Un 27 “ gennaio” – Giorno della Memoria- di grande sofferenza umana attraversa l’Europa
NUOVO RAZZISMO e NAZIONALISMO IN EUROPA: assoluta emergenza democratica
In Italia e in Europa dilaga un nuovo tragico “spettro”.
di Domenico Stimolo
Una lunga “carovana” di esseri umani, in gran numero i siriani, donne, uomini, tanti bambini, affronta il “tragitto” alla ricerca di una nuova vita, principalmente a piedi. Provengono da uno stato martoriato dalla guerra. Oltre 250.000 uccisi in quasi 5 anni di conflitto. Un paese che aveva 24 milioni di abitanti, costituiti delle varie componenti storiche. Oggi, con vaste aree territoriali “governante” dalle armate “nazifasciste” dell’Isis.
La drammatica vicenda ha assunto caratteri giganteschi dall’inizio dell’estate dello scorso anno. Ci sono anche altri disperati provenienti prevalentemente da Iraq e Afghanistan. Un tragitto che si sviluppa per svariati migliaia di chilometri, che ha come approdo iniziale l’estremo sud-est della Grecia. Provenienti dai miseri campi dove sono stati allocati, abbandonati di fatto, in Turchia, dopo avere attraversato in esili gommoni il mare che li separa dalle sponde turche…e dalle loro zone originarie. Poi, “risalgono” lentamente e tenacemente, attraversando tutta l’area balcanica – le zone dell’ex guerra iugoslava – e le zone confinarie orientali. Incontrano difficoltà incredibili. Ora c’è il freddo e la neve. Ai nostri occhi di europei, seduti davanti alle TV si guarda alle loro “gesta” come qualcosa di irreale. Recinzioni, respingimenti, attacchi delle polizie. Fame, disperazione, inaudite sofferenze, sciacalli in azione Cercano di arrivare nell’Europa continentale. Austria, Germania….ancora più su, per ricostruire speranze di vita.
Nel corso del 2015 in quasi 839.561 hanno attraversato la parte di mare che separa Turchia e Grecia ( isole nel Dodecaneso): siriani 455.363, afgani 186.500, iracheni 64.621, pakistani 23.318, iraniani 19.612,….. I minori sono il 25%.
Sono fuggiti dalla guerra che ha distrutto il loro paese, dalle città e dai paesi ormai sventrati. Vite tranciate. Centinaia di migliaia di morti ( 250.000 in Siria dal 2011). Poi i feriti, i maciullati. Tanti milioni di profughi, all’esterno e all’interno.
Il Mediterraneo è sempre più una grande tomba, specie nella direttrice Libia –Italia. L’anno scorso i morti sono stati 3771, in 805 sono rimasti annegati nella rotta Turchia-Grecia( 3279, complessivamente, nel 2014), su un totale di 5350 migranti morti in mare nel mondo. La parte principale è costituita da profughi e migranti provenienti da aree africane. Zone di guerra o caratterizzate da gravissime difficoltà sociali ed ambientali. Lo scorso anno via mare in Europa sono arrivate 999.645 persone.
Cercano aiuto, accoglienza solidarietà attiva.
Nel biennio 2014/2013 i richiedenti asilo in Europa (UE 28) sono stati rispettivamente: 627.780 e 432.055. Nello stesso periodo le domande di asilo in Italia sono state 64.625 e 26.620 – sulla provenienza i principali riferimenti riguardano 20 paesi ( dati ottobre 2015) – . Nel 2013 il 29% delle richieste in Italia è stato respinto. Nel 2014 il numero dei respinti dovrebbe essere equivalente. Nel 2015 ( aggiornamento al 22 dicembre) le domande presentate sono state 79.900. Durante l’anno sono sbarcati in Italia 153.842profughi/migranti ( -9% rispetto al 2014). Degli identificati : in particolare eritrei 38.612, nigeriani 21.886, somali 12.176, sudanesi 8.909, Gambia 8.123, Siria 7.444, Mali 5.742, Senegal 5.751, etc. La parte più rilevante degli sbarchi è avvenuta in Sicilia: 103.703 ( principali porti Lampedusa, Pozzallo, Augusta), poi in Calabria con 29.003, seguono gli sbarchi in Puglia con 9.160 e in Sardegna con 5.209. All’inizio di gennaio del corrente anno sono ospitati in Italia 103.289 persone, presso centri e strutture temporanea di accoglienza.
Nel 2015 le richieste presentate in Europa sono aumentate in maniera esponenziale. Dagli ultimi dati ufficiali solo nel terzo trimestre si sono registrate 413.800 richieste di asilo. E’ ben noto a tutti che la Germania ha messo in opera un impegno eccezionale; alla data 9 dicembre è stato ufficializzato l’arrivo, in 11 mesi, di un milione di profughi.
In Europa è lotta tra gli Stati. In tanti, estimatori della falce mietitrice di morte, li vorrebbero ributtare indietro. Si innalzano mura e si semina odio.
Sembra quasi che si sia ritornati indietro di oltre settant’anni. Quando, altri, erano i perseguiti, i rigettati, gli aborriti.
A livello mondiale le persone che hanno richiesto assistenza umanitaria sono ormai 125.000.000. Un’aggregazione umana enorme che nel corso degli ultimi 15 anni è aumentare di quattro volte.
Ricostruire una Memoria comune, sugli eventi e le cronologie che si sono consumate in Europa nel corso degli ultimi cent’anni contro i “diversi”…. di turno, è proprio necessario. Riflettere sugli avvenimenti tragici di “ieri”, agire nell’alveo della nostra “stanca” democrazia, è proprio essenziale per evitare altri molteplici recinti.
Il “verbo” dell’odio viene ampiamente diffuso, roboticamente: subdolamente coltivato e propagato da forze politiche –piccole e grandi – più o meno neofasciste, “neo conservatrici”, che abbondantemente bagnano il “pane” del proprio egoismo “ideologico” nel dolore umano. Supportati da tanti “ventriloqui” strutturali, veri e propri amplificatori, che ampiamente allignano nelle strutture informative, specie televisive, diventate guazzabugli di perverso spettacolo. Avviene già da parecchi anni…. i rom, i neri, gli “stranieri”,….”rubano il pane e il lavoro”, sollevando paure inconsulte nei meandri “oscuri” della società. Avviene in Italia e nella gran parte dei paesi europei.
L’odio razziale, contro gli altri considerati diversi dalla “loro specie”– è stata l’arma più potente utilizzata dagli idioti di turno in auge, manipolati in foggia di burattini dai “padroni del vapore” che mirano – per i loro laidi ritorni -sempre ad abbassare i “ vincoli” della cultura civile, sociale, democratica, antirazzista, prodotti dai grandi movimenti di lotta popolare che con grande vigore hanno attraversato l’Italia e l’Europa nel corso degli ultimi cent’anni.
In questa ultima fase temporale le strutture istituzionali, nazionali ed europee, risaldano le proprie posizioni di chiusura ed esclusione. Non sono in grado, non vogliono, assumere posizioni ed atti significativi per onorare i valori fondamentali che nominalmente caratterizzano la nuova Europa nata dall’enorme macello umano provocato dalle due guerre mondiali.
Da molti anni ormai sono nati appositi centri di detenzione, innalzati muri, recinzioni, posti sbarramenti vari in parecchi confini, sempre più crescenti per intensità e per paesi interessati. Posti ferrei controlli marini. Si caccia il “ clandestino”, il nuovo “martire” del XXI secolo. In grandissima parte, specie nell’ultimo anno, rifugiati alla ricerca di protezione per cercare di salvare la vita, provenienti dalle orrende aree di guerra dove sono state provocati molte centinaia di migliaia di morti e la distruzione di grandi aree territoriali ed urbane: Siria, Iraq. E poi, ancora, dalle zone di guerra in Africa, Afghanistan, etc. Un funereo contesto mai visto “dall’occhio europeo”, per le dimensioni date, negli ultimi 70 anni.
Per ricostruire la similitudine e le “ mappe” della drammatica situazione in essere bisogna tornare alla fine degli anni trenta del secolo scorso. Da parte delle bande efferate governanti in Germania, Italia, e poi Austria e Cecoslovacchia ( dopo l’invasione nazista), dai governi di Ungheria, Romania, etc, i nemici furono “ chiamati ” ebrei”. Beffeggiati, vilipesi e discriminati…Poi, i “nerovestiti”con lo scheletro in emblema, allargarono il tiro. Nell’elenco dei nemici strutturali si aggiunsero: rom, evangelisti, malati mentali o portatori di minoranze fisiche, gay, oppositori politici, amanti della libertà, slavi, russi e quant’altri non “posseduti” dalla malefica genia del “biondo della razza eletta”, più o meno contraffatto.
Alto il si alzò il fumo dei corpi ammazzati e poi bruciati. Le ceneri di milioni di donne, bambini ed uomini “ volarono alto dai camini”. Assieme agli oltre 55 milioni di persone rimaste uccise nel corso dell’orrenda guerra mondiale scatenata dai nazifascisti.
Questo, però, venne dopo, nel corso dei sei anni finiti nell’aprile/maggio del 1945.
Le omologie tra gli eventi di ieri e dell’oggi sono alquanto inquietanti. Nelle terre europee manca soltanto il canto delle armi. Il “clima” sembra proprio eguale. Gli umani, catalogati “ diversi” a partire dalla metà deli anni trenta, sono diventati i migranti/ “clandestini” di oggi.
Già il 15 settembre del 1935 in Germania era iniziata la persecuzione contro gli ebrei con la promulgazione delle leggi di Norimberga. Lo stesso avvenne per “estensione” in Austria, annessa dai nazisti nel marzo del 1938. Poi, nel marzo del 1939, dopo l’ invasione della Cecoslovacchia da parte della Germania nazista, si creò la stessa situazione.
In Italia le Leggi Razziali contro gli ebrei furono emanate tramite diverse leggi tra il 5 settembre 1938 e il 29 giugno 1939.
Nella stesso contesto temporale forti situazioni di discriminazioni contro gli ebrei iniziarono in Romania, Ungheria, ed anche in Polonia.
Iniziò, grande, la fuga dei cittadini perseguitati. Furono profughi, alla ricerca di asilo. Rifugiati, per vare protezione.
Tra il 6 e il 15 luglio del 1938 si svolse ad EVIAN ( Francia) un’apposita Conferenza internazionale, promossa dal presidente statunitense Roosevelt. Parteciparono trentadue nazioni.
Oggetto: individuare modalità comuni per l’accoglimento dei moltissimi profughi che fuggivano dalle persecuzioni; molte centinaia di migliaia. E’ alquanto realistico parlare di almeno un milione di uomini, donne e bambini che fuggirono ( o tentarono) dai Paesi sopracitati in quella fase ( prima dello scatenamento della guerra) -…almeno provarono di fuggire dagli aguzzini.
Ebbene, la Conferenza fu un clamoroso fallimento . Non portò nessun accordo e nessun risultato. Solo la Danimarca, l’Olanda e la Repubblica Dominicana accolsero diverse migliaia di profughi. Si ricorda che tra il marzo del 1939 e il settembre del 1939 circa 85.000 profughi ebrei entrarono negli Stati Uniti ( le richieste furono oltre trecentomila). In Bolivia tra il 38 e il 41 ne entrarono ventimila.
“Esemplare” il caso dei profughi ebrei, 963, partiti dalla Germania all’inizio dell’estate del 1939, imbarcati sulla nave MS. St Louis, rimasti “prigionieri” nell’Oceano Atlantico. Rifiutati da Cuba, destinazione originaria, vagarono per trovare un accoglimento. Tentarono, invano, respinti, di entrare negli Stati Uniti. Poi, ritornarono in Europa. Dopo incredibili vicissitudini furono infine accolti da Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Francia.
….Da parte dei “reietti” perseguitati, messi all’indice dall’abominio nazifascista, dopo il fallimento di un accordo internazionale di accoglimento scattò il disperato “ si salvi chi può”! Il resto è scritto nel grande libro dei morti assassinati.
E’ pur vero che il tentativo umanitario della Conferenza di Evian non fu figlia di un improvviso spirito “filantropo”. Già dalla fine del gigantesco tragico massacro della prima guerra mondiale – solo tra i militari: 8.500.000 morti, 21.200.000 feriti, 7.700.000 prigionieri o dispersi -, con tutti i conseguenti sconvolgimenti strutturali determinatosi sul piano politico e sociale di grandi realtà territoriali che avevano partecipato alla guerra – si erano dissolti gli Imperi storici: Austro-Ungarico, Zarista ( Russia) e Turco-Ottomano –, per la prima volta nella storia moderna ( di fatto una nuova era geo politica – sociale) tra gli Stati si cercò di costruire un nuovo modello di collaborazione. Una particolare attenzione si sviluppò per affrontare le drammatiche questioni relative ai quattro milioni di profughi che, in gran parte, da apolidi – gli Stati vincitori avevano tracciato diverse nuove realtà territoriali e molti nuovi confini, – cercavano accoglienza nei paesi europei. Un flusso umano enorme. Basta solo ricordare le conseguenze della guerra greco-turca 1919-1922: 1.500.000 persone del gruppo etnico greco abbandonarono l’Asia Minore verso la Grecia, altri 500.00 di origine turca dalla Grecia andarono in Turchia.
Con la nascita della Società delle Nazioni – struttura sovranazionale mondiale con sede prima a Londra e poi a Ginevra, con firma dell’ apposito trattato a Versailles il 28 giugno 1919 da parte di 44 stati; non entrarono gli Stati Uniti; massima estensione nel 1935 con 57 stati aderenti; -, si cercò di “razionalizzare” lo strumento del diritto d’asilo e la ragion d’essere del rifugiato. Fu costituito l’Alto Commissariato per i Rifugiati; nell’agosto del 1921 fu nominato responsabile il norvegese Fridtjof Nansen, emerito in questo ruolo ( svolto fino al 1930) e per l’impegno umanitario ( Premio Nobel per la pace nel 1922).
Con l’istituzione per apolidi e rifugiati ( 1922) del “passaporto Nansen” ( vero e proprio documento d’identità) fu attuata per quell’epoca una dinamica operativa considerata assolutamente dirompente sul piano umanitario e dell’accoglienza. Con appositi Accordi stilati tra il 1922 e il 1926, tramite questo speciale permesso rilasciato dalla Norvegia, sostenuto dalla Società delle Nazioni e riconosciuto da 52 Stati, molti profughi, circa 450.000, furono accolti ( in particolare armeni, greci, russi ed altri) in Europa e nelle Americhe.
Fu in quella fase, fino al 1939, che si svolsero iniziative di significativo impegno a sostegno dei rifugiati, con Accordi, Convenzioni e Protocollo, in gran parte “raccomandazioni, non atti vincolanti:
12 maggio 1926 per rifugiati russi e armeni; 30 giugno 1930 per rifugiati assiri, assiro-caldei- siriani, curdi- turchi; 28 ottobre 1933 per spagnoli; 10 febbraio 1938 per rifugiati della Germania nazista, 14 settembre 1939 per austriaci( dopo l’annessione dell’Austria alla Germania). Da parte della società delle Nazioni nel 1936 fu reso operativo l” Ufficio dell’Alto Commissario per i Rifugiati dalla Germania”, poi, dal 1938, il “ Comitato Intergovernativo per i Rifugiati” ( con l’obiettivo nominale di dare rifugio agli ebrei e agli oppositori politici provenienti dalla Germania.
All’inizio del 1938 i rifugiati erano complessivamente oltre 600.000.
Via, via, che sfumava la “novità” dell’essenza solidaristica, gli Stati che aderirono agli Accordi si ridimensionarono sempre più. La Convenzione e il Protocollo del 1938/39 ebbero rispettivamente sette e tre adesioni.Nel gennaio 1939 fu creato l’ “Alto Commissario della S.d.N”. ( con sede a Londra).
Nel frattempo iniziarono ad esplodere le contraddizioni di fondo della Società delle Nazioni, con le fuoriuscite di: Giappone nel 1932, Germania, 1933, Italia nel 1937, Abissinia “estinta” nel 1936 –dopo l’invasione dell’Italia fascista -, Austria “estinta” nel 1938, Cecoslovacchia “estinta” nel 1939, l’unione Sovietica, entrata nel 1934, fu espulsa nel 1939. Su scala mondiale, nel corso degli anni fino al 1939 altri Stati fuoriuscirono: Brasile ( 1928), Costa Rica ( 1927), Nicaragua ( 1938), Paraguay ( 1937); poi, nel 1940 il Venezuela.
.…..Si avvicinavano le “diaspore” omicide e i venti della nuova guerra mondiale.
Dopo il grande eccidio fu varata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ( dicembre 1948), costituita la Comunità Europea ( trattato di Roma del 25 marzo 1957 esteso con il trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992, varata la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea ( dicembre 2000).
Oggi, però, in Europacresce di nuovo in maniera dirompente l’odio verso i “diversi”, le discriminazionisono drammaticamente all’ordine del giorno.
I paesi della Comunità europea sono tragicamente lacerati. Vince il becero “nazionalismo”. Si serrano le frontiere. Il Patto fondamentale di Schengen – libera circolazione senza controllo alle frontiere – per parecchi Paesi è diventato carta straccia. “ I sacri confini” ai aprono e si chiudono a “piacimento”. Le ultimissime notizie annunciano un probabile blocco per tutti i paesi europei del trattato di Schengen in virtù dell’art. 26 che prevede la sospensione in caso di “ minaccia sistematica e persistente delle frontiere”. Oltre ai “vecchi” muraglioni tra Ceuta e Mevilla ( Spagna- Marocco) –datati 1999, lunghi 8 chilometri, alti 7 metri -, tanti altri se ne sono aggiunti: la barriera di filo spinato tra Ungheria e Serbia ( 175 Km, alta 4 metri); il muro in Macedonia ai confini con la Grecia; poi, il muro in Bulgaria ai confini con la Turchia, la cui realizzazione finale avrà un’estensione di 160 Km; in Grecia tra Nea Vyssa ed Edirne ( Turchia), filo spinato e barriere di 12 Km; poi, il muro di Calais ( Gran Bretagna – Francia) che via, via, si innalza sempre più. Gli accampamenti a Calais e Dunterke. A Ventimiglia ( Francia) si innalzano sbarramenti.
La ridistribuzione dei profughi in Europa – convenuta nei mesi scorsi dopo lunghe trattative -: 160.000 da Italia e Grecia verso gli altri paesi dell’UE, è in uno stato di totale fallimento: dai 160.000 nominali ne sono stati operati solo 272. Mentre è in atto la più grande emergenza profughi dal 1945.
Inoltre, in diversi Paesi si fa quasi a gara in disprezzo alla solidarietà. In Italia permane ancora il reato clandestinità . In alcuni paesi dell’ “Europa Unita”…ultimissima novità, si vorrebbero sequestrare ai reietti che chiedono rifugio i “beni personali trasportati”….miserie di fatto, per farne uso ai fini del loro sostentamento di “accoglienza”. Vera e propria orribile infamia.
Senza contare le tantissime ed articolate “muraglie” che in maniera immonda quotidianamente vengono costruite dentro gli stati europei, in puro odio contro gli umani, considerati “ altri”, da aborrire e “rigettare” a mare.
I mostri di ieri, con altre sembianze, sono sempre in agguato!
(Domenico Stimolo, per Lettera di Memoria e Libertà)
Porta di Lampedusa, Porta d’Europa.
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