l’omaggio della gente. L’omicidio fece scalpore e l’Italia intera diede l’estremo saluto ad un uomo che lottava con l’arte oratoria parole, che con i suoi discorsi semplici riusciva a galvanizzare il popolo donando la speranza di una vita migliore e praticando lo spirito di fratellanza e a questo proposito soleva affermare : «Noi, organizzati, siamo un gruppo di fratelli. Se succede qualcosa, si ragiona».Il popolo di Sciacca ha eretto un monumento in sua memoria fatto dal noto pittore e scultore saccense Filippo Prestia, vi è una scritta di Miraglia che richiama questo valore della fratellanza che, più che mai oggi, è ancora un monito da perseguire quale ideale in una società dominata da un individualismo cinico e sfrenato.
Rosario Sorace.
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